I misteri dei Lo Piccolo
I boss di San Lorenzo hanno deciso di parlare! Aspettando le loro parole continuano le indagini e le ricerche
Finiti nella rete della Giustizia, dopo decenni di latitanza e potere scellerato, i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, la scorsa settimana, mercoledì 14 novembre, per la prima volta sono stati interrogati davanti al gip di Milano Guido Salvini, per tre ordinanze che riguardano la detenzione di armi, le estorsioni e la scomparsa del reggente di Resuttana, Giovanni Bonanno. I Lo Piccolo come i ''perfetti mafiosi '' descritti nel decalogo trovato dagli investigatori nel covo dove sono stati catturati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L'indomani, inaspettatamente, un sorprendente cambio di rotta: i due boss in collegamento video dal carcere milanese di Opera, davanti alle tantissime persone presenti nell'aula della quarta sezione penale del tribunale di Palermo (mogli, fidanzate, figli e parenti dei 21 imputati, affiliati del clan di San Lorenzo), presenti per assistere al processo per mafia ed estorsioni denominato ''San Lorenzo 5'', hanno chiesto al presidente del tribunale Annamaria Fazio di poter rendere l'esame. Cosa che, in assenza dei loro legali di fiducia Alessandro Campo e Marcello Trapani, avverrà all'udienza di giovedì prossimo, 22 novembre 2007.
Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono stati gli unici dei 21 imputati che hanno accettato l'interrogatorio, tutti gli altri hanno rifiutato con un ''cortese'': ''no, grazie''. I due Lo Piccolo, hanno invece, negato il loro assenso alla ripresa televisiva.
C'è dunque grande attesa per quello che i due capimafia decideranno di dire in pubblico. Qualcuno spera in un pentimento in diretta, qualcun altro invece è più scettico e crede che i due parleranno solo per escludere ogni loro coinvolgimento. Gli inquirenti sono convinti che si tratti di una precisa strategia, che i Lo Piccolo abbiano scelto l'interrogatorio pubblico per parlare al popolo di Cosa nostra.
A quindici giorni dal loro arresto, i tanti interrogativi sui nuovi assestamenti interni all'organizzazione hanno indotto i responsabili della sicurezza a prendere misure straordinarie. Giudicato particolarmente sovraesposto il questore Giuseppe Caruso: a lui è stata assegnata una macchina blindata che da qualche giorno protegge i suoi spostamenti.
E prosegue senza sosta, da parte degli investigatori e dei magistrati, l'esame della documentazione sottratta ai Lo Piccolo, nella quale sono stati trovati anche due cd-rom. I poliziotti della squadra mobile hanno trovato in un disco il file della maxi operazione ''Gotha'', che nel luglio 2006 ha svelato gli intrighi e i contrasti fra le due anime di Cosa nostra, Antonino Rotolo da un lato e Salvatore Lo Piccolo dall'altro (leggi). Nell'altro disco, c'erano le 920 pagine dell'ordinanza ''Occidente'', che nel gennaio scorso ha colpito la famiglia di Carini, da tempo ormai detentrice dei segreti economici del clan Lo Piccolo (leggi).
Insomma, padre e figlio si tenevano aggiornati sullo stato delle indagini che li riguardavano. Così, avevano letto l'ampio capitolo dell'ordinanza ''Occidente'' su Gaspare Pulizzi, il boss di Carini arrestato con loro e con Andrea Adamo la mattina del 5 novembre.
I tecnici della polizia stanno esaminando con cura i file nei due cd-rom, per verificare se sono quelli dei provvedimenti ufficiali, forniti dalle cancellerie del palazzo di giustizia. Un primo esame non avrebbe fatto emergere particolari stranezze.
Il ritrovamento dei due dischetti apre un nuovo mistero: dov'è il computer che Salvatore e Sandro Lo Piccolo utilizzavano per consultare i Cd-rom e magari, anche, per tenere un archivio informatico? Forse nel covo che ancora non si è trovato, nonostante l'impegno degli investigatori della Catturandi. L'unico indizio è rimasto quel telecomando trovato nella borsa dei padrini latitanti: per tutta la scorsa settimana, è stato provato in diverse villette, da Cinisi a Villagrazia di Carini, passando per Partinico e Montelepre, lì dove portavano le tracce lasciate dai rilevatori satellitari piazzati nelle auto dei favoreggiatori dei boss. Nessun cancello si è ancora aperto con quel telecomando.
Altro inquietante ritrovamento è quello delle trovate 10 carte d'identità autentiche rilasciata dal Comune di Palermo col timbro a secco sulla foto. Una di queste, che copriva l'identità di Salvatore Lo Piccolo, era intestata a Giovanbattista Pulizzi, il defunto padre di Gaspare Pulizzi. Ma i Lo Piccolo potevano contare anche sull'identità di altri tre o quattro palermitani dalla fedina penale immacolata.
A parte l'identità del defunto Pulizi, le altre non hanno richiamato, al momento, alcun sospetto. Potrebbero essere state rubate. Sono, però, i timbri a secco sulle fotografie dei due latitanti a far pensare, ed è per questo che la squadra mobile, con l'aiuto del Gabinetto regionale di polizia scientifica, indagherà su eventuali complicità all'interno di qualche delegazione comunale. I poliziotti hanno subito ricordato quell'altra inchiesta aperta tre mesi fa: Gaspare Pulizzi, già allora latitante, aveva inviato in tribunale una procura speciale per potere accedere al rito abbreviato. Non ebbe alcun problema: andò alla delegazione comunale di Boccadifalco e si fece autenticare la firma.
Intanto, la lettura dei biglietti ritrovati nel covo di Francesco Franzese, il reggente di Partanna Mondello arrestato il 2 agosto (leggi), ha già consentito un passo avanti su uno dei misteri più fitti di questi mesi: che fine ha fatto Giovanni Nicchi, il killer che era stato incaricato dal boss Antonino Rotolo di uccidere Salvatore Lo Piccolo (leggi). I mafiosi di Tommaso Natale avevano delegato indagini serrate. Ed erano anche riusciti a sapere che Nicchi si era rifugiato a Milano. Da quanto scritto nei ''pizzini'' si evince quanto fosse importante per Sandro Lo Piccolo l'eliminazione di Nicchi, chiamato in codice ''Tiramisù''. Franzese aveva organizzato anche un commando per intervenire a Milano. Ma Nicchi era riuscito a fuggire un'altra volta.
Non si hanno più notizie anche di Michele Catalano, 48 anni, uno dei favoreggiatori dei Lo Piccolo, che sarebbe dovuto finire in manette nel blitz di martedì notte (leggi). E' riuscito a nascondersi per tempo dentro i meandri della sua roccaforte, per adesso difficilissima da espugnare: Zen 2. Fra quei casermoni occupati abusivamente Catalano è cresciuto spacciatore, poi espertissimo gestore delle scommesse clandestine, infine soldato scelto dell'esercito dei Lo Piccolo.