"Ingroia e Prestipino hanno dato piena disponibilità a rappresentare l'ufficio al dibattimento nei confronti del prefetto Mario Mori e del tenente colonnello Sergio De Caprio secondo la regola che prevede la continuità del pubblico ministero sia nella fase delle indagini che in quella successiva".
E' quanto si legge in una nota diffusa al termine di una riunione svoltasi ieri pomeriggio alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo per fare chiarezza sulla situazione.
I Pm Antonino Ingroia e Michele Prestipino continueranno, quindi, a sostenere l'accusa nel processo al prefetto Mori e al ten. col. Sergio De Caprio (soprannominato ''Capitano Ultimo''), imputati per favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra, per non avere perquisito il covo del boss Totò Riina dopo l'arresto, avvenuto il 15 gennaio del 1993.
Al termine delle indagini sulla mancata perquisizione, Ingroia e Prestipino avevano chiesto il proscioglimento di Mori (all'epoca vicecomandante dei Ros) e De Caprio, ma la settimana scorsa il gup palermitano Marco Mazzeo ha rinviato i due a giudizio.
La disponibilità dei due Pm ''è stata unanimemente apprezzata'' e il procuratore Piero Grasso ha confermato la loro designazione.
''Ferme restando - hanno sottolineato in procura - le valutazioni finora espresse dai due sostituti e sempre condivise dalla dirigenza e dai componenti della Dda, nella nuova fase dibattimentale si procederà naturalmente con il massimo scrupolo all'accertamento della verità e saranno valutate senza alcun giudizio precostituito le prove che saranno acquisite nella pienezza del contraddittorio''. La procura, ha sottolineato inoltre, che manifesta la propria solidarietà nei confronti dei giudici ''che nell'esercizio della giurisdizione hanno subito attacchi ingiustificati e inammissibili''.
"Accerteremo la verità, quanto meno la verità processuale", ha detto Ingroia ai giornalisti al termine della riunione. "Inizieremo a lavorare non appena il gup ci restituirà il fascicolo. Visto il poco tempo a disposizione (Il dibattimento inizierà il 7 aprile, ndr) io e il collega Prestipino ci metteremo al lavoro, studieremo le carte per portare avanti il procedimento con la massima professionalità".
Il procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli, querela il difensore del generale Mori, Piero Milio.
''Ho dato mandato ai miei legali di predisporre querela contro l'avvocato Piero Milio e ogni altro soggetto che abbia avuto parte nella diffamazione''. Lo afferma il procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli in una nota che fa riferimento all'articolo pubblicato sul Corriere della Sera di ieri (21 febbraio) a firma Felice Cavallaro, sotto il titolo «Caso Mori, venga in aula il Procuratore(Grasso)».
''Non posso entrare - dice Caselli - nel merito delle vicende relative alla mancata perquisizione e sorveglianza del covo di Riina, essendovi stato un rinvio a giudizio e non essendo pertanto questa la sede in cui intervenire. Quello che non posso assolutamente accettare, fin da ora, è una serie di falsità, pesantemente diffamatorie nei miei confronti, che nell'articolo sono attribuite al difensore del generale Mori, avvocato Piero Milio''.
''Questi senza alcun fondamento - prosegue il procuratore generale di Torino, già procuratore a Palermo - mi accusa, ad esempio, di aver contribuito a 'sporcare con il carbone, a mascariare, anche i più ligi servitori dello Stato'; di essermi, come Procuratore di Palermo, 'accanito contro i Carabinieri'; di essere comunque venuto meno al corretto adempimento dei miei doveri d'ufficio. Queste accuse infamanti, oltre che false, sono gravissime''. [Giornale di Sicilia]
