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I grassi bambini siciliani

I bambini siciliani tendono sempre più ad ingrassare, un problema, questo, condiviso dall'intera popolazione nazionale

17 novembre 2004

I rischi per la salute dei bambini siciliani sono risultati veramente tanti e tutti emblematici del vivere contemporaneo. Sono vittime del fumo passivo, a rischio meningiti e varicella e sempre più tendenti all'obesità.
Questo è il poco ''dignitoso'' ritratto della salute dei bimbi siciliani tracciato dal rapporto della Federazione Italiana Medici Pediatri presentato a Roma.

In Sicilia il 65 % dei bambini è esposto al fumo passivo, il 26 % è vittima della sigaretta della mamma e il 44% dei piccoli, tra uno e due anni, ha almeno un genitore che fuma in casa.
A proposito dei vaccini nella popolazione infantile siciliana, il rapporto nazionale ha rilevato una netta differenza tra la copertura delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate e quelle che non lo sono come contro la meningite da pneumococco, da meningococco e contro la varicella. Nel 2003, infatti, in Sicilia l'incidenza di tutte le vaccinazioni obbligatorie, gratuite, non supera il dato nazionale. Per la meningite da pneumococco, sulla base della fonte Icona 2003, solo il 3% dei bambini ha ricevuto una dose e l'1% il ciclo vaccinale completo.

Se poi andiamo a vedere quale è il comportamento alimentare, in una delle regioni d'Italia vera e propria culla della "sana dieta mediterranea", scopriamo che i piatti a tavola sono sempre più pieni e il 27 % dei bambini (dati Istat e Iss) è in sovrappeso su una media nazionale del 24,2 %.
Scendendo nei particolari, il rapporto evidenzia che il 60% mangia frutta fresca tutti i giorni, il 22% mangia verdura e ortaggi mentre il 15% continua a non amare i legumi e il 44% il pesce, prerogativa questa non solo dei bambini, ma lo vedremo più avanti. 
Per quanto riguarda il consumo di merendine, pietanze preconfezionate e pasti fuori orario, il rapporto segnala che a farne "abuso" è addirittura l'80 % della popolazione infantile siciliana.

"Il bambino siciliano - dice Giuseppe Montalbano, segretario della Federazione Italiana Medici Pediatri della Sicilia - con l'aumentare dell'età acquisisce delle cattive abitudini alimentari che unite alla sedentarietà e alla televisione peggiorano la situazione".
Il problema, ovviamente, è un problema che si riversa nei bambini ma che nasce dall'incapacità dei grandi nell'insegnare un giusto comportamento alimentare ai propri figli.
Ciò è dovuto al fatto che molto spesso neanche gli adulti hanno la cultura del mangiar sano, e quando credono d'averla il mangiar sano diventa un "bel piattone di pasta che non fa mai male" e larga indulgenza nei confronti dei dolci che "come si fa a dire di no".

Il problema del sovrappeso e dell'obesità, problemi sempre più in crescita negli ultimi anni, non soltanto in Sicilia e non soltanto per i bambini, inizia a destare preoccupazione non solo negli addetti medico-sanitari, e alla luce di un'indagine dell'Istituto di ricerche demoscopiche Swg commissionata da Herbalife, scopriamo che il 50% degli italiani si sente in sovrappeso, ma solo il 34% lo è realmente, segno che "la percezione del sovrappeso è maggiore della realtà".
I risultati dell'indagine, su un campione di 1.000 soggetti di età compresa tra 18 e 64 anni, sembrerebbero confermare l'effetto di mode e stereotipi imposti dalla società anche nelle abitudini alimentari.
''Se il 34% del campione è risultato essere realmente in sovrappeso - ha sottolineato il nutrizionista Andrea Strata dell'Università di Parma - la percezione registrata dal sondaggio è stata, invece, di gran lunga superiore: il 50% degli italiani rilevati ha dichiarato di sentirsi tale''. A sentirsi 'normopeso', ha aggiunto Strata, ''è il 43% degli intervistati, ma in realtà lo è realmente oltre il 62%''. Solo il 14% delle persone risultate in 'sovrappeso', ha rilevato l'esperto, vive comunque questa condizione con disagio e il 78% degli obesi si sente ''in poco o nessuno imbarazzo'' rispetto al proprio peso.
Il 72% dei 'molto sovrappeso' e il 90% di quelli 'sovrappeso' dichiara di aver un rapporto ''equilibrato'' e ''controllato'' con il cibo. Il sondaggio Swg-Herbalife, che ha indagato ampliamente le abitudini alimentari degli italiani, ha anche evidenziato che solo il 6% degli intervistati è risultato 'molto sovrappeso' e il 2% 'molto sottopeso'.

Restano invece confermate le abitudini degli italiani legate alla dieta mediterranea: quasi il 60% degli intervistati, infatti, consuma pasta e pizza da un minimo di 5-6 volte alla settimana fino ad oltre 2 volte al giorno. Ancora scarso, però, il consumo di pesce e legumi, considerati cibi più difficili da cucinare e, dunque, meno adatti ai tempi frenetici della vita moderna. Dall'indagine emergono, inoltre, differenze nelle abitudini alimentari tra i due sessi: piccoli pasti frequenti nel corso della giornata tra le donne più giovani e magre, mentre piccoli spuntini anche dopo cena sono più frequenti tra gli uomini. I maschi, inoltre, mangiano tre volte di più tramezzini, pizze e panini, anche se il 28% ha ammesso di aver seguito una dieta; segno, affermano gli esperti, che la tendenza a stare più attenti alla linea si conferma un "pensiero" anche per gli uomini.

E pur se, secondo l'indagine, "la percezione del sovrappeso è maggiore della realtà", il problema dell'obesità, viene comunque trattato come un fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più  preoccupanti, come ha sottolineato il nutrizionista Michele Carruba della Società italiana dell'Obesità: circa il 10% della popolazione italiana è infatti obesa e 'l'epidemia', ha affermato, cresce al ritmo del 25% ogni 5 anni.
Una situazione che comporta un aggravio enorme per il Sistema sanitario nazionale: i costi per Stato e contribuenti riferibili all'epidemiologia dell'obesità, ha affermato Carruba, sono stimabili in circa 22,8 miliardi di euro all'anno, di cui il 64% riferibile a ricoveri ospedalieri. Le persone con problemi legati al peso, infatti, hanno spesso malattie cardiovascolari (in un'alta percentuale dei casi anche mortali) ed una lunghezza di vita di 10 anni inferiore rispetto alla media.
''Il Sistema sanitario Nazionale - ha concluso l'esperto - non può più sostenere questi ritmi, ed è dunque necessaria una maggiore prevenzione indirizzata alle persone a rischio''.
E sicuramente una delle più valide armi di prevenzione, non soltanto per le persone a rischio obesità, è una giusta educazione al corretto comportamento alimentare, prima dei grandi poi dei bambini.

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17 novembre 2004
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