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I vertici dell'Ucoii indagati aver pubblicato sul web alcuni documenti che inciterebbero alla violenza razziale

08 febbraio 2007

I vertici dell'Ucoii (Unione della comunità e organizzazioni islamiche in Italia) Roberto Piccardo, portavoce dell'unione e il presidente Mohamed Nour Dachan, sono stati indagati dalla procura di Roma perché, il primo ha pubblicato sul sito internet www.islam-online.it alcuni documenti che ''incitano a commettere violenze e atti di provocazione alla violenza per motivi razziali e religiosi'', Mohamed Nour Dachan invece per aver diffuso ''idee fondate sull'odio razziale e religioso'' facendo pubblicare sul Quotidiano Nazionale, l'inserzione a pagamento: ''Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane'', apparsa il 19 agosto 2006.
L'inchiesta della procura di Roma era scaturita da una denuncia dei parlamentari di Forza Italia, Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio. L'iscrizione di Piccardo e Dachan è stata decisa dopo la consultazione delle fonti e in particolare le sentenze della Corte di cassazione in materia di istigazione all'odio razziale.

Nell'inserzione a pagamento fatta il 19 agosto scorso su alcuni quotidiani del gruppo Riffeser, l'Ucoii metteva sullo stesso piano le stragi naziste compiute in Italia con gli eccidi compiuti dagli israeliani anche in Libano.
La procura aveva identificato, tramite la Digos, come uno degli ispiratori del messaggio Mohamed Dachan, presidente dell'Ucoii. Secondo quanto si è appreso secondo la procura vi sarebbe il cosiddetto 'dolo specifico', ossia la precisa finalità di istigazione all'odio razziale, e nella fattispecie contro gli ebrei.
Nella ''lettera inviata agli italiani'' dall'Ucoii è stato scritto:
''Pensate che, mentre state leggendo, ci sono innocenti che muoiono. L'estate del 2006 potrebbe essere ricordata tra le pagine di cronaca nera dell'umanità. Il condizionale è d'obbligo perché persiste una vergognosa e sistematica censura che stravolge le verità storielle e filtra la diffusione delle informazioni... La sesta guerra sferrata da Israele contro il Libano si sta consumando ormai da un mese, con un bilancio agghiacciante di morti, feriti e sfollati. Oltre 1.000 persone hanno trovato la morte in sole quattro settimane: più di un quinto della popolazione si trova senza un tetto; decine di migliaia sono i feriti. Fonti ospedaliere, confermate anche dalla Croce rossa libanese, hanno parlato dei 'feriti mai visti prima', denunciando l'uso, da parte dell'esercito israeliano, anche di armi al fosforo proibite... A questa pioggia di morte ha fatto eco ogni giorno la cronaca che giunge dalla Palestina. Il dramma di intere popolazioni vittime della barbarie espansionista, unisce nella sua tragicità, Libano e Palestina. La spiaggia di Jabalya con il massacro di Qana; la cronaca delle violenze israeliane contro i civili inermi, si sta consumando sotto lo sguardo indifferente dell'umanità''.

''La morte dei bambini, donne e innocenti - si legge ancora - sembra essere diventata un fatto ordinario, scontato, che non merita di essere citato, commentato, né tanto meno condannato dai media e dalle sedi della politica internazionale: laddove quest'ultima ha tentato di muoversi è arrivata implacabile la condanna del veto. I morti sono così diventati un effetto prevedibile e non collaterale di quello che si è dimostrato un progetto politico consolidato. Nel triste elenco delle vittime della violenza omicida dell'esercito israeliano ci sono anche giornalisti, caschi blu dell'Onu, pacifisti di ogni zona del mondo, anche americani. Abbiamo sentito parlare di nuovo Medio Oriente, una espressione che cela quella più antica del 'Grande Israele'. Gli scopi del nuovo attacco contro il Libano sono sembrati chiari fin dai primi giorni del conflitto: Tel Aviv ha subito chiarito le sue intenzioni di espandersi nel territorio libanese su un'area di oltre 30 chilometri. Questo nuovo territorio andrebbe ad annettersi a quelli precedentemente occupati, come accadde per le alture del Golan siriano e i territori della Cisgiordania palestinesi. Ricordiamo alcuni fatti storici della guerra israeliana contro il Libano e la Palestina''.

Nell'invito a comparire davanti ai Giudici rivolto a Mohamed Nour Dachan si cita si rammenta, inoltre, che nella pagina venivano elencati ''n.70 'fatti storici' sostenutamente avvenuti in Libano e Palestina ad opera di Israele, elencando a fianco di ciascuno di essi definito 'massacro' il numero dei morti, concludendo ''Marzabotto = Gaza = Fosse Ardeatine = Libano'', aggiungendo ''quello che avete letto non è un elenco di numeri e date che si possono dimenticare: è il racconto di una tragedia che si sta consumando non molto distante da noi. Ora nessuno potrà dire: io non lo sapevo''.

Il portavoce dell'Ucoii, Roberto Piccardo, ha espresso ''piena fiducia nella Magistratura''. ''Nel documento in questione - ha spiegato Piccardo - non c'è alcuna incitazione alla violenza ma piuttosto una forte preghiera perché Dio metta la misericordia tra gli uomini''. ''Il provvedimento della Procura - ha affermato ancora il portavoce dell'Ucoii - è un atto dovuto a seguito della denuncia di due parlamentari. Confido nella serenità di giudizio dei Magistrati che stanno indagando. Diversa - ha concluso - è la valutazione relativa al tentativo in atto di criminalizzare agli occhi dell'opinione pubblica qualunque posizione diversa dalla politica seguita dallo Stato di Israele''. Mohamed Nour Dachan  ha risposto invece con un secco ''no comment'' alle domande sull'avviso di garanzia recapitatogli dalla Procura di Roma.

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08 febbraio 2007
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