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Ieri in Sicilia la Giunta dell'Associazione Nazionale Magistrati ha incontrato i vertici di Confindustria Sicilia

17 gennaio 2008

Ieri la Giunta Esecutiva Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati è stata in Sicilia. Prima ha incontrato i magistrati del distretto di Caltanissetta, con i quali sono stati analizzati i gravissimi problemi venutisi a creare dopo la riforma dell'ordinamento giudiziario, che rischia di svuotare le cosiddette 'Procure di frontiera', come quella di Caltanissetta e di Gela, impegnate in importanti indagini in materia di lotta alla mafia, tutela dell'ambiente, contrasto delle organizzazioni transnazionali che gestiscono l'immigrazione clandestina e di varie altre forme di criminalità. Con la riforma, infatti, la previsione è che procure come quelle di Gela, di Enna, e di Nicosia rimangano prive, entro il 2008, dell'80% dei magistrati, e che il Tribunale e la Procura di Caltanissetta vedano ridotto di un terzo il loro organico. Una situazione drammatica che richiede, quindi, una immediata attenzione del Parlamento e delle altre istituzioni, e che l'Anm si è impegnata a sollecitare con forza, dando voce alle istanze provenienti dalla base dei magistrati e dai cittadini.

Sempre ieri mattina l'Anm ha incontrato presso la Corte di Appello di Catania, una delegazione della Confindustria, composta tra gli altri dal Vice Presidente nazionale con delega per il Mezzogiorno Ettore Artioli e dal Presidente Regionale Ivan Lo Bello.
La realtà giudiziaria del Distretto catanese, con riferimento al problema delle estorsioni - si legge in una nota dell'Anm etnea - è stata illustrata dalla procura Distrettuale dal procuratore facente funzioni Vincenzo D'Agata, dal procuratore aggiunto Giuseppe Gennaro e dal sostituto procuratore Agata Santonocito, che hanno rimarcato il grande impegno dei magistrati sul fronte dell'antiracket, sottolineando nel contempo la assoluta necessità di una più stretta collaborazione sia con le associazioni di categoria, sia con i singoli imprenditori i quali dovranno rendersi protagonisti di un cambiamento di mentalità rivolto non solo a denunciare le estorsioni, ma anche a rinunciare a qualunque forma di collateralismo con le consorterie mafiose per l'aggiudicazione di appalti pubblici.
In tal senso sono stati auspicati interventi legislativi che regolino le forme di partecipazione "esterna" all'associazione mafiosa e l'introduzione di protocolli investigativi capaci di tutelare inizialmente la riservatezza degli imprenditori che denunciano il racket.

Il presidente dell'Anm di Catania, D'Alessandro, manifestando apprezzamento per le iniziative della Confindustria, ha evidenziato la necessità per la magistratura associata realizzare iniziative per l'attuazione di riforme che consentano un migliore funzionamento del sistema giustizia soprattutto nelle realtà meridionali; sul punto sono state evidenziate le carenze di organico (Catania a parità di affari penali ha la metà dei sostituti procuratori di Palermo), le incongruenze del nuovo ordinamento giudiziario che svuoterà ben presto gli uffici di Procura senza possibilità di integrazione degli organici attraverso colleghi di prima nomina, la sostituzione "forzata" di colleghi che rappresentano le necessarie memorie storiche del fenomeno mafioso, le lungaggini della fase dibattimentale con gravi ricadute sulla efficacia delle investigazioni e con evidentissime ricadute negative sulla fiducia che i cittadini, e nella specie gli imprenditori, devono porre verso il sistema Giustizia.

A conclusione dell'incontro il presidente della giunta esecutiva centrale, Simone Luerti, nel ricordare l'impegno della magistratura del distretto avverso il fenomeno mafioso, ha ribadito il fermo impegno dell'Anm sul fronte delle iniziative da adottare al fine di limitare gli effetti perversi della riforma sull'ordinamento soprattutto con riferimento al paventato blocco degli uffici di più modeste dimensioni che rischiano di essere azzerati nel settore requirente.
L'incontro tra l'Anm e la Confindustria mira a rafforzare la collaborazione del mondo imprenditoriale con l'autorità giudiziaria e a rendere più efficace la protezione delle vittime nell'ambito del processo penale (tema, questo, su cui l'Italia ha recentemente subito una condanna da parte della Corte di Giustizia delle Comunità Europee proprio per il suo inadempimento all'obbligo di conformarsi alla direttiva europea in materia di indennizzo delle vittime dei reati).

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17 gennaio 2008
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