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I martiri del lavoro

Cinque incidenti mortali sul lavoro in 24 ore, mentre il Governo ha varato un ddl sulla sicurezza dei lavoratori

14 aprile 2007

L'Italia come terra di martiri. Martiri che loro malgrado si sono immolati sull'altare del lavoro. Li chiamano ''morti bianchi'', e sono quel gran numero di persone normali che la mattina si sono alzati per andare a lavorare e non sono più rientrati a casa. Morti sul posto di lavoro, schiacciati, investiti, fulminati, intossicati...
Martiri senza causa, o meglio, per la causa della quotidianità. Una causa assurda, insopportabile, inaccetabile.
Ieri è stata una giornata tragica che si è protratta fino a stamane. Cinque le persone che in diversi punti d'Italia, hanno perso la vita in altrettanti incidenti di lavoro. I ''martiri'', come li ha definiti il presidente del consiglio Romano Prodi, sono caduti nel porto di Genova (un giovane portuale schiacciato da una balla di cellulosa pesante due tonnellate), in tre cantieri edili e l'ultimo in una ditta di traslochi: due in Lombardia (un operaio di 43enne investito da una ruspa e un immigrato marocchino ucciso dall'esplosione di un bidone sul quale stava lavorando con un saldatore), uno a Latina, nel Lazio (un operaio edile caduto da un'impalcatura), e questa mattina a Messina, dove Santo Cacciola, operaio di 53 anni, è morto precipitando dal montacarichi, da un altezza di due piani, mentre stava effettuando un trasloco.

I portuali di Genova hanno subito proclamato lo sciopero. Uno sciopero giusto secondo il presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha incitato la politica e le istituzioni a raccogliere la protesta, perché ''di fronte a questa strage quotidiana, che provoca circa 1.300 morti l'anno, non si può lasciare cadere nel vuoto quella che è una disperata e disperante richiesta di aiuto''.
Cinque morti ''senza giusta causa'' proprio mentre il governo ha avviato il riassetto della normativa sulla sicurezza, per tutelare gli operai, non solo nei cantieri, spesso teatro degli incidenti più gravi, ma in tutti i settori. Il ''Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro'', approvato ieri dal Consiglio dei ministri, è infatti un giro di vite per tutelare i giovani flessibili, dagli autonomi agli extracomunitari, ai part-time. Non solo per i dipendenti, ma anche per i precari e i lavoratori in subappalto.
''Il varo da parte del governo del nuovo 'Testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro' rappresenta un passo importantissimo'', ha affermato il Presidente del Senato, Franco Marini. ''Le ennesime tragedie sul lavoro ripropongono l'urgenza di una risposta capace di una vera svolta, affinché la questione della sicurezza e con essa le tematiche del mondo del lavoro recuperino la centralità dell'azione comune''. ''La piena attuazione del Testo Unico approvato - ha concluso Marini - rappresenterà uno degli strumenti fondamentali e da tempo attesi per fronteggiare un fenomeno che ancora ci presenta un tragico bilancio di oltre mille morti all'anno''.

Tra i punti qualificanti della disciplina che il Governo metterà a punto dopo aver ricevuto la delega dal Parlamento, oltre alla riformulazione e all'adeguamento del sistema sanzionatorio, c'è la previsione della piena garanzia per i lavoratori ''parasubordinati'', che vengono considerati beneficiari di tutela per il solo fatto di essere presenti in un ambiente di lavoro di cui il datore abbia la disponibilità. E ciò indipendentemente dal tipo di contratto o dal titolo per cui prestano opera. Un ulteriore elemento di novità, sarà il rafforzamento del ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale. Verranno anche valorizzati ed incoraggiati accordi aziendali, codici di condotta e ''buone prassi'' che orientino utilmente i comportamenti dei datori di lavoro. La legge, come detto, responsabilizza inoltre in modo significativo le aziende che dovessero ricorrere a sub appalti, introducendo norme volte a ricondurre la responsabilità della sicurezza, e quindi degli eventuali infortuni, all'azienda appaltante e non più solo a quella sub appaltatrice. ''Questo aspetto - ha sottolineato il ministro della Salute Livia Turco - è particolarmente significativo perché ben l'85 per cento degli infortuni con esito mortale avviene proprio nell'ambito dei sub appalti dove le attuali leggi non sempre riescono a risalire alle effettive responsabilità''.

Certo, un primo passo avanti, ma per la quale si dovrà aspettare ancora un bel po' di tempo prima che le nuove regole entrino in vigore. Al testo di ieri dovranno seguire infatti degli appositi decreti delegati del governo per la definizione nel dettaglio delle norme che riguarderanno tutti i settori, tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, indipendentemente dalla qualificazione del rapporto di lavoro che li lega all'imprenditore.


- Gli infortuni sul lavoro dagli anni '50 agli anni '90

- Gli infortuni sul lavoro dal 2000 ad oggi

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14 aprile 2007
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