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I tagli della Gelmini

La situazione della scuola italiana è molto grave... Bisogna tagliare!

05 settembre 2008

Nella scuola ci sarà un taglio intorno al 7% della spesa che si traduce in 87 mila posti in tre anni. Lo ha detto ieri dai microfoni di 'Radio anch'io' il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ribadendo che razionalizzare la spesa è un percorso obbligato.
La situazione della scuola italiana, ha sottolineato il ministro è "molto grave, vicina al collasso: il 97% della spesa è in stipendi; la qualità della scuola non dipende da quanto, ma da come si spende". Saranno quindi tagliati "87.000 posti in 3 anni, il 7% della spesa: non possiamo più rimandare, non ha senso difendere lo status quo".

"La scuola deve essere un luogo in cui i ragazzi si sentono protagonisti. Nel tempo la scuola è diventata sempre meno un'istituzione che forma, che educa, e sempre più un luogo dove erogare stipendi. Una forma di ammortizzatore sociale". Secondo Gelmini "non possiamo far finta che le cose funzionino. Non possiamo condannare il Paese ad una scuola che non abbia un futuro. Quindi occorre non limitarsi alla difesa dello status quo che sarebbe ingeneroso e ingiusto nei confronti dei nostri studenti ma ripensare al modello di scuola". Bisogna dunque andare verso la scuola del merito, cambiando il metodo di reclutamento, per evitare che poi i docenti nelle scuole "avanzino solo per anzianità e non per l'impegno e la professionalità che profondono".
La ricetta per realizzare la svolta? In una parola "applicare l'autonomia scolastica", senza la quale si creano inefficienze e spese inutili. "Io ho fiducia nei docenti e nelle loro grandi capacità. Oggi però sono sotto tutela del ministero che va sottoposto ad opera di dimagrimento". Quanto alle accuse di essere tornata a una scuola presessantottina, il ministro risponde che "se essere conservatori significa tornare alla scuola del decoro e dell'ordine allora io sono una grande conservatrice. I ragazzi sono persone da formare non scatole da riempire con nozioni".
 
Quindi il ministro ha lanciato un augurio, perché non sia un autunno caldo ma di responsabilità e assicura ai sindacati di non avere intenzione di sottrarre spazio al dibattito con le parti sociali. "Nell'arco di pochi giorni - ha detto - presenteremo un piano programmatico ai sindacati. Mi auguro che non ci sia una levata di scudi e che per una volta ci sia buona politica e un buon sindacato. Non vorrei andare verso un autunno caldo ma di responsabilità. Chi si limita oggi a criticare il governo non sta dalla parte dei cittadini. Faccia proposte e non si limiti a difendere lo status quo o i posti di lavoro perché così facendo l'Italia va al collasso".

Tornando sulla riforma della scuola e al ritorno del maestro unico, Gelmini assicura che il tempo pieno non sarà toccato, anzi, verrà aumentato senza ulteriori spese. "La scelta del maestro unico - ha affermato - risponde a una esigenza pedagogica, ovvero che il bambino nei primi anni di scuola ha bisogno di un punto di riferimento, la crescita armonica del bambino dipende dall'avere nel maestro una figura di riferimento così come lo è la madre. Quindi - ha aggiunto - credo che il maestro guarda alla formazione del bambino mentre l'insegnante specialista di una disciplina guarda alla sua materia".
Quanto al tempo pieno il ministro chiarisce che "la scelta delle 24-27-30 ore rimane inalterata. Si toglie solo la compresenza di più insegnanti". Ma, assicura il ministro non verrà meno il tempo pieno. "Anzi - ha ribadito - noi riusciremo, non spendendo più soldi ad aumentarlo e ad estenderlo ad un numero maggiore di classi, andando incontro alle esigenze delle famiglie. Chi dice che con il maestro unico verrà meno il tempo pieno fa una operazione di cattiva informazione".

Ma, nonostante l'auspicio del ministro, la temperatura dell'autunno sembra si stia già innalzando: i Cobas e le altre forze del 'sindacalismo antagonista', Cub e Sdl, hanno già proclamato per il 17 ottobre uno sciopero generale “contro il maestro unico” e la politica scolastica di Berlusconi-Tremonti-Gelmini.
"Il Governo vuole tagliare 70 mila posti di insegnanti e 43 mila di Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi), a cui si aggiungono i 47 mila posti già soppressi dalla Finanziaria Prodi, per un totale inaudito di 160 mila posti in meno: il che si tradurrebbe, oltre che nella massiccia espulsione di precari - osserva il leader dei Cobas Piero Bernocchi - nell'aumento a dismisura degli alunni per classe, nella riduzione delle materie e delle ore di lezione, nell'attacco al tempo pieno e prolungato e al sostegno all'handicap, nella cancellazione delle scuole con meno di 500 alunni. Nella foga distruttiva, Berlusconi-Tremonti-Gelmini vogliono addirittura imporre alle elementari il ritorno all'oramai inverosimile maestro unico tuttologo degli anni '50 e '60 del secolo scorso, che, oltre a far sparire altre decine di migliaia di posti, immiserirebbe un insegnamento che ha reso la scuola elementare italiana apprezzatissima nel mondo, tramite la pluralità docente che ha approfondito la conoscenza disciplinare e lo spirito di collaborazione".
I Cobas invitano quindi a far corrispondere a "cotanto attacco"e una risposta, da parte di docenti, Ata, studenti, genitori e cittadini interessati alla scuola pubblica, "altrettanto poderosa".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA]
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- "I tagli alla scuola danneggiano la Sicilia" (Guidasicilia.it, 11/07/08)

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05 settembre 2008
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