I geofisici italiani hanno scoperto le ''onde P'', il segnale d'allarme che avverte l'arrivo dei terremoti
Terremoti, ecco i segnali per il preavviso
di Franco Foresta Martin (Corriere.it, 14 dicembre 2006)
Sapere con un preavviso di qualche decina di secondi che è in arrivo un forte terremoto non costituisce certamente un grande risorsa. Ma, assicurano alcuni ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dell'Università di Napoli, è meglio che niente. Ora è stato trovato il modo di fornire questa informazione, che può servire per mettersi rapidamente in salvo e minimizzare i danni della scossa incombente. Questo piccolo ma significativo passo avanti nella difesa attiva dai terremoti è stato fatto grazie a uno studio sulle modalità di propagazione delle onde sismiche sviluppato dai geofisici Aldo Zollo, Maria Lancieri e Stefan Nielsen, pubblicato sulla rivista internazionale Geophysical Research Letters (15 dicembre 2006).
''Analizzando oltre 200 forti terremoti, di magnitudo compresa fra 4,0 e 7,4 gradi della scala Richter - spiega il presidente dell'Ingv professor Enzo Boschi -, abbiamo constatato che le scosse più distruttive in un centro abitato sono precedute dall'arrivo delle cosiddette «onde P» (abbreviazione di Prime) le quali, essendo solitamente poco dannose, possono essere utilizzate come un efficace preallarme. Il tempo che intercorre fra l'arrivo delle onde Prime e l'arrivo di quelle portatrici degli scuotimenti più forti, da noi chiamate 'onde S' (abbreviazione di Secondarie) dipende dalla distanza dell'epicentro del terremoto rispetto all'abitato colpito. Può variare da pochi secondi a qualche decina di secondi''.
Che cosa si può fare per difendersi in così poco tempo? Se le vie di fuga sono di facile e rapida accessibilità, si possono abbandonare gli edifici vetusti o poco sicuri e portarsi all'aperto, purché lontani dalla caduta di oggetti. Altrimenti bisogna restare all'interno degli edifici e collocarsi sotto strutture che possono offrire ripari di fortuna come solide scrivanie, architravi, stipiti di porte, eccetera. L'arrivo delle 'onde Prime' può essere utilizzato anche per fare scattare automatismi che disattivano servizi e utenze che potrebbero accrescere il danno del terremoto: treni, metropolitane, gas, elettricità.
Ovviamente un sistema di allarme basato sull'arrivo delle 'onde Prime' richiede un'adeguata e capillare campagna di informazione alla popolazione, in modo da diffondere le conoscenze sui comportamenti più corretti da tenere in caso di emergenza. Nel caso che i tempi di preavviso siano sufficientemente lunghi, alcuni studiosi hanno proposto di diffondere l'allarme, oltre che attraverso segnali acustici, anche con messaggi sms da inviare ai cellulari. Un calcolo dei tempi di preavviso effettivamente ottenibili si può fare facilmente tenendo conto che le onde P viaggiano a velocità medie di circa 6 km al secondo, mentre quelle S (le più distruttive) sono più lente e si propagano a circa 3,5 km al secondo. Se l'epicentro è a 100 km di distanza ci sono circa 20 secondi (e non sono pochi) per mettersi in condizioni di minimizzare i danni. Per epicentri più vicini i tempi si riducono e bisogna fare il più in fretta possibile.