I Talebani dietro il fallito attentato a Times Square?
Tre le persone di origine pakistana arrestate subito dopo il fallito attentato nel centro di New York
Due arresti a distanza di poco più di 48 ore dal fallito attentato a New York (LEGGI). Un uomo, in procinto di partire per Dubai, è stato fermato al Jfk mentre una seconda persona è stata catturata a Karachi.
Lunedì sera, intorno alle 11:30 locali, un uomo, Faisal Shahzad, sospettato per il fallito attentato è stato arrestato all'aeroporto JFK su un volo diretto a Dubai. Ad annunciarlo è stato il ministro della Giustizia americano, Eric Holder. La destinazione finale del 30enne sarebbe stata il Pakistan. "E' chiaro che l'obiettivo di questo attacco terroristico era di uccidere cittadini americani", ha dichiarato il ministro della Giustizia durante la conferenza stampa tenuta a seguito dell'arresto. Le forze dell'ordine e le autorità potrebbero dare la caccia a più di un sospetto, ha quindi chiarito il ministro assicurando: "Non ci fermeremo fino a quando non avremo trascinato tutti i responsabili davanti alla giustizia".
E poche ore dopo il primo fermo è arrivata, infatti, la notizia di due persone arrestate a Karachi, in Pakistan, in relazione al fallito attacco alla famosa piazza newyorkese. Si tratta di Tauseef Ahmed, amico di Shahzad, e di suo suocero. Lo hanno rivelato fonti dei servizi segreti pachistani (Isi), secondo cui i due sospettati sono stati immediatamente trasferiti a Islamabad. I due arresti sono stati resi possibili grazie allo scambio d'informazioni d'intelligence tra l'Fbi e l'Isi.
Il presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama ha assicurato che gli americani ''non si faranno intimidire, non si faranno riempire di paura, non si faranno terrorizzare'' dal nuovo tentativo di attentato terroristico contro di loro. Il presidente Usa ha dichiarato che ''faremo tutto il necessario per proteggere il Paese" e ha ringraziato la vigilanza dei cittadini e la rapida azione delle forze di sicurezza che hanno reso possibile sventare l'attentato. "Giustizia sarà fatta", ha affermato Obama sottolineando come "ancora una volta, un tentativo di attentato (contro l'America, ndr) sia fallito".
Faisal Shahzad - che ha acquistato il veicolo Nissan Pathfinder usato a Times Square - è un cittadino naturalizzato americano di origine pachistana, che vive nel Connecticut. E' stato incriminato ieri, hanno reso noto con un comunicato congiunto l'ufficio di Manhattan del procuratore federale Preet Bharara, l'FBI e il Dipartimento di polizia di New York. L'uomo, vi si legge, è stato arrestato dopo essere stato identificato dagli agenti della U.S. Customs and Border Protection del Dipartimento per la sicurezza del territorio nazionale.
Durante l'interrogatorio, Shahzad ha detto agli inquirenti di aver agito da solo. A riferirlo sono fonti inquirenti americane citate dalla 'Bbc', le quali sottolineano che si continua a indagare anche sulle sue connessioni con persone o gruppi all'estero.
A incastrare il trentenne sarebbe stato il cambio di cittadinanza ottenuto il 17 aprile del 2009. A riferirlo è la 'Cnn' secondo cui, grazie al recente cambio di residenza, le autorità disponevano di una fotografia di Shahzad, che ne ha permesso il riconoscimento da parte dell'uomo da cui ha acquistato il veicolo poi utilizzato nel fallito attentato. In particolare sarebbe stato un adesivo (con il nome di un venditore di auto usate del Connecticut) sul portellone dell'auto e il numero di cellulare incautamente citato in una mail per l'acquisto del Suv a tradire Faisal Shahzad, sposato e con due bambini piccoli. Le indagini, hanno spiegato fonti ben informate al Washington Post, sono partite infatti dal Suv Nissan Pathfinder parcheggiato sabato sera presso Times square con un ordigno esplosivo a bordo.
E dopo l'arresto di Shahzad l'inchiesta sul fallito attentato si concentra sulla pista più inquientante, cioè il possibile coinvolgimento diretto dei Talebani in un attacco condotto nel cuore degli Stati Uniti. La notizia è ancora del Washington Post che cita fonti inquirenti e gli atti dell'incriminazione di Shahzad.
Ed è proprio quanto confessato dal 30enne, figlio di un ex alto ufficiale dell'Aeronautica pachistana ora ritiratosi in pensione nella natia Peshawar, insieme alle prove delle diverse telefonate ricevute dal Pakistan dopo l'acquisto del Suv utilizzato poi come autobomba, a spingere gli inquirenti a considerare la pista dei talebani pachistani la "principale ipotesi". "E' l'ipotesi principale - ha spiegato al Post uno degli inquirenti - ci sono solo poche organizzazioni che possono fornire addestramento in Pakistan, ed i Talebani sono una di queste, una che ha più di un motivo per attaccarci".
Così gli investigatori, che in un primo momento avevano mostrato scetticismo verso la rivendicazione arrivata dai Talebani dopo il fallito attentato di sabato scorso, stanno rivedendo la loro posizione. E da qui ad un possibile coinvolgimento di al Qaeda "il passo è breve".
Finora sia l'intelligence americana che quella pachistana erano convinte che i Talebani non avessero la capacità, ed in fondo neanche l'interesse, per portare a termine attacchi fuori dalla loro regione, l'AfPak, tenendosi quindi lontanti dalla jihad globale modello al Qaeda. Ma, continua l'analisi degli esperti, ultimamente i legami del gruppo con al Qaeda ed altri gruppi stranieri si sono rafforzati, e così le ambizioni dei Talebani. Proprio come testimonia il video del leader talebano Hakimullah Mehsud, apparso sulla rete proprio nei giorni immediatamente precedenti all'attacco a Times Square, in cui si minacciavano attacchi suicidi nella città americane.
L'evoluzione è poi destinata a riaccendere la polemica negli Stati Uniti sul modo in cui l'amministrazione Obama ha scelto di gestire i casi dei sospetti terroristi catturati, prima Omar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano che la scorsa vigilia di Natale ha tentato di far esplodere un aereo partito da Amsterdam in atterraggio a Detroit (LEGGI), ed ora Shahzad. I repubblicani infatti contestano il fatto che i casi siano affidati alla magistratura ordinaria, non quella militare, che prevede quindi anche la famosa 'Miranda', cioè il riconoscimento del diritto di rimanere in silenzio per non incriminarsi. L'amministrazione Obama ha replicato che Shahzad, a differenza di Abdulmutallabn, ha continuato a rispondere e collaborare anche dopo la lettura dei diritti, ricordando poi che è un cittadino americano.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Washington Post, Adnkronos/Aki]
- La carriera di un terrorista senza successo di Vittorio Zucconi (Repubblica.it)