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I pm vogliono sentire la vittima Silvio Berlusconi

Il premier sarà ascoltato come parte lesa nell'indagine per estorsione che vede sotto accusa i coniugi Tarantini e Valter Lavitola

05 settembre 2011

I magistrati della procura di Napoli vogliono sentire il premier, Silvio Berlusconi. L'indiscrezione circolava da ore ma adesso si sa che già all'inizio di questa settimana concorderanno con il presidente del Consiglio il luogo e la data dell'incontro. Berlusconi sarà sentito in qualità di persona offesa: nell'indagine per estorsione - che ha portato alle ordinanze di custodia cautelare per Gianpaolo Tarantini, sua moglie Angela Devenuto e Valter Lavitola - Berlusconi risulta infatti la vittima. Costretto a pagare diverse centinaia di migliaia di euro per evitare - dicono i pm napoletani - che Tarantini cambiasse versione nell'inchiesta barese sulle escort a palazzo Grazioli. L'imprenditore barese ha sempre sostenuto di aver reclutato le ragazze e di averle offerte a Berlusconi senza che lui sapesse nulla della natura mercenaria di quegli incontri.
Berlusconi aveva già espresso, dopo le anticipazioni sull'inchiesta da parte del settimanale Panorama, la propria versione dei fatti: non si è trattato di un'estorsione ai suoi danni - aveva detto - lui è solo venuto incontro alle esigenze economiche di un amico che trovava in difficoltà. Ma i magistrati credono che l'impianto accusatorio, grazie alle intercettazioni telefoniche, sia più che solido. E ritengono che sia uscito rafforzato dalle ultime testimonianze, compresa quella di Marinella Brambilla: la storica segretaria di Berlusconi ha infatti ammesso di aver consegnato il denaro destinato ai coniugi Tarantini. I pagamenti sono quantificati in 20mila euro mensili, a cominciare dall'autunno dello scorso anno, più un finanziamento di 500mila euro. Soldi ufficialmente destinati a un'attività che Tarantini intendeva intraprendere.

Intanto, ha lasciato il carcere di Pozzuoli la moglie di Gianpaolo Tarantini, Angela Devenuto, arrestata con il marito per estorsione ai danni del presidente del Consiglio. Secondo quanto ha confermato all'Adnkronos il difensore della donna, l'avvocato Alessandro Diddi, alla Devenuto sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Il giornalista Valter Lavitola, invece, raggiunto da un ordine di arresto e ancora latitante, è stato cancellato dall'albo, elenco professionisti. La decisione dell'ordine dei giornalisti del Lazio è stata presa in base all'articolo 39 della legge n.69 del 1963 che al secondo capoverso recita testualmente: "Ove sia emesso ordine o mandato di cattura gli effetti dell'iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell'ordine".

Il memoriale di Tarantini: "Nessuna estorsione al premier, solo un prestito" - E' durato circa sette ore l'interrogatorio nel carcere di Poggioreale di Giampaolo Tarantini e della moglie Angela Devenuto. I due nei giorni scorsi sono stati sottoposti a interrogatorio di garanzia dal gip Amelia Primavera. Erano presenti anche i pm che conducono l'inchiesta sulla presunta estorsione ai danni di Berlusconi, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. I coniugi Tarantini erano assistiti dai loro legali Alessandro Diddi e Ivan Filippelli.
"Tarantini a Bari ha lasciato molti debiti. Ha molti creditori e inoltre si sente responsabile anche dei problemi dai quali è stato colpito il fratello. Si è rivolto al presidente del Consiglio per cercare di risolvere questi problemi, per rifarsi una vita, ma non per condurre una vita lussuosa", hanno riferito i legali dell'indagato. Buona parte dell'interrogatorio a Tarantini ha ricalcato le 14 pagine del memoriale consegnato dagli avvocati Diddi e Filippelli ai giudici prima che avesse inizio l'interrogatorio in carcere.
Nel suo memoriale difensivo Tarantini sostiene di essere "totalmente estraneo a qualunque manovra di carattere estorsivo nei confronti del presidente Silvio Berlusconi nei confronti del quale non posso che dichiarare gratitudine per tutto quello che ha fatto e sta facendo per me e per la mia famiglia e leggo con estremo piacere che nella dichiarazione del presidente Berlusconi, per come riportata nell'articolo di 'Panorama' anche lui riconduca a mera liberalità le somme di denaro che mi ha fatto pervenire".
Nel memoriale Tarantini scrive ancora che "nel corso di numerosi incontri che ora non sarei in grado di collocare nel tempo il Lavitola si offrì di intermediare con il presidente Berlusconi per farsi portatore anzitutto di miei saluti e dei miei dispiaceri per averlo coinvolto in una situazione alla quale ribadisco anche in questa sede egli è completamente estraneo avendo io retribuito le ragazze che venivano ospitate presso la sua abitazione a sua assoluta insaputa".
Inoltre "tramite il Lavitola ho fatto sapere al presidente Berlusconi delle mie gravissime difficoltà di carattere economico" ma "voglio precisare che con tale mio atteggiamento io non intendevo formulare richieste ma mi sono affidato assolutamente all'eventuale generosità del presidente Berlusconi ed al comune senso di amicizia che ritenevo e ritengo ci potesse legare".

"Ricordo che il Lavitola - prosegue Tarantini nel memoriale - mi disse anche come il presidente mi avrebbe potuto eventualmente aiutare, sostenendo le mie nuove iniziative economiche. Per il momento per far fronte alle prime esigenze di vita, iniziai a ricevere settimanalmente tramite Lavitola somme di denaro in contanti che mia moglie andava a prelevare in via del Corso a Roma presso gli uffici del predetto Lavitola".
Tarantini poi sostiene di avere ricevuto "complessivamente circa 20 mila euro al mese oltre ad altre somme per far fronte ad esigenze extra, fino al mese di luglio. Voglio subito precisare - sostiene l'indagato - a scanso di ogni equivoco che l'importo di cui si tratta mi serve effettivamente per esigenze di vita, perché a mio carico oltre alla mia famiglia, composta da mia moglie e da due bambine una di 2 e l'altra di 7 anni, vi è quella di mio fratello composta da moglie e figlio nonché la mia anziana madre vedova".
Tarantini poi spiega di avere "numerosi debiti personali lasciati a Bari che non ho potuto onorare in quanto dopo la mia misura cautelare non ho più avuto le disponibilità economiche per farlo".
"Chiesi al presidente Berlusconi un finanziamento di 500 mila euro - si legge nel memoriale -, tale somma pensavo mi sarebbe stata sufficiente per attivare l'iniziativa commerciale che in quel momento avevo in animo di intraprendere". "Il presidente non mi fece praticamente finire di parlare e mi disse subito: 'Per te non c'è problema'. Io ci tenni a precisare e ricordo di averlo detto più volte che avrei sicuramente restituito la somma non appena ne avessi avuto la possibilità e che non intendevo considerare questo ennesimo gesto di generosità come una donazione. Berlusconi nel dirmi di non preoccuparmi della restituzione mi disse che quanto prima mi avrebbe fatto pervenire tramite il presente Lavitola la somma di cui ritenevo di avere bisogno", spiega Tarantini nel memoriale.
Il dialogo tra Tarantini e il premier Berlusconi risale a marzo di quest'anno quando l'indagato si recò a Villa San Martino ad Arcore per incontrare il capo del governo. A quell'incontro erano presenti anche la moglie di Tarantini e Lavitola.
Parlando ancora del premier, l'imprenditore pugliese scrive: "Osai chiedergli anche se mi avesse potuto aiutare a districarmi nei miei numerosi guai giudiziari ma egli mi rispose, con tono divertito, che la cosa non poteva nemmeno essergli richiesta posto che lui stesso aveva i suoi problemi giudiziari e che la sua vera opposizione politica era la magistratura italiana".

Il procuratore di Bari, Antonio Laudati ha precisato: "A prescindere dai contenuti dei colloqui tra Tarantini ed i suoi avvocati, i fatti riferiti al telefono dall'imprenditore barese a Lavitola, quando vengo tirato in ballo, non sono veri". Nelle intercettazioni tra Tarantini e Lavitola si alluderebbe al fatto che il procuratore di Bari possa aver rallentato la conclusione dell'inchiesta, in corso da oltre due anni da parte della Procura pugliese che vede il primo indagato per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Per il procuratore Laudati i fatti riportati da Tarantini nelle telefonate intercettate non solo "non sono veri", ma sono anche "facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale".
"Leggo nelle intercettazioni pubblicate che io avrei 'fallito l'archiviazione' - ha concluso il procuratore di Bari -. Quando sono arrivato a Bari, il 9 settembre 2009, Tarantini era indagato dalla Procura per reati gravi, ma continuava a essere una persona a piede libero che aveva presentato anche una richiesta di patteggiamento 'omnibus'. Sono stato io a disporre il fermo che ne ha comportato la custodia cautelare per quasi un anno". "Pur essendo assolutamente tranquillo per tutto quel che riguarda ogni singolo mio comportamento - ha concluso - ho altresì chiesto al signor ministro della Giustizia di disporre un'ispezione immediata sull'indagine in questione e sul mio operato".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

- "Voglio parlare con il presidente così mi faccio dare ancora tre milioni" di G. Foschini e F. Viviano

- Berlusconi, colpevole vittima (Guidasicilia.it, 02/09/11)

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05 settembre 2011
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