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Il 12 giugno in Italia si voterà per il referendum sulla fecondazione assistita

La data decisa ieri dal Consiglio dei Ministri, ha trovato molte voci contrarie

08 aprile 2005

Dopo una riunione-lampo a Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei Ministri convocato ieri, 7 aprile, il Ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, ha comunicato che è stata scelta la data per il referendum sulla fecondazione assistita.
Si voterà domenica 12 giugno e, forse, anche lunedì 13. Gli orari saranno poi fissati per decreto, anche se lo stesso Pisanu ipotizza domenica dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15.

Una data, quella scelta dopo che, nelle consultazioni precedenti al Consiglio dei Ministri, il ministro Pisanu aveva registrato il no secco dell'opposizione circa la possibilità di accorpare il referendum con il secondo turno elettorale previsto il 29 maggio.
Il governo, ha detto il ministro dell'Interno, ha fissato quella data per ''eliminare l'impatto negativo sull'anno scolastico'' che chiude prima, e ''evitare il ponte del 2 giugno che certamente potrebbe distrarre i cittadini''. Pisanu ha sottolineato, tra l'altro, come dei sedici referendum tenuti finora nel nostro paese, otto si siano tenuti nel mese di giugno.
In quanto all'eventualità di fissare il referendum per il 29 maggio - come richiesto dal comitato promotore - Pisanu ha spiegato che per l'emanazione di un decreto legge ''non c'è la necessaria unanimità politica, né tra le forze di maggioranza né tra quelle di opposizione''. Nessun dettaglio su quali siano state le forze politiche di opposizione contrarie ad anticipare il voto: ''Le consultazioni che ho tenuto - ha spiegato il ministro - erano riservate''.

Dalla Margherita, Arturo Parisi smentisce il ministro: ''Noi avevamo espresso una preferenza per fine maggio. Non so a che posizioni si riferisca il ministro Pisanu quando fa riferimento a opinioni differenti nell'opposizione''.
Secondo i Radicali la scelta del 12 giugno rappresenta un ''atto di arroganza basato su un calcolo sbagliato. Le elezioni del Lazio avrebbero dovuto insegnare che il cardinale Ruini non sposta voti''. Lo dicono Daniele Capezzone, Marco Cappato e Rita Bernardini: ''la scelta del governo è pessima, gravissima, irragionevole, peraltro fondata su tesi giuridicamente e politicamente risibili''.
A fare loro eco, il presidente dei deputati di Rifondazione comunista, Franco Giordano, che parla di ''un imbarazzante tiro alla fune giocato dal governo con le sue componenti interne'', ''a discapito della volontà dei cittadini'' e auspica ''un immediato ripensamento per correggere una scelta grave e illiberale''. La deputata Ds, Gloria Buffo, mette in evidenza lo slittamento della data del referendum ''a un weekend di mezza estate. Fino a ieri questa destra invocava il popolo sovrano, adesso spera che il popolo vada al mare. Evidentemente, dopo le elezioni regionali - conclude - la paura delle urne fa novanta...''.

In Sicilia, sempre per quel che riguarda la procreazione assistita, un decreto firmato all'inizio del marzo scorso dall'assessore alla Sanità, Giovanni Pistorio, prevede che ''Le prestazioni connesse ad attività di procreazione medicalmente assistita non sono ricomprese fra quelle ammissibili a carico del servizio sanitario nazionale'', ossia tutte le prestazioni sanitarie in Sicilia connesse alla procreazione assistita non possono dunque essere rimborsate dal servizio pubblico.

Una decisione che ha suscitato, in queste settimane, diverse reazioni. Il ministro per le pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, rivolgendosi all'assessore Pistorio, lo aveva invitato a ''riconsiderare la decisione di escludere dal rimborso del servizio pubblico le pratiche di fecondazione assistita''. ''La Sicilia, a Palermo e Catania - ha affermato il ministro - è sede di centri di assoluta eccellenza in questo campo, che hanno conseguito risultati scientifici riconosciuti a livello internazionale. Privare la Sicilia e le migliaia di coppie siciliane di questa opportunità credo sia una scelta che va rivista. E in questo senso rivolgo un appello a Pistorio e a tutto il governo regionale''.

Secondo Pistorio ''nulla cambia nel sistema di erogazione delle prestazioni in tema di fecondazione assistita. Il decreto completa, invece, il percorso di autorizzazione dei centri, a tutela della salute della donna. Un percorso virtuoso nel quale la Sicilia è antesignana come la Lombardia''. Percorso avviato in agosto in applicazione delle disposizioni della legge 40. ''Se il primo provvedimento stabiliva i criteri tecnico strutturali per l'inserimento dei centri nei livelli di riferimento - aveva detto Pistorio -, l'attuale provvedimento disciplina il rilascio delle autorizzazioni e dispone che le Asl effettuino controlli, almeno semestrali, sul mantenimento dei requisiti. Si tratta, dunque, di una garanzia fornita alle donne, sulla qualità e sicurezza delle prestazioni''.
''Occorre distinguere fra i trattamenti erogati in regime di ricovero ospedaliero e quelli in regime ambulatoriale - aveva specificato Pistorio -. Le tre strutture pubbliche siciliane hanno erogato nel tempo, e continueranno a farlo, queste prestazioni a carico del Servizio sanitario regionale utilizzando, ai fini del rimborso, codifiche di remunerazione previste per le singole prestazioni sulla base di tariffe già esistenti all'interno dei Drg per la specialità di ostetricia e ginecologia. Una procedura condivisa anche dal ministero, che in questo senso ha inviato una nota di precisazione alla conferenza delle Regioni''.

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08 aprile 2005
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