Ha confermato quanto aveva detto nell'intervista rilasciata la scorsa settimana a Repubblica (LEGGI) e quanto scritto in un esposto consegnato alcuni mesi fa alla Direzione distrettuale antimafia. Gianmarco Piazza, fratello di Emanuele, il collaboratore del Sisde fatto sparire nel marzo del 1990 da un gruppo di mafiosi, è stato sentito per oltre due ore e mezza dai pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene, ma anche dal procuratore aggiunto di Caltanissetta Domenico Gozzo e dal pm Onelio Dodero.
Due gli argomenti toccati: l'omicidio dell'agente di polizia Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio (avvenuto il 5 agosto 1989), su cui indagano i pm di Palermo; e il fallito attentato dell'Addaura contro il giudice Giovanni Falcone, di competenza della procura nissena (la data è il 21 giugno 1989).
Gianmarco Piazza, che è avvocato, ha detto di avere saputo dal fratello Emanuele che nella vicenda dell'Addaura "c'entrava la polizia". Non ha saputo però essere più preciso e fornire nuovi elementi. Ha spiegato il suo silenzio, durato oltre vent'anni che non ha rotto nemmeno in occasione delle deposizioni al processo per l'omicidio del congiunto, con la mancanza di fiducia nei confronti di alcuni investigatori, in particolare Vincenzo Di Blasi, poi arrestato per altri fatti (avrebbe passato notizie ai boss) e il vicequestore Saverio Montalbano. Sull'omicidio Agostino il teste non ha fornito elementi sulla possibile conoscenza tra Emanuele Piazza e l'agente assassinato con la moglie. [Repubblica/Palermo.it]
- "In quell'attentato c'entra la polizia" (Guidasicilia.it, 21/10/10)
