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Ieri seconda udienza per il presidente Salvatore Cuffaro al processo delle ''Talpe alla Dda di Palemo''

21 giugno 2006

Dopo il debutto di martedì scorso, il presidente della regione Salvatore Cuffaro ieri si è ripresentato in aula per rispondere alle domande dei pm Nino Di Matteo e Maurizio De Lucia. Il governatore è stato interrogato per circa tre ore ner il processo in cui è imputato di favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazioni di segreti d'ufficio. L'esame di ieri è stato puntato dai pm sui presunti contatti che Cuffaro avrebbe avuto con esponenti mafiosi, e anche sta volta Cuffaro ha respinto tutte le accuse.
Nel corso dell'interrogatorio il presidente della Regione ha chiarito subito ai giudici del tribunale di aver studiato bene le carte del suo processo in modo ''da evitare i non ricordo'' di cui nella scorsa udienza aveva invece abusato come risposta alle domande dei pm. Cuffaro ha inoltre trovato lo spazio per lanciare una frecciata polemica, quando ha sottolineato di non voler utilizzare la frase ''non ricordo'' perché, ha spiegato, ''se lo dico poi i giornali ci fanno i titoli, quindi dico che ci sono molte circostanze che non mi risultano''.

Davanti al Tribunale presieduto da Vittorio Alcamo, il governatore è stato esaminato in particolare dal pm Maurizio De Lucia, che per un'ora e un quarto gli ha posto domande sulle dichiarazioni rese da Francesco Campanella, ex consigliere comunale di Villabate adesso collaboratore di giustizia.
Cuffaro ha respinto seccamente l'accusa di aver chiesto una tangente da 5 miliardi di vecchie lire per la realizzazione di un grande centro commerciale alle porte di Villabate.
Secondo Campanella, Cuffaro avrebbe accennato alla tangente durante una riunione con varie persone. ''È un'accusa assurda, che mi offende'', ha affermato perentoriamente Cuffaro, e ha aggiunto:
''Io ho avuto rapporti,  in qualità di assessore, con decine di imprenditori. In Sicilia ho portato le più grandi aziende. E avrei dovuto chiedere la tangente da 5 miliardi? Inoltre da sempre sono contrario alle grandi infrastrutture commerciali''. Cuffaro si è anche lamentato del modo in cui vengono utilizzate le dichiarazioni di Campanella: ''Dice tante cose che non sono vere. Dice bugie. Però quando le dichiarazioni sono su di me vengono aperte inchieste. Quando sono su Lumia, e vengono confermate da altri, non succede niente''.

Al presidente della Regione siciliana sono stati poi chiesti chiarimenti su una serie di telefonate, 57 per l'esattezza, che si sarebbero svolte tra lui e un esponente del Sismi, il servizio segreto militare, che telefonava sia al suo cellulare che al telefono fisso della presidenza. Il presidente, che ha ammesso il rapporto di lavoro e amicizia con un colonnello dei carabinieri che lavora nell'intelligence.

I difensori di Totò Cuffaro hanno rinunciato al controesame e l'udienza è stata rinviata al 27 giugno prossimo.

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21 giugno 2006
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