I lavoratori Fiat di Termini Imerese incrociano le braccia
Oggi la manifestazione organizzata dai sindacati. In piazza anche studenti e insegnanti, commercianti e artigiani
Ferma la produzione alla Fiat di Termini Imerese e nelle aziende dell'indotto. Centinaia di operai sono in sciopero e in mattinata si sono diretti in piazza Stazione, dove c'è stato il concentramento per la manifestazione organizzata da Fim, Fiom e Uilm contro la decisione della Fiat di non produrre più auto nella fabbrica siciliana a partire dal 2012.
Alla manifestazione hanno aderito commercianti e artigiani che in segno di solidarietà con gli operai hanno chiuso i negozi, e i sindaci di una ventina di comuni del comprensorio termitano. A fianco dei lavoratori anche gli studenti delle scuole medie superiori: l'istituto geometra, l'Ipsia, i licei scientifico e classico. "Mio padre lavora alla Fiat da 20 anni, anche mio zio e mio cognato sono operai della fabbrica. Sono molto preoccupato per il futuro della mia famiglia: se chiude la Fiat cosa facciamo?" ha spiegato un ragazzo di 18 anni. "La situazione è complicata - dice Vincenzo Lumia, responsabile dell'istituto per geometri di Termini Imerese - siamo qui per difendere la nostra fabbrica, se dovesse chiudere sarebbe un dramma sociale. In questi giorni ne abbiamo discusso molto con gli studenti".
Secondo i sindacati, il piano della Fiat metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro.
"Siamo molto preoccupati per il futuro dello stabilimento Fiat, ma non siamo rassegnati. Quella di oggi è una grande giornata di mobilitazione". Lo dice il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, che ha sfilato in corteo per le strade della città assieme agli operai della Fiat e delle aziende dell'indotto. "La Fiat non può chiudere con un piano industriale - ha aggiunto il sindaco - una storia cominciata 40 anni fa".
Alla manifestazione hanno aderito sindaci e amministratori di molti comuni del comprensorio termitano. Davanti al corteo i vigili urbani portano i confaloni dei comuni: Palermo, Termini Imerese, Petralia Sottana, Bagheria, Cerda, Baucina, Caccamo, Sciara, Isnello, Trabia, Castelbuono, Caltavuturo, Santa Flavia e Ventimiglia di Sicilia.
L'ipotesi cinese - E intanto, mentre monta la protesta, spunta l'ipotesi cinese per Termini Imerese. Gli abboccamenti e i contatti, come ha svelato oggi Repubblica nelle pagine economiche, si sarebbero infittiti negli ultimi giorni, con l'avvicinarsi della scadenza del 22 dicembre, quando Fiat, governo e sindacati si riuniranno a Palazzo Chigi per discutere del piano del Lingotto sugli stabilimenti italiani.
La proposta di rilevare lo stabilimento siciliano viene dalla Chery, società fondata nel 1997, principale produttrice di auto, fino a marzo scorso in joint venture con il Lingotto per la costruzione di macchine in Cina con motori italiani. Da tempo i manager cinesi sarebbero alla ricerca di uno stabilimento europeo.
"Noi vogliamo far crescere la produzione di auto in Italia. Ci auguriamo di farlo con Fiat ma siamo aperti a chiunque voglia venire". Così il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, in merito all'interesse del gruppo cinese Chery sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese.
Il ministro ha ribadito l'esigenza di "aumentare la produzione in Italia perché è troppo bassa": 600-650mila pezzi rispetto ai 2 milioni di auto prodotte in Spagna. Il ministro Scajola ha aggiunto: "Si tratta di aumentare la produzione di auto in Italia che è bassa. Si producono 600-650mila pezzi, contro i 2 milioni in Spagna. In Francia e Germania si producono più auto di quelle che si immatricolano. Ci auguriamo di far crescere la produzione con Fiat, ma siamo aperti a chiunque voglia venire. In Italia non si arriva a produrre un terzo delle auto immatricolate nel nostro paese".
Continua, invece, ad essere irremovibile, l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, che ha ribadito: "Lo stabilimento Siciliano non farà più auto, ma cosa altro non si sa".
[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, TGCOM]