Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

I marinai del Buccaneer: da 74 giorni in mano dei pirati

Era l'11 aprile scorso quando i 10 marinai italiani del rimorchiatore Buccaneer sono stati sequestrati nel Golfo di Aden

23 giugno 2009

Oltre due mesi in mano ai pirati
I DIMENTICATI DEL BUCCANEER
di
Bruno Persano (Repubblica.it, 22 giugno 2009)

Era ancora fresca l'aria nel Golfo di Aden quando i pirati abbordarono il rimorchiatore italiano Buccaneer. Adesso nella stiva ci sono 50 gradi, scarseggia l'acqua potabile e le medicine mancano. Da quando il barchino con i pirati affiancò la motonave con dieci italiani, sono trascorsi 73 giorni, un paio di ultimatum, venti telefonate e una dichiarazione del ministro degli Esteri Frattini che assicura di lavorare sodo per liberare l'equipaggio.

La telefonata dei pirati. A 7000 chilometri da casa, alla fonda davanti a Puntland, si muore di caldo e paura. Uno dei ribelli parla uno stentato italiano ma si fa capire: "Ascolta bene Napoli. Se vuoi rivedere i ragazzi vivi, dovete trattare con noi che siamo sul Buccaneer, non con quelli che stanno a terra". Non erano neppure le nove del mattino quando è squillato il telefono nella casa a Torre del Greco di Pasquale Vollaro, padre di uno dei marinai sequestrati dai pirati in Somalia. "Giovanni era sfinito: conosco la sua voce e so riconoscerla. Hanno mezzo litro d'acqua ciascuno al giorno, che devono far bollire prima di bere, e un piatto di riso. Sono allo stremo, e mentre parlavo con mio figlio, uno di quei banditi ha preso il telefono in mano e ha detto che la trattativa vuole si faccia con loro e non con quelli che sono a terra. Forse voleva dire che tra loro ci sono divisioni. Non lo so. L'ho detto al ministero e quelli mi hanno ripetuto che sono al lavoro, che cercano una soluzione, ma io non credo più alle parole della Farnesina. So che mio figlio è laggiù e con lui altri nove compagni, sequestrati da una banda di ribelli armati, e le speranze sono sempre meno" (LEGGI).

Governo contro i ribelli islamici. La Somalia è sull'orlo di una guerra civile. Da tempo il governo è impegnato contro i ribelli islamici che controllano gran parte della zona meridionale dello Stato e vogliono rovesciare il presidente Sharif Sheikh Ahmed per instaurare una rigida versione della sharia nel Paese del Corno d'Africa. Centinaia sono i morti e più di 100 mila gli sfollati. Giovedì scorso, un'autobomba è stata fatta esplodere davanti ad un albergo a 400 chilometri a nord di Mogadiscio uccidendo tra gli altri il ministro della Sicurezza insieme ad altre 50 persone. Il presidente del Parlamento somalo ha esortato i paesi vicini (Kenya, Gibuti, Etiopia e Yemen) ad "inviare al più presto truppe in aiuto", ammettendo che il potere del governo è "indebolito" dagli attacchi degli estremisti islamici.

"Nessun blitz per liberarli". In un clima politico incandescente, la questione dei pirati diventa ancora più difficile da districare tanto più che il rimorchiatore italiano è alla fonda davanti alle coste del Puntland, una regione della Somalia nord-orientale la cui dichiarazione di autonoma non è stata ancora riconosciuta dagli organi internazionali. Pochi giorni fa a Roma, il primo ministro del Governo transitorio nazionale ha assicurato che non sarà ordinato alcun blitz per liberare i marinai della Buccaneer. "La situazione è delicata è complessa - ha ammesso Omar Abdirashid Ali Sharmarke al ministro degli Esteri Franco Frattini - ma siamo convinti che presto tutti potranno tornare a casa sani e salvi".

"E intanto passano i giorni". "Ripetono sempre le stesse cose", dice sconsolata Antonella Borelli, sorella di Bernando, marinaio di Ercolano, 30 anni compiuti a marzo di cui metà vissuti a bordo di navi. "Ho paura che gli facciano del male. Quelli del ministero fanno discorsi, discorsi, e intanto passano i giorni". Il quotidiano online Blitz, che segue la vicenda giorno per giorno, ha parlato di "vergogna internazionale".

L'abbordaggio l'11 Aprile. Il Buccaneer è di proprietà della Micoperi Marine Contractors di Ravenna. La società aveva acquistato il rimorchiatore a Singapore con l'intenzione di riconvertirlo per lavori subacquei. La motonave stava rientrando in Italia quando è stata attaccata dai pirati l'11 aprile scorso. A rimorchio trascinava due bettoline, una di proprietà del cantiere romagnolo, una di una società egiziana.

L'armatore: "Li porteremo a casa". Contrariamente a quando denuncia l'equipaggio della sua imbarcazione, il presidente della Micoperi Silvio Bartolotti sostiene che sulla nave "non è mai mancato cibo né medicine": "Sono sconvolto per le affermazioni fatte nei giorni scorsi. E' solo un disegno dei pirati che, attraverso internet e tv, vogliono controllare l'effetto del loro operato. Abbiamo sufficienti speranze per credere che la cosa evolverà nel modo giusto".

"Portateli a casa adesso". Ma le famiglie dei sequestrati non gli credono: "L'armatore neppure l'ho mai sentito al telefono", dice Pasquale Vollaro, il padre di uno dei marinai. Anche Antonella Borelli ha il dente avvelenato contro la società armatrice: "Dicono che non ci sono problemi a bordo, ma i ragazzi mica stanno in crociera. Bartolotti ha detto che quando sarà finita 'sta storia, andrà con un aereo in Somalia. Ma perché non ci va mò a prenderli?"

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

23 giugno 2009
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia