I ''neri'' cantieri siciliani
Nei cantieri un operaio su quattro lavora in nero. E' la scoperta del Comando dei carabinieri della Regione Sicilia
Il lavoro sommerso nei cantieri edili siciliani raggiunge cifre preoccupanti: un lavoratore su quattro risulta infatti lavorare in nero.
Tale media arriva dall'operazione condotta ieri dal Comando dei carabinieri della Regione Sicilia, in collaborazione con l'assessorato regionale del Lavoro, finalizzata al controllo dei livelli di sicurezza dei lavoratori in 346 cantieri edili siciliani, e finita con la denuncia di ben 127 persone.
Dai controlli, cominciati lo scorso 4 marzo e conclusi all'alba di ieri, venerdì 7 marzo, è emerso che circa il 25% dei lavoratori era in nero.
Nell'operazione sono stati impegnati 624 carabinieri e 238 ispettori del lavoro. Diciassette cantieri sono stati sequestrati, mentre per 45 è stata disposta la sospensione dell'attività per irregolarità sulla prevenzione degli infortuni.
I militari hanno spiegato d'aver prescelto il settore edilizio perché è quello maggiormente interessato negli ultimi tempi dal fenomeno degli infortuni. Infatti, nel solo 2007, in Sicilia, si sono avuti 97 morti bianche e 45.000 incidenti sul lavoro.
Nel corso degli ultimi 3 anni il numero di morti sul lavoro in Sicilia sembra essere uscito direttamente da un macabro bollettino di guerra, una guerra latente e continua che riesce a fare notizia solo quando l'eclatanza dell'episodio è tale che nemmeno un'improvvisa cecità permetterebbe di non vedere.
Nel 2004 le vittime del lavoro sono state 76, settantotto nel 2005, settantasette nel 2006. Il settore più colpito è, come hanno spiegato anche i carabinieri, quello dell'edilizia. Il tragico bilancio delle "morti bianche" in Sicilia in questi ultimi tre anni è stato tracciato dall'associazione "Neos", un'associazione palermitana costituita da medici, avvocati e consulenti del lavoro."In Sicilia nel 2004 ci sono stati 76 incidenti mortali - riferisce Pasquale Scelfo, dirigente medico dell'Inail di Palermo - dei quali 14 in itinere, cioè durante il tragitto per andare al lavoro o per rientrare dopo l'attività lavorativa. Undici sono stati i morti nell'agricoltura, gli altri nell'industria e nei servizi". Nel 2005 sono stati 78 gli incidenti mortali (9 dei quali in itinere); 13 i morti nell'agricoltura. Nel 2006, dei 77 decessi denunciati e indennizzati dall'Inail, 11 sono stati in itinere, 5 in agricoltura. "Il settore dove si registrano più morti bianche è l'edilizia - dice ancora il dott. Scelfo -. Il dato si discosta da quello nazionale, che vede al primo posto le attività estrattive, al secondo i trasporti e al terzo l'edilizia".
A Palermo e provincia, le "morti bianche" dal 2004 al 2006 sono state 49 (superata da Catania, con 53 decessi). L'anno più nero nel capoluogo è stato il 2005 con 19 morti: il settore con più decessi è quello dei trasporti, seguito dall'edilizia.
Durante il 2007, anno di indagini e controlli, su 1.364 lavoratori controllati 231 sono risultati in nero; di questi, sei extracomunitari erano stati assunti irregolarmente. Sono state contestate sanzioni amministrative per 1.246.936 euro. 590 le violazioni in materia di sicurezza accertate, 446 le contravvenzioni elevate per un importo complessivo di 505.552 euro.
Le principali violazioni riguardano i ponteggi, le scale a mano, le visite mediche, i dispositivi di protezione individuale, la formazione e l'informazione dei lavoratori.
Dall'indagine conclusasi ieri sono enmersi anche elementi informativi utili a verificare l'incidenza del fenomeno mafioso negli appalti delle opere pubbliche.
A breve, hanno fatto sapere i militari, sarà istituito il Gruppo carabinieri per la tutela del lavoro, con sede a Palermo, con compiti di coordinamento dei Nuclei Ispettorato del Lavoro dell'Arma nella Regione.
"Le operazioni dei carabinieri e degli ispettori del Lavoro di queste ore, in concomitanza col decreto del governo contro le morti bianche, sono il segnale di un'attenta campagna di prevenzione (e non di mera repressione) già avviata da tempo dalla Regione Siciliana". Queste le dichiarazioni dell'assessore regionale al Lavoro Santi Formica. "Non c'è da parte delle Istituzioni la vocazione a fare gli sceriffi, ma solo la consapevolezza - ha detto - che da controlli più serrati potranno vedere la luce comportamenti improntati alla legalità, nel giusto contesto del mercato del lavoro".
Per l'assessore Formica "il sommerso è uno dei principali problemi che attanagliano tutto il Paese e non solo la Sicilia, poichè oltre ad offendere la dignità dei lavoratori compromette la sicurezza degli stessi, inoltre danneggia vistosamente la parte produttiva di tutto il territorio nazionale e regionale che agisce nei crismi della legalità". [Informazioni tratte da La Sicilia.it]
Il plauso del Condacons all'operato dei carabinieri del Comando della Regione Sicilia
Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, plaude all'operato dei carabinieri del Comando della Regione Sicilia, che in collaborazione con l'assessorato regionale al Lavoro, hanno eseguito controlli a tappeto finalizzati al controllo dei livelli di sicurezza dei lavoratori in 346 cantieri edili siciliani. "I dati - afferma Tanasi - purtroppo non fanno che confermare un trend negativo da noi già numerose volte segnalato, che interessa i lavoratori - non tutelati nello svolgimento del proprio dovere quotidiano - e gli imprenditori onesti, che regolarizzano la posizione dei propri collaboratori. Da sempre ripetiamo che bisogna intervenire capillarmente contro i casi di sfruttamento del lavoro nero. Siamo felici che un'operazione di queste proporzioni sia stata messa in atto, ma chiediamo di aumentare le verifiche ed estenderle oltre che ai cantieri edili, anche ad altri settori. In attesa che il nuovo D.L. sulla sicurezza sul lavoro venga fatto rispettare - afferma Tanasi - bisogna senza sconti alcuni i casi di sfruttamento, che costituiscono gravi violazioni di norme di legge a tutela dei lavoratori".
Questi fenomeni rappresentano, inoltre, un fenomeno di disturbo del mercato, introducendo guadagni illeciti a danno di quegli imprenditori che sostengono i regolari costi di assunzione e retribuzione. "Chiediamo inoltre - conclude Tanasi - che le istituzioni investano sulla formazione e informazione dei lavoratori in materia di sicurezza, senza aspettare che siano le stesse imprese a farla, visto che comunque da sempre risulta essere uno degli aspetti più carenti. In questo modo si salveranno vite e si eviteranno danni seri a cose e persone, con un risparmio notevole anche in termini di costi sociali".