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I volontari italiani rapiti in Somalia sono vivi

Il ministro degli esteri Franco Frattini: ''I contatti sono in corso, ma chiediamo il silenzio stampa''

25 luglio 2008

Jolanda Occhipinti e Giuliano Paganini, i due volontari italiani rapiti in Somalia due mesi fa, sono ancora vivi. A dare la notizia è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che però chiede di mantenere il massimo riserbo: "I contatti sono in corso. Chiediamo, però, il silenzio stampa. Speriamo che la vicenda finisca come per gli alpinisti sull'Himalaya".
I due cooperanti, che lavorano per la Ong Cooperazione Italiana Nord Sud (CINS), sono stati sequestrati il 21 maggio scorso da uomini armati mentre si trovavano nel villaggio di Awdhegle, a 70 chilometri a sud di Mogadiscio. Subito dopo il rapimento la Farnesina aveva fatto sapere che i due volontari stavano bene, ma aveva invocato il silenzio stampa, data la "particolare pericolosità della zona" e la "delicatezza delle circostanze".

Anche Valentina, la figlia di Paganini, aveva chiesto di spegnere i riflettori per non compromettere le trattative in corso. Dal principio, infatti, la Cins aveva detto di aver "stabilito un contatto" con i rapitori. Paganini, 66 anni, è un agronomo e vive a Pistoia con moglie e figlia. Alle spalle ha lunghi anni trascorsi a lavorare in Africa. Era in Somalia da marzo e il suo rientro in Italia era previsto per i primi di giugno.
Jolanda Occhipinti, 51 anni, originaria di Ragusa, è infermiera professionale ed era partita per la Somalia l'inverno scorso. La donna, sposata e con due figli, nel 2007 è stata insignita del titolo di Cavaliere della stella della solidarietà italiana e si occupa soprattutto dell'amministrazione del progetto.
Con i due volontari italiani è stato rapito anche un collega somalo, Abderhman Yusuf.

Ultimamente la Somalia è sempre più al centro delle cronache per un'impennata dei rapimenti, soprattutto a danno degli stranieri, ma anche dei locali. Quello dei sequestri, negli ultimi anni è diventato un business assai redditizio per le tante bande criminali che vivono nel Paese, dove oggi, secondo un recente rapporto delle Ong, circolano tante armi quante ce ne erano durante il regime di Siad Barre, crollato nel 1991.
L'ultimo episodio è il rapimento di un gruppo tutto somalo, che però lavorava per Water for life, una ong italiana che in quindici anni non aveva mai avuto problemi in quel territorio. Una vicenda preoccupante, a detta del fondatore dell'organizzazione Elio Sommavilla. E un segno che la Somalia è una terra sempre più fuorilegge. [Repubblica.it]

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25 luglio 2008
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