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I grandi capolavori del Corallo

A Palazzo Valle, sede della Fondazione Puglisi Cosentino, la mostra evento della primavera 2013

22 marzo 2013

I grandi capolavori del Corallo. I coralli di Trapani del XVII e XVIII secolo
Fondazione Puglisi Cosentino, Catania
Fino al 5 maggio 2013
Ingresso gratuito

I più straordinari capolavori dell’antica arte del corallo rosso in Sicilia, riuniti per la prima volta in un’unica grande esposizione, sono i protagonisti a Catania fino al 5 maggio 2013 della mostra "I grandi capolavori del Corallo. I coralli di Trapani del XVII e XVIII secolo", proposta a Palazzo Valle dalla Fondazione Puglisi Cosentino con il contributo della Fondazione Roma Mediterraneo.
Nella mostra, evento della primavera 2013, anche una preziosa acquasantiera in corallo: si tratta di un’Annunciazione del XVII secolo, prestito di una delle collezioni private, italiane e straniere, partner del progetto della Fondazione.

A testimoniare la grande maestria di orafi, incisori, scultori e semplici artigiani attivi in Sicilia tra il XVII e il XVIII secolo - in particolare a Trapani dove, sul finire del 1600, erano censite oltre 40 botteghe - sono i nuclei principali di alcune storiche collezioni: quella della Banca Popolare di Novara (proveniente da Palazzo Bellini di Novara, sede dell’esposizione permanente della Fondazione BPN, che per la prima volta tornano in Sicilia dopo essere stati acquistati tempestivamente dall’istituto di credito ad un’asta a Londra grazie a una segnalazione del Ministero dei Beni Culturali), del Museo Pepoli di Trapani (che ospiterà la mostra di Palazzo Valle in seconda battuta, dal 18 maggio al 30 giugno), della Fondazione Whitaker (proveniente da Villa Malfitano a Palermo), del Museo Diocesano di Monreale e di altre raccolte pubbliche insieme a pezzi singoli - molti dei quali inediti - in prestito alla Fondazione da collezionisti privati, italiani e stranieri.

Intorno al rosso prodotto della secrezione di carbonato di calcio di un polipaio composto dall’assembramento di esseri viventi che si sviluppano sul fondo del mare, a profondità talvolta non elevate e in colonie molto numerose, sono fiorite e si sono radicate infinite credenze, dovute alla doppia natura del corallo quale specie vivente e oggetto prezioso carico di valenze apotropaiche. Questa convergenza di interessi ha contribuito alla vera e propria "corsa al corallo" che ha rischiato di far scomparire le colonie più raggiungibili, oggi attentamente regolamentate e salvaguardate nelle aree marine protette e talvolta coltivate in appositi vivai subacquei.

Secondo la mitologia i coralli si formarono quando il sangue che sgorgava dalla testa recisa della Medusa venne a contatto con l’aria e si solidificò. La loro forma ha suggerito il simbolismo dell’Albero, inteso come origine e asse del mondo e collegamento tra i diversi mondi, unione dei tre generi della natura, l’animale, il minerale e il vegetale, e della vita, simboleggiata dal rosso sangue.
A colpire l’immaginario erano il colore, la forma e la misteriosa capacità di indurirsi al contatto con l’aria. In medicina, tritato, veniva considerato una panacea per le emorragie e le anomalie del ciclo mestruale e un coagulante per ferite, ulcere e cicatrici. Ma soprattutto sapeva preservare i neonati dai pericoli del fulmine e dalla morte improvvisa.

I suoi rametti posti a forma di croce ne facevano una barriera contro Satana, i demoni e gli influssi malvagi. Anche per questo lo si donava ai Battesimi. La sua polvere favoriva la dentizione, allontanava ogni malessere e persino le crisi epilettiche. E, negli adulti, aiutava vitalità e potenza generatrice.
Ma il corallo era soprattutto simbolo della bellezza e perfezione del Creato e per questo divenne la materia prima, insieme con l’oro, per preziosi, meravigliosi oggetti di culto, per arredi sacri e profani.

Valeria Li Vigni, direttore del Museo Pepoli e curatrice della grande mostra, ha raccolto meravigliose realizzazioni in corallo esponendo collezioni inedite. Stupirà la fantasia degli artisti che con il corallo, e specificamente con il corallo di Trapani raccolto, dai fondali delle Egadi, al banco skerki e intorno all’isola di Tabarca, con sistemi di raccolta rudimentali talvolta dannosi per intere coltivazioni. Intorno a questa pesca con le coralline si è sviluppato, a Trapani, un commercio florido e sono sorte numerose botteghe artigiane che hanno saputo creare capolavori di grande valore artistico, quali gioielli, ma anche calici, ostensori, crocifissi, reliquari, presepi, scrigni, calamai, saliere e soprattutto elementi di raffinato arredo: specchiere, tavoli da gioco, cornici, sino a monumentali trumeaux destinati a case principesche e regge, talvolta come doni di Stato. Ma tale fiorente attività si sviluppò per la diffusione del culto della Madonna di Trapani, intorno alla quale crebbe la richiesta dei pellegrini di rosari in corallo.

Dalla produzione strettamente religiosa si sviluppò la produzione manierista che raggiunse, come l’esposizione ampiamente documenta, vertici di virtuosismo impensabili creando oggetti che, nelle forme più fantasiose, continuano a trasmettere al visitatore le vibrazioni davvero magiche del Rosso Corallo.

Un catalogo scientifico, pubblicato da Silvana Editoriale, accompagna l’evento. La cura è affidata a Valeria Li Vigni, co-curatori Vincenzo Abbate (storico dell’arte e curatore scientifico del Museo Mandralisca di Cefalù) e Maria Concetta Di Natale (direttore del Dipartimento Beni Culturali e Studi Culturali dell’Università di Palermo dove è professore ordinario di Museologia, Storia del Collezionismo e Storia delle Arti Decorative).

- www.fondazionepuglisicosentino.it

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22 marzo 2013
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