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I grassi bambini d'Italia

Nel Bel Paese un bambino su 10 è sovrappeso e a Ragusa per combattere l'obesità si invita a spegnere la tv

10 dicembre 2004

I ''cicciobomba'' d'Europa sono i bambini italiani, primato poco onorevole, ma con il 35 % di piccoli italiani "under 10" in sovrappeso, la nostra nazione si pone decisamente sopra la media europea, che è pari al 25 per cento. Al di sotto si trovano i paesi del nord Finlandia, Svezia, Olanda, Danimarca e Norvegia, con il 20 per cento. Nel suo ''grasso'' primato, l'Italia è seguita a breve a distanza da Malta, Grecia e Spagna.
Sono questi i dati documentati in un congresso organizzato all'inizio di dicembre a  Roma dall'Accademia Internazionale di Pediatria.

Secondo gli esperti ci troviamo di fronte a un'epidemia silenziosa i cui danni potrebbero, in futuro, superare per gravità quelli provocati da alcol e fumo.
Il presidente della Task Force internazionale contro l'obesità, Philippe James ha lanciato allora l'allarme: almeno un bambino europeo su quattro è esposto a tutti i rischi che l'obesità precoce comporta, come ipertensione e diabete.
Otto bambini in sovrappeso su dieci, aggiunge Philippe James, saranno adulti obesi, ed è perciò urgente che la Comunità Europea e i governi nazionali mettano a punto delle efficaci campagne di prevenzione per arginare un fenomeno che mette sempre più a rischio la salute delle future generazioni.

E l'allarme non è esagerato se pensiamo che i bambini oggi "ciccioni" rischiano di vivere 13 anni in meno se maschi e 8 in meno se femmine. "La generazione che è appena nata in Europa - spiega Tojo Sierra, direttore del dipartimento di Pediatria dell'università di Santiago de Compostela e vicepresidente dell'Accademia Internazionale di Pediatria - per la prima volta negli ultimi 150 anni avrà non solo una minore qualità di vita, ma un'aspettativa di vita decisamente inferiore rispetto alle generazioni precedenti" .
C'è poi da tener presente che l'esponenziale aumento del peso dei giovani corrisponde ad un'esponenziale aumento della spesa sanitaria. Secondo il pediatra Ferdinando Romano, dell'università di Roma La Sapienza, se l'obesità infantile continuerà ad aumentare al ritmo odierno, potrà arrivare a provocare una spesa insostenibile per il sistema sanitario. Negli Stati Uniti il costo dei danni derivanti dall'obesità sia pari all'8% della spesa sanitaria. Nella Comunità Europea, ha concluso, l'obesità incide attualmente per il 5% sui costi sanitari. Cifre che rischiano di portare al collasso la sanità pubblica di molti Paesi dell'Unione Europea. Italia compresa.

Per tutti questi motivi i pediatri danno quindi qualche consiglio di prevenzione: l'obesità infantile si combatte sin dalla gravidanza. Fondamentale è favorire il più possibile l'allattamento al seno oltre i sei mesi di età del bambino. Ma in particolare sono tre gli errori da evitare: l'aumento di peso della mamma oltre i 9-10 chilogrammi e l'obesità materna all'inizio della gravidanza. Ma, soprattutto, attenzione all'alimentazione nell'ultima parte della gravidanza: il terzo trimestre, infatti, è quello più delicato per il normale sviluppo metabolico del bambino.

E fino a qua i consigli sono stati rivolti alle mamme che hanno ancora in grembo il loro bambino.
Venendo alla luce e immettendosi nel cammino della crescita, le precauzioni da utilizzare per non fare ingrassare i nostri bambini riguardano tutte i giusti comportamenti alimentari e l'attività fisica.
Infatti una delle prime cause dell'ingrassamento dei bambini è l'utilizzo esasperato di tv e videogiochi: tra il piccolo schermo e i videogiochi i bambini e i ragazzi stanno davanti al video per oltre 5 ore al giorno.
Da questo ulteriore dato decisamente allarmante nasce l'appello a "Spegnere i televisori e fare sport" che Nino Minardo, assessore allo sport della Provincia di Ragusa, rivolge ai genitori e ai bambini dell'intera provincia siciliana. Nasce così "No Tv On", manifestazione in cui centinaia di famiglie per ben tre giorni sono invitati a spegnere il piccolo schermo per incontrarsi nei Palazzetti dello sport.
Un'iniziativa certo con un pizzico di provocazione ma che mira a riscoprire la cultura dello sport, e che  nasce soprattutto per sensibilizzare genitori, bambini e ragazzi sui rischi e le conseguenze sulla salute legate ad una vita troppo sedentaria.

"Tra televisione, videogiochi e le ore che giustamente vengono dedicate allo studio, i bambini e i ragazzi fanno sempre meno attività sportiva. Se a questo si aggiunge un'alimentazione sempre più sbagliata, non ci si deve stupire che i dati sull'obesità infantile siano sempre più allarmanti - sottolinea l'assessore allo Sport, Nino Minardo -. Lo sport rappresenta un'importante risposta a questa vera emergenza sociale ed è per questo che nasce l'iniziativa ''No Tv On''. Vogliamo promuovere tra i giovani e le loro famiglie la cultura dello sport e della salute".

"No Tv On" si svolgerà dal 13 al 15 dicembre all'interno di una serie di iniziative di "Sport e solidarietà", organizzate dall'Assessorato Provinciale allo Sport, in collaborazione con il Coni di Ragusa. Nei tre giorni in cui viene chiesto di tenere spenti i televisori, infatti, i giovani e le famiglie di tutta la provincia verranno coinvolti in tre grandi manifestazioni sportive che vedranno protagonisti bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni. Nei Palazzetti dello sport di Ragusa, Modica e Comiso, infatti, ci saranno esibizioni di tutte le Associazioni Sportive della Provincia, per dare un segnale forte sull'importanza di praticare uno sport.
"Sicuramente tre giorni senza tv non rappresentano una soluzione al problema - conclude Minardo - ma sono un primo passo per coinvolgere le famiglie in maniera attiva contro uno dei problemi più rilevanti della società attuale. La tv e i videogiochi non vanno demonizzati, ma semplicemente utilizzati in maniera corretta e contenuta, mentre la famiglia deve essere sempre più presente e coinvolta".

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10 dicembre 2004
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