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I Cpt al collasso e le tende rifiutate

Sono centinaia i migranti costretti a dormire all'aperto, eppure donare loro anche solo qualche tende è qualcosa di impossibile

14 ottobre 2013

Nei centri di accoglienza oramai al collasso, centinaia di migranti dormono all’addiaccio, sotto il sole cocente e i primi acquazzoni autunnali. Da Lampedusa a Porto Empedocle, da Salina Grande al centro di Milo a Trapani, il copione non cambia. I più fortunati si stringono nei dormitori e invadono i corridoi. Chi arriva dopo, può solo sperare di accaparrarsi un giaciglio di fortuna sotto le stelle. E pensare che basterebbero delle tende per metterli al riparo. Tende già belle e pronte nei magazzini della Protezione civile e delle forze dell'ordine. Peccato che nessuno si prenda la briga di autorizzarne l'uso.
Problemi di sicurezza? Difficoltà con le certificazioni anti-incendio? Lungaggini burocratiche? Il motivo rimane un mistero.

Non è servito nemmeno l'intervento del presidente della Regione, Rosario Crocetta, a superare l'impasse. Sin dal giorno del naufragio del barcone che ha provocato quasi 400 morti, il governatore si è fatto avanti: "Ho chiamato il ministero dell'Interno, offrendo senza alcun costo quattro tende per dare un tetto d'emergenza a quei disperati che continuano a dormire all'aria aperta. Ho offerto, sempre a nostre spese, anche il personale della protezione civile per montare le tende. Ci è stato risposto: no, grazie".
Anche il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, ha chiesto più volte le tende per assistere gli extracomunitari che non hanno un tetto sotto cui dormire. Anche lei non ha avuto risposta.

Un "no" tacito, ribadito anche a Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario. "Di fronte alla tragedia - racconta Fo nel suo blog su Il Fatto Quotidiano - ho pensato di fare una cosa piccola: 'mandare giù cento tende da campeggio'". "Telefono al Comune: 'Ma sono ancora sotto l’acqua questi sventurati?' 'Sì, certo!' Mi risponde una gentile signora, le dico '...Noi abbiamo una onlus, il Comitato Nobel per i Disabili, possiamo comprare cento tende e portarvele?' 'Ma guardi che noi ce le abbiamo le tende… E per giunta sono giorni che da tutta Italia ci telefono per offrirci tende... Ma non possiamo darle ai naufraghi che sono sotto la pioggia perché la Prefettura non dà il permesso. Sono loro a controllare il Campo'. Incredibile, assurdo, delirante".

Il post di jacopo Fo continua così: "Mio padre telefona alla prefettura di Agrigento: 'Ci hanno detto al Comune di Lampedusa che per mandare delle tende ai naufraghi ci vuole il vostro permesso. Posso mandarvele?' 'Ma guardi... Non lo so... Ci sono dei problemi... Dovrebbe farci una domanda...' 'Gliela sto facendo la domanda: posso mandarvi cento tende?' 'La domanda ce la deve inviare via fax! Ci sono delle procedure da rispettare!' 'Ma questi sono sotto la pioggia!!!' 'Siamo in Italia... Non si possono cambiare le cose in un giorno!'
Mio padre mi passa il telefono costernato. Chiedo alla signora "incaricata" dei soccorsi se si rende conto che quella gente sta sotto la pioggia…. Alla fine decide di passarmi una persona più "incaricata" di lei. Mi lasciano al telefono 5 minuti. Richiamo, chiedo della super incaricata. Mi lasciano di nuovo appeso al telefono e non risponde più nessuno. Mi viene in mente quel film… "Muro di gomma"...
Ora vorrei invitarti a riflettere sulla dimensione morale di questa situazione. Ci sono le tende, il Comune e decine di privati le offrono alla Prefettura ma non vengono utilizzate per via della procedura. Io credo che questo virus mentale sia il cuore di tutti i problemi italiani: si è perso il senso delle cose... Lo hanno sostituito con la mistica della carta bollata... Una religione demoniaca e impietosa… Questa è l’origine della crisi del Sistema Italia.
E una situazione del genere, riportata dal Fatto Quotidiano in prima pagina, non è una notizia per il resto dei media. Non interessa a nessuno che lo Stato Italiano non riesca a compiere neppure il minimo del minimo del minimo di un gesto di soccorso. Che restino sotto la pioggia! Non possiamo piegare i regolamenti e gli iter burocratici alla pietà umana".

Anche gli immigrati della tensostruttura di Porto Empedocle sono alla mercè delle intemperie: i letti sono 80, gli ospiti 200: 120 dormono fuori. Dall'altro lato dell'isola, al centro di Salina Grande a Trapani, in 90 si coricano su materassi sistemati all'aperto, coperti solo da lenzuola monouso. I posti sono 260, ad oggi la struttura ospita 350 persone. Poco lontano, al centro di Milo, i 100 letti sono tutti occupati. Per gli altri 100 ospiti in esubero, le notti all'aperto non sono una novità. Chi arriva a Mineo, invece, deve accontentarsi di stringersi in camerate sovraffollate (3200 i letti a fronte di 3.800 ospiti). Lo stesso vale a Pian del Lago, Caltanissetta, con i suoi 360 posti, e a Pozzallo, Siracusa, che dispone di 250 letti.
I centri sono in ginocchio, eppure c'è una cosa rimane in piedi: la burocrazia. Durante la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Enrico Letta, e del presidente della Commissione europea, José Barroso, a Lampedusa, un cronista ha chiesto perché non si montassero quelle quattro tende subito disponibili. C'è stato molto imbarazzo: Letta ha passato il microfono al ministro Angelino Alfano. Lui l'ha presa alla lontana, spiegando che era stato bandito l'appalto per la ricostruzione della parte del centro di accoglienza distrutta da un incendio un paio d'anni fa. Cosa c'entri con le tende non è dato sapere. Il ministro ha preferito rassicurare che parte dei 30 milioni stanziati dall'Europa andranno ai comuni agrigentini che hanno offerto i loro cimiteri per seppellire le vittime.

[Informazioni tratte dall’articolo di Giusi Spica e Francesco Viviano per Repubblica/Palermo.it e da Il Fatto Quotidiano.it]

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14 ottobre 2013
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