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I pupi antimafia di Angelo Sicilia

Al Museo dei pupi di Caltavuturo le storie dei siciliani coraggiosi che hanno combattuto contro Cosa Nostra

27 marzo 2015

Le storie dei siciliani coraggiosi che hanno combattuto contro Cosa Nostra hanno preso il posto dei paladini di Francia: accade a teatro, con i "pupi antimafia" di Angelo Sicilia, ricercatore e fondatore del Museo dell'opera dei pupi siciliani di Caltavuturo, nelle Madonie, che ha rinnovato il tradizionale ciclo carolingio per una nuova epica al servizio dell'impegno civile.
"Abbiamo tolto le armature ai nostri pupi - spiega Sicilia - per ridare dignità a una tradizione che aveva ormai perso il suo pubblico. Il teatro dei pupi era popolare, apparteneva a tutti, ma dopo l'arrivo della televisione e delle nuove forme di fruizione il messaggio che trasmetteva era diventato anacronistico per il pubblico di oggi". Da qui la sfida di far parlare alle marionette la lingua attuale al posto dell'antico dialetto e di raccontare una nuova Odissea, fatta di "tragedia e coraggio e di valori universali".

Prendono cosi vita le storie di Garibaldi e dello sbarco dei Mille, di Placido Rizzotto e di Pio La Torre, di Peppino Impastato e padre Puglisi, e dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il pubblico ideale di riferimento è costituito dai ragazzi delle scuole, e il primo spettacolo del nuovo ciclo epico è andato in scena nel 2002 in occasione del forum sociale antimafia di Cinisi, con la storia di Impastato rappresentata davanti a mamma Felicia.

Un successo che a distanza di oltre 10 anni ha conquistato un pubblico sempre più trasversale, fatto di studenti e lavoratori, come avvenuto nel 2012 in Corea del Sud, segno del nuovo successo dovuto al superamento del folklore in favore di un messaggio contemporaneo: "Il pubblico ha capito l'universalità del linguaggio del teatro di figura - spiega Sicilia - non dimentichiamo che la parola mafia è tra le più conosciute al mondo, e le marionette consentono di amplificare i sentimenti e le interazioni con il pubblico. Inoltre, l'Unesco ha proclamato l'Opera dei pupi siciliani capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell'umanità. La vera sfida è sintetizzare in un'ora di spettacolo vicende complesse e tanto vicine a noi, dando caratterizzazione e uguale credibilità al personaggio".

La compagnia di Sicilia è composta da quattro persone e nonostante il successo "maggiore al Nord - confessa - vorremmo tornare presto a esibirci a Palermo, anche se è una città piena di spazi negati. Non sono molti i posti dove mettere in scena lo spettacolo e il museo di Caltavuturo è chiuso per restauro. Per l'anniversario della strage di Capaci rappresenteremo le storie di Falcone e Borsellino a Cefalù e poi proseguiremo la tournée in Veneto. Con la speranza di tornare presto qui e trovare nuovi spazi per compagnie itineranti e associazioni impegnate nel sociale".

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27 marzo 2015
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