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I quotidiani hanno incoronato il successore di Provenzano. Il procuratore Grasso avverte: ''Attenti alle facili investiture''

26 aprile 2006

Gli organi d'informazione hanno deciso chi prenderà il posto di Bernardo Provenzano ai vertici di Cosa Nostra.
Cosa significa quello che abbiamo scritto? Significa che scorgendo appena, nei giorni scorsi , i titoli di alcuni giornali, sembrava ravvisare che la successione allo scranno più alto di Cosa Nostra fosse già stata decisa: dopo Bernardo Provenzano sarà la volta di Matteo Messina Denaro.
Prontamente il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha smorzato tali notizie sui ricambi al vertice di Cosa nostra, così come riportati da alcuni quotidiani.
''Ancora una volta - ha affermato Grasso - mi trovo a deplorare il danno arrecato alle indagini dalla diffusione su vari organi di stampa di notizie in merito ai cosiddetti 'pizzini' di Bernardo Provenzano, per altro, con evidenti differenze tra un articolo e l'altro, che tradiscono, stando anche alle informazioni in mio possesso, una scarsa corrispondenza con la documentazione sequestrata''.

Il procuratore nazionale ha poi aggiunto: ''Soprattutto meraviglia poi il fatto che la notizia di una formale investitura di Matteo Messina Denaro come nuovo capo di Cosa nostra, basata solo su un titolo, che non corrisponde affatto al contenuto dell'articolo pubblicato nello stesso quotidiano, sia stata acriticamente e con grave superficialità ripresa da tutti i notiziari televisivi e radiofonici''. ''Al di là delle iniziative - ha concluso Grasso - che saranno certamente prese in sede giudiziaria per la grave violazione del segreto investigativo, invito tutti, dico tutti, a cooperare a spegnere i riflettori, e a lavorare con l'impegno richiesto in un momento così importante e decisivo per le sorti della lotta alla mafia''.

Fino ad ora nessuna notizia ufficiale ha parlato di concrete prove che giustificherebbero il clamore mostrato dalla stampa sulla possibile successore di Provenzano. Gli inquirenti, ma maggiormente gli ''specialisti'' della mafia, si sono svariate volte interrogati su chi, probabilmente, potrebbe raccogliere l'eredità del vecchio boss adesso in carcere. Due i nomi che ai quali l'attenzione si è maggiormente soffermata, ossia quelli dei due boss latitanti Matteo Messina Denaro e Salvatore Lo Piccolo.
Il primo, condannato quattro anni fa all'ergastolo per le stragi di Roma, Firenze e Milano, rappresenterebbe l'ala militare dei corleonesi per i suoi trascorsi legami con Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella; il secondo apparterrebbe alla ''vecchia guardia'', l'ala più 'moderata' di Cosa nostra, quella impersonata da Bernardo Prevenzano. Due profili diversi per due mafiosi di rango la cui ascesa al vertice non può prescindere dal radicamento col territorio e col potere che esercitano dal punto di vista 'militare' e 'politico'.

''Matteo Messina Denaro - ribadisce Massimo Russo, magistrato della Dda di Palermo - è stato ed è il leader di Cosa nostra nella provincia di Trapani e in più occasioni ha manifestato le sue capacità di gestione del sodalizio criminale''. Se di Salvatore Lo Piccolo, 63 anni, a capo della cosca di San Lorenzo a Palermo non si sa più nulla, o quasi, dal 1983, di Matteo Messina Denaro qualcosa in più emerge dai racconti di alcuni pentiti e dalla indagini di mafia nel trapanese. Dai 'pizzini' trovati dagli investigatori nel covo di Coroleone emerge il legame tra Matteo Messina Denaro e Provenzano; bigliettini in cui Messina Denaro pone al capo della Cupola il problema della carenza di 'manovalanza', rivolgendosi con toni di rispetto e devozione.

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26 aprile 2006
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