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I tagli del governo alla Sanità

Mentre montano le polemiche dalle Regioni, la Sicilia tenta di far rientrare le proprie spese

14 luglio 2008

Ticket sanitari anche a carico delle categorie ora esenti (anziani con patologie invalidanti, malati oncologici, a prescindere dal reddito); riduzione dei posti letto ospedalieri; taglio del personale sanitario, medici, infermieri e tecnici, per raggiungere il pareggio del bilancio.
La voce sanità, nel maxiemendamento al decreto della manovra economica presentato dal governo, la scorsa settimana ha mandato su tutte le furie i governatori delle Regioni.

Ma perché le Regioni si sono schierate compatte contro il piano Tremonti? Il Patto per la Salute firmato con il governo Prodi, proposto dall'allora ministro Livia Turco e dal responsabile dell'Economia Padoa-Schioppa, prevedeva un incremento del Fondo sanitario nazionale del 3% dal 2008 al 2011, passando da 99 miliardi euro a 108 miliardi e 500 milioni. L'accordo prevedeva somme aggiuntive per il rinnovo del contratto dei medici e paramedici e per la copertura dei ticket sulle ricette per la specialistica e gli esami diagnostici. Più di tre miliardi di euro per evitare i ticket e 1.800 per i contratti.
Il piano prevede ora una manovra soft per il 2008. Ma dal 2009 cominceranno i guai. L'incremento del Fondo sanitario nazionale viene in pratica dimezzato, niente soldi per il rinnovo dei contratti della sanità, e i ticket per le visite specialistiche saranno problemi esclusivi delle Regioni. Il tutto senza tenere conto dell'incremento demografico: più di 400 mila ogni anno dovuto all'arrivo degli immigrati. Alla fine della storia il taglio sarà di quasi sette miliardi di euro.

La sanità italiana, oltretutto, marcia a diverse velocità. Alcune Regioni hanno lavorato per tempo razionalizzando il sistema ospedaliero, trasferendo l'assistenza nel territorio, ma ci sono voluti anni per spiegare ai cittadini, non senza frizioni e contestazioni che sarebbe stato meglio così. "La Toscana ha iniziato questo lavoro una decina d'anni fa - ha detto l'assessore alla Sanità Enrico Rossi, coordinatore nazionale della Conferenza delle Regioni - è stato faticoso ma siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi. Con questa manovra demenziale, se passerà, dovremo rivedere la convenzione con i medici di famiglia, o ridurre la prevenzione oncologica, oppure l'assistenza psichiatrica. L'offerta di Tremonti, per coprire il ticket sulla specialistica, è ridicola: ci dice noi vi diamo quest'anno 50 milioni di euro su 834, voi coprite il resto tagliando del 30% gli stipendi dei direttori generali delle Asl, direttori sanitari e dirigenti regionali. Così le Regioni metterebbero insieme una decina di milioni di euro".
Come se non bastasse c'è il problema delle Regioni che hanno accumulato un deficit mostruoso nel corso degli anni. Con il governo Prodi era stato concordato un doloroso piano di rientro. In testa Lazio e Sicilia, seguite da Campania, Calabria e Molise. Per loro il problema è doppio: tagliare per rientrare dal debito pregresso e tagliare di nuovo per il ridimensionamento del Fondo sanitario.

Massimo Russo, assessore alla Sanità della Sicilia, non perde però le speranze: "E' chiaro che il sistema rischia il collasso, ma spero che i conti possano tornare in equilibrio, tagliando 2 mila posti letto negli ospedali pubblici e 435 nelle cliniche private - ha affermato - riducendo i laboratori privati convenzionati".
La "strada dei tagli" in Sicilia è stata infatti già tracciata, tagli che prevedono l'abolizione di svariate guardie mediche e pronto soccorso, nonché la soppressione di diverse migliaia di posti-letto. Misure drastiche che hanno fatto già scoppiare il malcontento di numerose categorie interessate. La determinazione dell'assessore Russo rimane però ancora intonsa.  
Secondo l'assessore Russo, infatti, il risultato del tavolo per la verifica dei piani di rientro che si è svolto venerdì scorso a Roma, al Ministero dell'Economia, è stato un primo attestato di fiducia all'operato fin'ora svolto, anche se rimane forte il rischio del commissariamento.
Una fiducia che scaturisce proprio dai primi atti adottati dall'assessore che dimostrano la piena volontà di dare corso alle misure del piano, affrontando alla radice i nodi strutturali dell'inefficienza del sistema sanitario siciliano. In quest'ottica, l'esame definitivo del piano di rientro è stato rinviato al 10 ottobre 2008, proprio per consentire all'amministrazione regionale di completare il lavoro iniziato e riscontrare l'efficacia delle misure adottate.

"E' la notizia che attendevo - ha commentato l'assessore Russo - e che ci dà nuova energia per andare avanti in un lavoro complesso, ma al tempo stesso esaltante. Resta però il fatto che le criticità del sistema sanitario siciliano sono ancora enormi. Per troppi anni la politica ha assunto decisioni non in linea con le necessità di rigore e adesso siamo costretti a un'affannosa corsa verso un obiettivo che resta molto difficile. Il rischio di un commissariamento non è per nulla superato, la situazione di emergenza continua, ma siamo nelle condizioni di riuscire a rispettare gli impegni". "Nei prossimi tre mesi - ha annunciato Russo - porteremo a compimento i nuovi atti di programmazione che consentiranno alla sanità siciliana di uscire dalla crisi. Occorre avviare una stagione di confronto e dialogo con tutti gli attori del sistema, ai quali si chiede grande senso di responsabilità per adottare scelte difficili che vanno in direzione di una vera e propria riconversione del sistema; scelte che devono essere condivise non soltanto al più alto livello di responsabilità politica e istituzionale, ma anche dalle comunità locali interessate. I tetti di spesa sono necessari e non è più possibile prevedere il pagamento degli extra budget".

A Roma sono state analizzate, una per una, le singole voci del piano di rientro. Sono state accertate numerose inadempienze da parte della precedente amministrazione regionale che entro il 2007 avrebbe dovuto porre in essere numerosi provvedimenti per la riduzione del deficit. Un peso decisivo, però, è stato dato ai provvedimenti adottati in appena un mese, "atti che dimostrano inequivocabilmente - si legge in una nota dell'assessorato - la volontà di procedere in maniera organica nella direzione tracciata dal piano di rientro". In particolare, il tavolo tecnico ha sottolineato i mancati interventi in relazione alle seguenti voci: fissazione dei tetti di spesa ai laboratori di analisi, ai convenzionati esterni e alle cliniche private; razionalizzazione della rete ospedaliera; la riqualificazione e la nuova impostazione di sistema del servizio di emergenza e urgenza 118 e la riduzione delle strutture dirigenziali presso le aziende sanitarie: tutti temi già affrontati dall'Assessorato alla Sanità in queste settimane con le organizzazioni di categoria.
Il tavolo tecnico ha permesso anche di verificare che c'è stato un miglioramento nella spesa farmaceutica e che il risparmio sarà ulteriormente incrementato con il provvedimento, adottato a fine giugno del 2008, con cui si demanda alle strutture pubbliche la distribuzione di medicinali particolarmente costosi.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it e da un articolo di Mario Reggio pubblicato su Repubblica.it]

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14 luglio 2008
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