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I rifugiati della Cap Anamur

Continuano i balletti politici sul soggiorno dei 36 profughi africani in terra italiana

21 luglio 2004

Che le vicende della Cap Anamur non si sarebbero concluse facilmente era stato chiaro fin da subito. L'assenza di chiarezza che già dai primi giorni avvolgeva i fatti non potevano che essere chiari segnali di una situazione che aveva tutti i connotati di una ''discorso politicamente intricato''.
Come prevedibile le conseguenze forti sono state scontate dai 36 profughi africani, accusati di essere clandestini e di negare la propria vera provenienza così da poter chiedere asilo politico all'Italia e colpevi soltanto d'essere scappati da una terra, la loro, infestata dalla guerra.

Da Berlino, dopo la scarcerazione e l'interdizione dalla Sicilia, dalla Calabria e dalla Puglia, il capo dell'organizzazione umanitaria tedesca Cap Anamur Elias Bierdel, ha ammesso i propri errori sull'intera vicenda, muovendo alcune critiche al ministro degli interni tedesco Otto Schily e alle autorità italiane.
Bierdel ha accusato il ministro Schily di avere frettolosamente criticato l'operato della Cap Anamur e dei suoi membri tedeschi senza disporre di prove concrete. Bierdel ha anche affermato che prima di attraccare in Italia, la Cap Anamur aveva ricevuto l'autorizzazione delle autorità italiane. Autorizzazione che però subito dopo, ha spiegato, sarebbe stata revocata. Autorizzazione che però dalla Capitaneria  di Porto Empedocle non c'è mai stata, come sostiene la Guardia Costiera.
Dalla Guardia Costiera hanno sottolineato che "quando la nave ha deciso di violare la disposizione, entrando in acque territoriali, ha segnalato di avere una 'emergenza' a bordo. Anche in quel caso, una volta accertata l'insussistenza di quanto dichiarato, non è stato consentito l'attracco".
Su questa vicenda è in corso un'inchiesta giudiziaria.

Elias Bierdel, continua a difendere il suo operato e respinge duramenete le accusa di chi ha dichiarato che l'atteggiamento dell'equipaggio della Cap Anamur non è stata altro che una messa in scena mediatica. Inoltre il comandante ha sottolineato che il sequestro della nave in Italia è uno "scandalo" e che la Can Anamur deve poter tornare a navigare.

Ma la vera disgrazia grava sui profughi africani (14 sono stati trasferiti nei giorni scorsi dalla Sicilia al Centro di accoglienza di Ponte Galeria a Roma, mentre 22 erano rimasti nel Cpt di Pian del Lago, a Caltanissetta e fatti partire per Roma stamane) che fino ad ora non hanno avuto nessuna risposta in positivo sulla loro richiesta d'asilo e che in parte - i 14 trasferiti per primi a Roma - rischiano l'espulsione.
Per gli altri 22, partiti stamane per Roma, è scattata la 'protezione umanitaria' prevista dalla legge Bossi-Fini che regola l'immigrazione. Si tratta di un rilascio temporaneo per un anno (eventualmente rinnovabile) del permesso di soggiorno, che viene concesso per motivi umanitari, che possono fare riferimento a problemi personali (salute o simili) oppure al rischio di incolumità fisica e di libertà personale. E' previsto (fonte Ministero dell'interno) anche nei casi in cui non si riscontra nel Paese d'origine una persecuzione diretta a persona, ma vi è una situazione di disagio reale (ad esempio una generica situazione di belligeranza). La protezione umanitaria prevede garanzie meno forti rispetto allo status di rifugiato e più simili a quelle di un qualsiasi immigrato regolare, ad esempio le possibilità di ricongiungimento familiare sono più ristrette, e così via.

Per fortuna una rete di schietta solidarietà già da parecchie settimane cammina di pari passo alla freddezza politica, sono infatti 15 i comuni italiani, tra cui anche Roma, pronti ad accoglierli.
Sono comuni soprattutto siciliani (da Caltanissetta a Ragusa, Gela, Delia, Milazzo, Sutera e Montedoro), ma anche Venezia, Padova, Roma, Firenze e Ancona, quindi regioni come l'Emilia e Romagna e il Friuli Venezia Giulia. Tutti hanno garantito un' "idonea ospitalità presso le loro strutture" ai naufraghi salvati dalla Cap Anamur. E' un modo questo non solo per garantire loro accoglienza, ma anche per farli uscire dai Cpt, dove sono trattenuti in modo arbitrario e illegale proprio perché richiedenti asilo e quindi non clandestini.
Una sintonia tra amministratori di realtà diverse che esprime una precisa rottura con le scelte di chiusura del governo nazionale.

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21 luglio 2004
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