I diari della motocicletta
Il viaggio di formazione attraverso l'America Latina del giovane studente Ernesto Guevara, che divenne poi il ''Che''
Noi vi segnaliamo...
I DIARI DELLA MOTOCICLETTA
di Walter Salles
On the road, alle origini di un mito. Walter Salles ci restituisce il viaggio di formazione attraverso l'America Latina del giovane studente Ernesto Guevara - era il 1951 e lui era ancora ben lontano dal diventare el Che e dalla rivoluzione cubana - a cavallo della sua sgangherata Norton, "la poderosa", in compagnia dell' amico Alberto Granado. Gli incontri, le fascinazioni Inca a Machu Picchu, la sofferenza, le ingiustizie sociali influenzeranno i due giovani profondamente, segnando il loro destino etico e politico. Dietro l'operazione c'è la mano "impegnata" di Robert Redford, produttore esecutivo del film.
Distribuzione Bim
Durata 95'
Regia Walter Salles
Con Gael Garcia Bernal, Rodrigo de la Serna, Mia Maestro
Genere Biografico
La critica
"Ispirandosi a due diversi resoconti, 'Latinoamericana' di Ernesto Che Guevara (Feltrinelli) e 'Un gitano solitario' di Alberto Granado (Sperling & Kupfer), il regista brasiliano Walter Salles ripercorre sui suggestivi luoghi veri le tappe del viaggio di oltre 10 mila chilometri intrapreso da questa coppia di amici nei primi sette mesi del 1952. In moto, in autostop, in battello o a piedi, Ernesto e Alberto (simpatici e quasi veri nella palpitante incarnazione di Gael Garcia Bernal e Rodrigo de la Serna) vanno da Buenos Aires a Caracas attraversando Argentina, Cile, Perù, Colombia e Venezuela e scoprendo via via le bellezze naturali, le vestigia antiche e la faccia triste dell'America moderna, ovvero gli indios sull'orlo dell'estinzione, i disoccupati, i perseguitati politici e i malati del lebbrosario di San Pablo sul Rio delle Amazzoni. Il pregio del film (sostenuto come produttore da Robert Redford, ma anche da alcuni italiani come Gianni Minà e, padrino dietro le quinte, Ettore Scola) è che non pretende di raccontare un'alba di gloria. Ovvero di aggiungere un prologo poco noto al mito del Che. Questo è soltanto un viaggio simile a quello che tutti abbiamo fatto o avremmo voluto fare quando ne avevamo l'età. In quel preciso momento della vita nel quale si viaggia per viaggiare, lasciandoci alle spalle i dolori degli strappi piccoli o grandi e in realtà imparando da ciò che la vita ci mette davanti. Ovviamente il sottotesto allude a una crescita di personaggi in chiave di Bildungsroman ma senza enfasi profetiche e con un costante tono di accattivante freschezza." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2004)
"Diretto da Walter Salles, prodotto da Robert Redford, ispirato e benedetto da Gianni Minà, 'Diarios de motocicleta' poteva essere un santino in movimento, l'agiografia on the road di un mito planetario aggiornata all'epoca dei charter e dei last minute. Invece l'avventuroso viaggio del laureando in medicina Ernesto Guevara de la Serna e del suo amico biologo Alberto Granado, 23 e 29 anni, è ripercorso con molta sobrietà anche visiva, e attenzione alle fonti. Senza grandi voli, ma senza nemmeno approfittare delle mille scivolose seduzioni che il soggetto offriva. Anzi, dopo il fluviale backstage di Minà, il film di Salles sembra fin troppo ellittico e misurato. Niente pathos. Nessun ammicco alle future imprese del futuro Che. Cedimenti al colore, il minimo indispensabile: un amore troncato in fretta perché il destino chiama e quella Nausicaa tentatrice è fin troppo ricca; una rissa con fuga precipitosa, sempre per ragioni di donne; una notte d'amore vinta al tavolo verde. Non altro. (...) Magari Salles e il suo sceneggiatore José Rivera potevano rischiare di più, scegliere toni meno medi, privilegiare certi incontri, illuminare risvolti appena accennati. Ma con tanti inguardabili biopic hollywoodiani in circolazione, questi 'Diarios' di Salles/Redford/Minà hanno il merito non trascurabile di rispettare il soggetto. E i personaggi che rievocano, grazie anche all'interpretazione misurata e insieme accattivante di Gael Garcia Bernal (Guevara) e del meno noto Rodrigo de la Serna, ottimo attore argentino nonché lontano cugino - Salles giura che è un caso - proprio del Che." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 maggio 2004)
"Walter Salles, agli ordini democratici di Redford - ma i diritti erano di Gianni Minà - costruisce un film divertente e polveroso, in cui l'educazione sentimentale va di pari passo con quella politica, con la coscienza dei problemi reali della gente. Non è il santino del Che che esce dal picaresco, variopinto film di viaggio dai panorami meravigliosi e tristi, ma la premessa: il ragazzo borghese laureando in medicina capisce che deve curare tutta la società. La storia scorre nello sguardo incantato e poi disincantato dei due amici palpitanti di voglia di vivere e dei vari ed eventuali partner. Gael García Bernal, l'attore di Almodóvar, è molto convincente, simpatico e anche eroico, tanto che nuota senza controfigura nel notturno Rio delle Amazzoni per salutare i lebbrosi, e gli sta molto bene al fianco Rodrigo de la Serna. Il loro finale saluto all'aeroporto sarà, come sappiamo, solo un arrivederci perché quel fantastico viaggio per prenotarsi un sogno diventa l'insegnamento morale di un film anche per questo bello e necessario." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2004)