I consumatori chiedono i saldi a Natale per salvaguardare la propria tredicesima
Proposte ''natalizie'' per mettere d'accordo consumatori distributori ed esercenti
Da qualche tempo gli italiani non fanno altro che ripeterlo ogni volta che vanno a fare la spesa.
Per questo Natale l'Intesa dei consumatori punta sui saldi per salvare la tredicesima degli italiani e rilanciare i consumi. "Giù le mani dal Natale, che rappresenta un momento importante non solo per i commercianti ma per l'intera economia del paese", afferma Marco Venturi presidente di Confesercenti (Confederazione italiana esercenti attività commerciali, turistiche e dei servizi), che per l'occasione ha realizzato un vero e proprio dossier sui prezzi. La proposta è di effettuare uno sconto alla cassa del 10% per i prodotti alimentari e del 25% per quelli non alimentari nella settimana tra il 16 e il 23 dicembre. La proposta, presentata in un incontro al quale hanno partecipato consumatori, produttori, distributori ed esercenti è finalizzata a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e commercianti.
Accusati troppo spesso di aver approfittato della moneta unica per alzare i prezzi dei prodotti i commercianti non ci stanno più a finire sul banco degli imputati e dimostrano dati alla mano, grazie al dossier prezzi di Confesercenti, di trovarsi senza via d'uscita pressati come sono dai costi di produzione e soprattutto dagli aumenti delle tariffe. "Il nostro obiettivo - ha spiegato Carlo Rienzi del Codacons ( Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e la tutela dei diritti degli utenti e dei consumatori) nel corso della riunione indetta dall'intesa - oltre all'incentivazione ai consumi, è quello di discernere i "buoni" dai "cattivi". Saranno buoni coloro che esporranno il bollino blu con la percentuale di sconto applicata nell'esercizio, mentre saranno cattivi coloro che non lo faranno e verso di loro si concentrerà il boicottaggio". Se i commercianti mostrassero di non gradire l'iniziativa, l'Intesa dei Consumatori minaccerebbe nuove e più incisive iniziative, come uno sciopero della spesa di una settimana, sempre tra il 16 e il 23 dicembre.
L'interesse mostrato dai commercianti, fortunatamente sino ad ora, è stato tangibile tanto che è stato concluso un accordo contro gli aumenti delle tariffe, che colpiscono sia i consumatori che gli addetti ai lavori. Smaltimento rifiuti, acqua, energia elettrica, Rc Auto sono i settori caldi, dove occorre agire in fretta. Sui prezzi della benzina poi, l'intesa promette un monitoraggio fino al 15 dicembre per eleggere e boicottare la marca più cara. Nel mirino della Confesercenti sono finite proprio le tariffe, i costi dei servizi, ma anche quelli della produzione. Da qui il dossier prezzi della Confesercenti volto a dimostare come sia molto più ridotta di quanto non si pensi la differenza tra costi e ricavi.
"L'aumento dei prezzi", afferma l'associazione guidata da Marco Venturi, "non è dovuta a speculazioni da parte dei commercianti, ma è la conseguenza delle accresciute spese per le tasse e tariffe, dei costi connessi all'adeguamento degli impianti e al rispetto di nuove normative, dell'incremento superiore all'inflazione di molti servizi». Gli esempi sono tanti, dalle scarpe che costano 70 euro al consumatore e 60 al negoziante, fino alla zucchina che sulla bancarella ha un prezzo di 2,2 euro, ma all'esercente ne costa ben 1,87. Venturi ha affermato inoltre, di voler accordarsi con i consumatori lasciando però, intendere come siano proprio le associazioni di "controparte" ad essere poco concrete.