I tre ex ostaggi, Stefio, Agliana e Cupertino verranno nuovamente ascoltati dai pm romani
La Procura di Roma, con in mano la presunta foto del blitz, indaga sul presunto riscatto
I magistrati del pool antiterrorismo della Procura Roma cercano di fare chiarezza sui 56 giorni della detenzione dei tre italiani prigionieri in Iraq. E, dopo aver acquisito agli atti la foto pubblicata sul Corriere della Sera che ritrae il momento della liberazione, hanno deciso di interrogare nuovamente tutti e tre gli ex detenuti.
"La casa dove è avvenuto il blitz che ci ha ridato la libertà, per me doveva essere la casa della morte".
È il racconto di Salvatore Stefio, uno dei tre ostaggi italiani liberati martedì scorso, al pm Franco Ionta nel corso della deposizione. L'ex ostaggio ha spiegato che erano state diverse circostanze a fargli ritenere che quell'ultimo spostamento dovesse essere definitivo. Uno dei sequestratori, secondo la ricostruzione di Stefio, gli avrebbe fatto capire chiaramente che di quella sarebbe stata la loro ultima «prigione». "L'ultimo video girato dai sequestratori ci terrorizzò: ci hanno solo detto di dire i nostri nomi e null'altro. Capimmo che stavamo per essere uccisi", ha detto Salvatore Stefio al pm. "Una richiesta così - ha raccontato Stefio - non poteva che spaventarc", tenendo anche conto del fatto che uno dei rapitori aveva sussurrato a Stefio che la prigionia stava per finire con la loro morte. Il video, stando alla ricostruzione del'ex ostaggio, fu girato 4-5 giorni prima della liberazione.
Per Umberto Cupertino, ascoltato quasi cinque ore dal pm Pietro Saviotti, non si sarebbe mai parlato, durante tutta la prigionia del pagamento di un riscatto. Maurizio Agliana, invece, dopo 5 ore di colloquio col pm, si sarebbe limitato a un: "è andato tutto bene, come sempre".
Queste sono state le dichiarazioni rilasciate dai tre ex ostaggi, Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana.
La decisione di convocarli nuovamente subito dopo le elezioni nasce da due diverse esigenze. Evitare strumentalizzazioni ma, allo stesso tempo, fare al più presto chiarezza sulle voci che il loro ritorno a casa sia la conseguenza del pagamento di un riscatto di nove milioni di dollari e non di un’operazione militare.
In attesa della relazione dei carabinieri del Ros e dell’arrivo degli atti redatti dagli ufficiali che hanno partecipato alle fasi conclusive della liberazione degli italiani e del polacco, i pm vogliono ricostruire con i tre ex ostaggi gli ultimi istanti della detenzione.
E sono sempre in attesa di conoscere i nomi dei quattro terroristi che anche il portavoce delle truppe della coalizione, il generale Mark Kimmitt, ha detto sono stati arrestati dagli uomini delle forze speciali quando sono entrati nella casa di al Mahmudiya, a poco più di trenta chilometri da Bagdad e di poterli interrogare, qui o in Iraq.
Entro questa settimana dovrebbero arrivare al Palazzo di giustizia anche il fondatore di Emergency, Gino Strada, e il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Maurizio Scelli.
Con entrambi, al centro degli interrogatori ci sarà l’ipotesi del versamento di denaro ai terroristi per la liberazione dei nostri connazionali. Strada dovrà spiegare chi e quando gli ha detto del riscatto di nove milione e mezzo di euro.
Infine, la tv araba Al Jazira dovrebbe rispondere alla richiesta del video dell’uccisione di Quattrocchi. È da lì che possono arrivare risposte.