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I conti lasciati da Diego Cammarata

Secondo il commissario Luisa Latella al comune di Palermo ci sarebbe un disavanzo di 140 mln di euro, ma l'ex sindaco dice che non è vero

29 febbraio 2012

"Quello che ho accettato è un incarico oneroso, ma amo le sfide. Avrei potuto dire di no, ma la sfida mi è piaciuta". Sono le parole che il commissario straordinario del Comune di Palermo, Luisa Latella, disse quando accettò la grande sfida: guidare il Comune di Palermo dopo le dimissioni di Diego Cammarata.
Un comune in condizioni finanziarie pessime, secondo l'ex prefetto di Vibo Valentia, che ha parlato di un disavanzo di 140 milioni di euro.
Eppure, nella conferenza stampa in cui Cammarata annunciò le proprie dimissioni, disse: "Passo la mano con l'orgoglio di lasciare i conti in ordine e un bilancio strutturalmente sano". E stando alla cifra di cui ha parlato il commissario Latella, ripetuta in un servizio andato in onda su Striscia la Notizia, così sembra non essere assolutamente.
L'ex sindaco, però, non ci sta, e definisce "enormi sciocchezze" le voci che indicano un buco di bilancio al Comune di Palermo per oltre 140 milioni. Cammarata, dunque, ha scritto una lettera al Giornale di Sicilia spiegando che che servirà un riequilibrio dei conti, ma non per il cattivo uso delle risorse, "ma perché il governo Monti, con il 'decreto salva Italia' ha ulteriormente tagliato i trasferimenti ai comuni".
L'ex sindaco, che si è dimesso il 16 gennaio scorso (a poco più di tre mesi dalla scadenza naturale del suo secondo mandato), nella lettera spiega che le società partecipate del Comune, e tra questi l'Amia (che gestisce la raccolta dei rifiuti) e la Gesip, con i suoi 1.700 dipendenti (società di servizi degli impianti pubblici), scontano "un problema di sovradimensionamento che ha radici in un tempo precedente alla mia amministrazione".

Doriana Ribaudo, capogruppo del Pid a piazza Pretoria, con tweet dell'ultim'ora, informa che i conti nel 2011 sono stati chiusi in parità, senza violare il patto di stabilità. "Ho appena finito di parlare con il Ragioniere generale, ma sopratutto di leggere i numeri. Il comune non è in dissesto" ha tweettato la consigliera.
I conti del comune, infatti, non sono attualmente in rosso. Lo saranno però se il buco di 140 milioni non sarà risanato entro quest’anno. Dunque, si potrebbe dire che i conti lasciati da Cammarata sono quelli di un comune "sull’orlo del dissesto".
Per Fabrizio Ferrandelli, candidato alle primarie del centrosinistra: "È vergognoso che 'Schettino-Cammarata' parli di conti in ordine quando sappiamo tutti che se così fosse stato non avrebbe di certo abbandonato la nave. La smetta di parlare almeno per rispetto nei confronti dei palermitani". "So già che sarà difficile ripristinare i bilanci di un comune sull’orlo del dissesto ma ci impegneremo per ridare dignità al Comune di Palermo, lavorando – ha detto ancora Ferrandelli – per il bene di questa città e dei suoi cittadini".
Anche molti consiglieri comunali, però, per paura del dissesto, pensano già di lasciare la nave prima che affondi, prima cioè che la legge li renda ineleggibili. Possibilità che ha messo in allerta, il capogruppo di Un'Altra Storia al Comune, Nadia Spallitta, e il candidato a sindaco Tommaso Dragotto. "Per effetto del decreto legislativo 149 del 5 ottobre 2011, che amplia la responsabilità degli amministratori degli enti locali per i quali è stato dichiarato il dissesto finanziario e prevede l'ineleggibilità alle cariche di sindaco, di assessore e presidente di Provincia, potrebbe sorgere un problema sulle candidature a sindaco anche per chi ha fatto parte del Consiglio comunale", hanno ricordato Spallitta e Dragotto.
Per questo Nadia Spallitta chiede all'assessorato regionale alle Autonomie locali di attivarsi per fare chiarezza sull'interpretazione della norma, e al Commissario straordinario di Palermo Luisa Latella di rendere nota la situazione delle casse comunali. "Non c'è una giurisprudenza consolidata per quanto riguarda la norma - ha detto - e c'è il rischio che nel caso di dissesto finanziario del Comune e contestuale elezione alla carica di sindaco di uno dei tre consiglieri comunali uscenti, attualmente candidati alle primarie del centrosinistra, si potrebbe inficiare la tornata elettorale".
"Lo spettro del dissesto - ha osservato Dragotto, leader del movimento 'Impresa Palermo' - rischia di aleggiare pesantemente sulla campagna elettorale. Se si accerta il dissesto, il sindaco e i consiglieri comunali non si possono ripresentare alle elezioni amministrative, in quanto ritenuti responsabili. Se nel caso di Diego Cammarata è un dato di fatto (per fortuna, la legge esclude la possibilità del terzo mandato), invece risulta assai rilevante nella definizione delle liste, perchè molti degli attuali candidati al consiglio comunale sono gli stessi che hanno fatto parte di quello che sta esaurendo il suo compito". [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, LiveSicilia.it]

La lettera di Diego Cammarata al Giornale di Sicilia
"ROSSO IN BILANCIO? FALSO"
di Diego Cammarata

Caro direttore, prendo spunto dalla sua intervista al Tg2 di qualche giorno fa solo perché non vorrei che il mio silenzio nel dibattito politico-cittadino possa essere interpretato come acquiescenza alle enormi sciocchezze che mi capita di sentire in questi giorni. Non le voglio neppure ripetere la solita solfa che i conti del Comune sono in ordine perché tanto ho capito che non serve a nulla. Per la verità non so se si tratta di malafede o ignoranza ma nell'uno o nell'altro caso non ho strumenti per correggere questa sorta di fantasia collettiva.
L'ho spiegato in tutte le maniere possibili ma si continuano ad usare termini in libertà. I più abusati sono 'conti in rosso' , indebitamento, buco, ammanco e possibile dissesto. Niente di tutto questo è lontanamente vicino alla realtà. Certo, se adesso il consiglio comunale non provvederà a riequilibrare il bilancio, non perché la nostra amministrazione ha usato male le risorse disponibili ma perché il governo Monti con il decreto "salva Italia" ha ulteriormente tagliato i trasferimenti ai Comuni, il bilancio non in equilibrio porta conseguenze nefaste che non pioveranno dal cielo ma che sono rigorosamente previste dalla legge. Riequilibrare il bilancio non è comunque una pratica amministrativa complicata, bisogna scegliere solo il tipo di manovra correttiva.
La nostra amministrazione lo ha fatto sia nel 2010 che nel 2011 e non ci sono tante alternative o si taglia la spesa o si aumentano le entrate che significa aumentare le tasse. Se a fronte di una minore entrata si continua a spendere senza prevedere correttivi in quel caso si provoca un buco di bilancio, così come è accaduto in altre città italiane, dove c'é addirittura voluta una legge dello Stato per colmare il disavanzo. Io ho scelto di tagliare la spesa comprimibile e non vorrei spiegarlo più, anche perché ho pagato già sulla mia pelle questa scelta. Questo, come è stato autorevolmente illustrato dalle pagine del suo giornale, ha significato un impoverimento della proposta culturale e una contrazione della spesa sociale e dei servizi incompatibile con i bisogni della città che ha generato una crescente avversione del sentimento popolare.
Chi ha mai visto gente contenta di subire tagli radicali nelle attività che rispondono per un verso o per l'altro ai propri bisogni? Ho fatto questa scelta e me ne assumo la responsabilità però non posso consentire a nessuno di continuare a dire falsità. Per Amia ho fatto quanto in mio potere per ripatrimonializzarla e come sa l'organizzazione del lavoro e dei servizi già da due anni non è nel controllo del Comune neppure indirettamente. Gesip è una società nata con le caratteristiche che tutti conoscono e come Amia sconta un problema di personale sovradimensionato che ha radici in un tempo precedente alla mia amministrazione. Il mondo è cambiato e se prima è stato possibile reggere l'impatto di questo sovradimensionamento, con l'avvento della crisi il quadro è radicalmente mutato. Questo processo è iniziato già da qualche anno ma non si è voluto prendere coscienza di quello che è successo e che ancora deve accadere. C'è stata una irresponsabilità diffusa all'interno del sistema città e quel che è peggio è che avverto, come da lei sottolineato nell'intervista, una grande superficialita di analisi per il futuro che non promette nulla di buono.
La politica in un quadro frammentato, rissoso e colmo di odi non ha avuto il tempo né la voglia di comunicare alla gente che la crisi stava portando conseguenze di dimensioni epocali e che l'amministrazione comunale stava affrontando queste difficoltà in un contesto aggravato dall'enorme bacino di precari che assorbivano, senza dare la dovuta produttività, un quantitativo enorme di risorse. Nessuno ha voluto spiegare che è stato necessario un cambio di passo che avrebbe generato sacrifici e le associazioni di categoria e le associazioni sindacali, a parte qualche rara eccezione, anziché spiegare all'unisono che non era più il tempo delle rivendicazioni impossibili hanno preferito sposare la causa della contrapposizione politica all'amministrazione. Bene, adesso ci sarà presto un nuovo sindaco che saprà mantenere la pace sociale, realizzare le infrastrutture che noi in questi dieci anni abbiamo assicurato, finanziare la spesa culturale e quella sociale e tenere i conti in ordine. Mi auguro solo che Francesco Cascio si candidi e vinca e non si tratta solo di colleganza di partito ma di convinta opinione che nel panorama dei candidati mi appare l'unico per struttura e competenza in grado di reggere l'impatto di una gestione complessa e complicata.

- La grande sfida (Guidasicilia.it, 15/02/12)

 

 

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29 febbraio 2012
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