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I conti in 'rosso' della Fiat

L'amarezza, il disappunto e la paura dei lavoratori Fiat di Termini Imerese. Quale futuro per loro?

28 febbraio 2005

Saranno diffusi oggi a Piazza Affari i dati preliminari del 2004 di Fiat. Per l'azienda automobilistica torinese, nonostante il miglioramento dei conti che ha fatto approdare il gruppo all'obiettivo del pareggio operativo, pesa il 'rosso' dell'auto, che rappresenta il 40% dei ricavi totali.
La divisione delle ''quattro ruote'' terminerà infatti il tredicesimo trimestre in calo. Dopo l'accordo raggiunto con General Motors sulla ''put option'', grazie al quale il Lingotto ha messo in cassa circa 2 miliardi di dollari, resta dunque da disegnare il futuro della divisione, la cui guida è passata nei giorni scorsi direttamente a Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat.
Una prima mossa è già stata messa in cantiere con la costituzione del polo di lusso Maserati-Alfa Romeo affidato al tedesco Kalfbell, ma il mercato è in attesa di nuove alleanze industriali e commerciali per risanare l'auto.

Conti in rosso del settore ''quattro ruote'' che hanno la massima visibilità nell'incertezza per il futuro dei lavoratori dei vari stabilimenti sparsi per l'Italia, che in queste ultime settimane si sono trovati per l'ennesima volta costretti a manifestare la loro preoccupazione nei confronti della cassa integrazione pronta a segnare anche il 2005.
A Termini Imerese la preoccupazione dei lavoratori dello stabilimento e delle aziende dell'indotto, è andata crescendo sempre più. Anche il viceministro dell'Economia, Gianfranco Miccichè, la scorsa settimana ha palesato il proprio disappunto nei confronti della Fiat.
A margine della conferenza stampa per l'apertura di MilanoVendeModa, infatti, Miccichè ha commentato con toni duri, l'annuncio del periodo di cinque mesi di cassa integrazione per gli operai dello stabilimento di Termini Imerese che partirà il 21 marzo.
''Se due anni fa la Fiat ci avesse detto chiaramente che avrebbe lasciato lo stabilimento di Termini non avremmo perso tutto questo tempo: invece è stata una presa per il c...''.
''Due anni fa era stato chiesto ai dirigenti della Fiat quali fossero le loro intenzioni - ha continuato il viceministro -. Sia ben chiaro non gli avevamo chiesto di restare ma soltanto di dirci come stavano realmente le cose. Ci hanno risposto che Termini era un polo strategico. In questo modo abbiamo perso anni di tempo per trovare soluzioni alternative per la riqualificazione e adesso ci troviamo con un problema in più''.

Il sindaco di Termini Imerese, Enzo Giunta, intervenendo venerdì scorso, 25 febbraio, all'assemblea dei lavoratori Fiat e dell'indotto che si è tenuta nella sala consiliare della cittadina industriale, ha denunciato ''il governo regionale, che non ha ancora provveduto a mantenere l'impegno di investire nell'agglomerato industriale di Termini Imerese i 250 milioni di euro promessi, con la finalità di migliorare le infrastrutture e abbattere i costi di produzione''. Il primo cittadino di Termini, parlando anche in rappresentanza delle altre Amministrazioni comunali del comprensorio, ha sottolineato ''il rischio che, mediante il sistema dello 'spezzatino', vengano prima fatte fuori le aziende dell'indotto e poi lo stesso stabilimento Fiat''. Un timore, quest'ultimo, condiviso dalla cittadinanza a dalle parti sociali.
Giunta ha tuttavia precisato che ''la cittadinanza, le amministrazioni comunali e le forze politiche non si sono assuefatte alla crisi, ma sono sempre più vigili e attente''. Il sindaco di Termini Imerese ha, inoltre, confermato che alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma l'11 marzo parteciperà ufficialmente con il gonfalone comunale e che alla stessa manifestazione saranno presenti i gonfaloni di numerosi comuni del comprensorio. ''Ho chiesto - ha concluso Giunta - al presidente della Regione e al presidente della Provincia di partecipare all'iniziativa, affiancando i lavoratori siciliani''.

Durante l'Assemblea dei lavoratori di Fiat e dell'indotto si è approvato un ordine del giorno che impegna Fim-Fiom e Uilm a chiedere un incontro urgente con il presidente della Regione Salvatore Cuffaro, da svolgersi prima della manifestazione nazionale dell'11 marzo a Roma. Alla Regione i lavoratori chiedono il rispetto degli impegni presi due anni fa per la firma, insieme a Fiat Auto, di un accordo di programma, attraverso un investimento di circa 250 milioni di euro, per il rilancio della fabbrica dove lavorano 1.400 dipendenti e dell'indotto, con oltre mille operai.
All'assemblea di venerdì erano presenti più di mille lavoratori della Fiat e delle aziende indotto, tra cui gli operai di Lear (Termini Imerese), Automotive System (Carini), Bienne Sud (Termini Imerese), Iposas (Vicari), Imam (Termini Imerese), oltre ai segretari siciliani di Fim-Fiom e Uilm e a quelli di Cgil e Cisl.

Il segretario della Cisl Sicilia, Paolo Mezzio, intervenendo all'Assemblea, ha voluto porre un quesito
uno alla Fiat, l'altro alla politica. ''All'azienda torinese - ha detto Mezzio - chiediamo di fugare il sospetto che voglia sacrificare Termini sull'altare di scelte estranee alla Sicilia. Perché solo alla luce di logiche economiche e di mercato, non si comprende un periodo di cassa integrazione lungo addirittura 13 settimane''. ''Quanto alla politica, chiediamo - ha aggiunto - che sia liberato il campo dalla 'crescente preoccupazione' che l'asse politico-istituzionale nazionale abbia acquisito una 'marcata vocazione antimeridionale' ''. Perché, altrimenti - si è chiesto il leader Cisl - così poca attenzione alle ragioni del sviluppo del sud?''. Per di più, ha continuato Mezzio, a pochi anni ormai dall'avvio dell'area di libero scambio nel bacino del Mediterraneo, che dovrebbe vedere ''in pole position'' l'industria siciliana. Mezzio ha anche rivolto una ''domanda-provocazione'' ai vertici nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Nel recente passato, ha detto, quella di Termini è stata una battaglia sindacale emblematica dello sforzo unitario tra le tre organizzazioni. Ma ''è ancora viva la voglia di procedere in questo modo o a Roma qualcuno ha scelto altre priorità?''.

E la scorsa settimana l'amarezza, il disappunto e l'enorme preoccupazione per l'avvenire dell'industria automobilistica in Sicilia si è mostrata attraverso diverse esternazioni, una delle quali quella di Giuseppe Gagliani, 70 anni, presidente della Sist di Carini (PA), che sabato scorso si è incatenato ai cancelli della sua azienda per protestare contro la decisione della casa automobilistica torinese di non utilizzare più imprese dell’indotto per produrre i componenti auto a Termini Imerese.
La Sist attualmente produce componenti plastiche per gli interni della Punto, sino a novembre occupava 60 persone ora sono 32. Gli operai dalla scorsa settimana sono in sciopero e sostano davanti ai cancelli dell'azienda. ''Chiediamo alla Regione di intervenire in favore delle aziende dell'indotto Fiat - ha dichiarato il direttore della fabbrica, Margherita Sagona - altrimenti sarà il tracollo per vaste aree del palermitano''. Gagliani ha affermato che resterà in catene al cancello della fabbrica sino a quando ''qualcuno delle istituzioni non si farà avanti per sentire le nostre ragioni''.

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28 febbraio 2005
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