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I due marò italiani che rischiano la pena di morte

I militari italiani a bordo della petroliera Enrica Lexie sono accusati dalle autorità indiane di omicidio

20 febbraio 2012

Sono due i militari italiani a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, consegnati ieri mattina alle autorità indiane per essere interrogati a terra in seguito all'incidente di mercoledì scorso in cui sono rimasti uccisi per errori due pescatori al largo delle coste del Kerala.
Ad annunciarlo il comandante della polizia di Kochi M.R. Ajith Kumar sabato sera, dopo una seconda visita sulla nave italiana, ancorata al largo del porto da mercoledì, e colloqui con il capitano e l'equipaggio.
La polizia indiana ha formalmente aperto una indagine per omicidio. La decisione di consegnare i due militari è stata presa dopo la telefonata fra il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, e la sua controparte indiana, S M Krishna. Secondo quanto precisa un comunicato del ministero degli esteri indiano diffuso dai media locali, S M Krishna ha insistito nel chiedere la cooperazione con le autorità indiane del capitano e l'equipaggio della Enrica Lexie ovvero l'assenso al rilascio dei presunti responsabili dell'uccisione dei due pescatori. "Le informazioni in nostro possesso indicano chiaramente che i pescatori indiani non avevano armi o munizioni a bordo della loro imbarcazione", ha detto il ministro indiano, testimoniando a Terzi "la forte reazione e agitazione dell'opinione pubblica nel Kerala" per la morte di Ajesh Binki, di 25 anni, e Jalastein, di 45. Le autorità indiane rifiutano però al momento di mostrare il corpo dei due pescatori uccisi, così come di far eseguire l'autopsia.

Dunque, la riunione di ieri mattina a Nuova Delhi fra la delegazione di esperti dei ministeri degli esteri, difesa e giustizia italiani si è risolta in un nulla di fatto. E così, i due militari italiani dell'equipaggio della 'Enrica Lexie' sono stati arrestati dalla polizia del Kerala. I media indiani hanno diffuso anche i loro nomi: si tratta di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
A quanto appreso dall'Adnkronos da fonti qualificate italiane, i due marò accusati di omicidio "si trovano attualmente nel circolo ufficiali della Marina indiana - accompagnati dal Console generale d'Italia in India, Giampaolo Cutillo, e dall'addetto militare italiano presso l'ambasciata di Delhi Ammiraglio Franco Favre - e continuano a ribadire la loro versione originaria dei fatti. Ovvero che sono stati attaccati da un peschereccio con a bordo 5 persone armate". Sembrerebbe inoltre che i due non siano ufficialmente in stato di fermo, ma di fatto le autorità indiane impediscono il loro ritorno a bordo della Enrica Lexie.
Il dirigente della polizia indiana K Padmakumar ha in seguito reso noto che i due marò sono stati trasferiti a Kollam, sempre nel Kerala. I militari italiani "stanno cooperando. Dal momento che si tratta di un caso sensibile, dobbiamo raccogliere dichiarazioni dettagliate. Ma loro non hanno mai creato ostacoli a tal fine", ha aggiunto.
Secondo fonti italiane, continuano a non coincidere le dichiarazioni, della marina italiana e della polizia indiana, sia per quanto riguarda i termini temporali dell'accaduto, sia per la posizione geografica.

"La legge indiana seguirà il suo corso per stabilire se l'equipaggio della nave italiana Enrica Lexie ha ucciso i due pescatori", ha detto il ministro degli esteri indiano S. M. Krishna, parlando con i giornalisti nella città di Bangalore respingendo ancora una volta la versione secondo cui la Enrica Lexie si trovava in acque internazionali quando è stato aperto il fuoco contro il peschereccio.
La vicenda è diventata un caso diplomatico. La Farnesina spiega in una nota che Italia e India non hanno una posizione condivisa. La riunione di ieri mattina infatti "non ha permesso di raggiungere una posizione condivisa". Nella nota si precisa inoltre che i titolari degli esteri, della difesa e della giustizia "continuano a seguire direttamente gli sviluppi del caso che vede coinvolto l'equipaggio della nave di bandiera italiana Enrica Lexie, tenendone informato costantemente il Presidente del Consiglio Monti". L'Italia inoltre ha fatto presente all'India che "la presenza di militari a bordo di navi mercantili è regolata da una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria" e ricordato "che i militari sono organi dello Stato italiano e che pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri". "I contatti e la collaborazione tra i due Governi sono ritenuti essenziali ai fini dell'accertamento dei fatti, di fronte ad atti unilaterali che sono in corso da parte delle autorità di polizia", si legge inoltre nella nota diffusa dalla Farnesina. "L'assistenza e la tutela dei nostri connazionali coinvolti è assicurata dal Console Generale d'Italia a Mumbai che, in contatto con l'Unità di Crisi della Farnesina e in collegamento con gli esperti dei tre Ministeri, è presente a tutte le attività poste in essere dalle forze dell'ordine locali", conclude la nota.
Anche il ministro della Giustizia Paola Severino riconosce che "la situazione non è tranquillizzante". "Abbiamo trattato tutta la notte - ha detto ieri nell'anteprima del programma 'In mezz'ora' su Raitre -. Abbiamo in India delle persone inviate dal ministero degli Esteri, della Difesa e della Giustizia Certamente la situazione non è tranquillizzante. Abbiamo comunque un'idea molto precisa: il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave che batte bandiera italiana, quindi la giurisdizione è italiana".
I due militari, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, accusati di omicidio, rischiano il carcere a vita o addirittura la pena di morte. Infatti, la sezione 302 del Codice penale indiano stabilisce che l'omicidio può essere punito con l'ergastolo o la condanna a morte. [Adnkronos/Ign, Adnkronos/Aki]

- I punti oscuri della vicenda di Fiorenza Sarzanini (Corriere.it)

- Quel triangolo di mare a Oriente dove si perdono le navi di Guido Olimpo (Corriere.it)

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20 febbraio 2012
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