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I terremoti sono scritti nelle nuvole...

Secondo due geofisici cinesi alcuni segni precursori dei sismi si possono ritroavre anche nelle nubi

24 aprile 2009

Impossibile prevedere i terremoti? Non è vero. Ad annunciare l'arrivo di un sisma sarebbero infatti le nuvole.
E' quanto sostengono due geofisici cinesi, Guangmeng Guo e Bin Wang del 'Remote Sensing Center' della NanJang Normal University di Henan, specializzati nell'individuazione di segni precursori dei sismi. Secondo quanto riferisce la rivista 'New Scientist', i due esperti ritengono che il comportamento delle nuvole potrebbe annunciare l'arrivo di un terremoto e a sostegno della loro tesi annunciano che a fine aprile l'area meridionale dell'Iran potrebbe essere interessata da un nuovo evento di magnitudo Richter tra 5.0 e 6.0.
Ma, secondo il commento rilasciato al quotidiano 'La Stampa' da Antonio Piersanti, direttore di Sismologia e Tettonofisica dell'Ingv (Istituto nazionale di geologia e vulcanologia), quello dei cinesi è "un lavoro pionieristico" che va ulteriormente approfondito e valutato.
 
I due geofisici cinesi hanno osservato negli ultimi anni le formazioni nuvolose sopra l'Iran (che è una delle aree sismiche più attive del pianeta ed è percorso da almeno sei faglie, attraversate da una sessantina di fratture minori) e hanno messo in relazione due terremoti verificatisi in quel paese (il 22 febbraio 2005 e il 25 gennaio 2006) con il comportamento di alcune nubi (chiamate Eqc, Earthquake clouds) e nebbie (le Eqf, Earthquake frogs), che avevano studiato sulla base dei rilevamenti dei satelliti metereologici. In base a quanto riferito in uno studio da loro pubblicato nel 2008 sulla rivista della 'Remote Sensing and Photogrammetry Society', la coltre nuvolosa presente sull'Iran meridionale nel dicembre 2004, dunque un paio di mesi prima del devastante terremoto, risultava "strappata" in alcuni punti per una lunghezza di centinaia di chilometri. I buchi, che non sembravano spiegabili in termini di dinamica atmosferica, rimasero visibili per ore, apparentemente immobili nella faglia mentre intorno le formazioni nuvolose si muovevano. Anche le immagini termiche del suolo mostravano, secondo i due geofisici cinesi, che lungo la faglia le temperature erano più alte che nelle aree circostanti. E 69 giorni dopo ci fu un sisma di magnitudo 6.4 a causa del quale morirono 600 persone. Lo stesso fenomeno si verificò un anno dopo, nel dicembre 2005, con "strappi" di minor persistenza e 64 giorni dopo si verificò un altro terremoto di magnitudo 6.0.

Le ipotesi formulate da Guo e Wang per spiegare il fenomeno sono due ma il direttore dell'Ingv le ha definite "audaci". La prima è che l'emissione di gas bollenti provenienti dalla faglia ha provocato l'evaporazione di parte delle nubi. A questo proposito Piersanti sostiene che ciò "sarebbe un avvenimento singolare, perché i getti dovrebbero essere davvero potenti per salire a quote superiori ai 100 metri e influenzare le nuvole. Non mi risulta che si sia mai registrato nulla di simile". La seconda ipotesi prevede invece che l'alta pressione che si genera nello strato roccioso prima del sisma causi perturbazioni elettromagnetiche, che a loro volta influenzano le nuvole sopra il sito.
I cinesi hanno prodotto "un lavoro pionieristico, come i tanti inviati al sito dello Csep (Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability, www.cseptesting.org), un laboratorio virtuale diffuso. Qui chiunque può sottoporre un proprio modello che viene poi valutato". Ma, secondo Piersanti "finora nessuno ha retto alla prova". [Adnkronos/Ign]

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24 aprile 2009
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