Il 14.VI.1996
moriva a Comiso in un incidente l'autore di Diceria dell'Untore, Gesualdo Bufalino
Dal 1930 al 1935 Gesualdo, negli anni della scuola, frequenta come apprendista la bottega di pittore di carri: una parentesi sulla quale l'autore tornerà in seguito con parole di nostalgico e dolce trasporto.
Nel 1940 si iscrive alla Facoltà di Lettere dell'Università di Catania, ma a causa anche del conflitto bellico non frequenta che poche lezioni, perdendo l'opportunità di stabilire rapporti con i docenti. Due anni più tardi è richiamato alle armi, e durante il corso per Allievi Ufficiali stringe amicizia con Angelo Romanò, giovane intellettuale cattolico. Da questo legame nasceranno alcune collaborazioni giornalistiche ed una fitta corrispondenza, destinata però, per le diversità delle strade imboccate, ad interrompersi pochi anni dopo la fine della guerra.
Nel settembre del 1943 Bufalino è a Sacile, in Friuli, dove verrà catturato dai tedeschi all'indomani dell'armistizio; con l'aiuto di una ragazza riesce però a fuggire, e dopo alcuni mesi di clandestinità nelle campagne friulane, nel gennaio del 1944, ripara in Emilia presso un gruppo di suoi conterranei. Con l'arrivo dell'autunno Bufalino si ammala di tisi e viene ricoverato nel sanatorio di Scandiano, il cui primario Biancheri, raffinato umanista, nello scantinato dell'ospedale custodisce migliaia di libri: il paziente ha libero accesso alla "biblioteca" e proprio qui legge Proust, in francese, per la prima volta. Durante la primavera del 1946 Bufalino ottiene il trasferimento in un sanatorio della Conca d'Oro, a Palermo. Vi rimarrà fino all'anno seguente e in quei mesi vive le esperienze e le emozioni che si ritroveranno in seguito, trasfigurate letterariamente, nel romanzo d'esordio Diceria dell'Untore.
Dimesso dal sanatorio si laurea nel 1947 e torna a Comiso. Ha inizio per lui una normale routine da insegnante nell'Istituto Magistrale di Vittoria. Una vita, però, costellata di letture inesauribili, dalla visione di centinaia di film (specialmente francesi) e da una copiosa produzione letteraria, sottratta tuttavia all'immediata pubblicazione.
Nel 1950 intraprende la stesura di Diceria dell'Untore, conclusa solo all'inizio degli anni Settanta e seguita comunque da una decennale revisione. Le sue uniche pubblicazioni si limitano alla prefazione di alcuni volumi, e saranno proprio le note poste a commento di una raccolta di vecchie fotografie di Comiso a segnalarlo all'attenzione di Elvira Sellerio e Leonardo Sciascia. Sollecitato a presentare loro i propri scritti, Bufalino si dimostra reticente e dubbioso e in un primo momento consegna esclusivamente alcune traduzioni di Giraudoux, Madame de la Fayette e Toulet, tutte pubblicate da Sellerio. Solo nel 1981 si decide ad estrarre dal cassetto Diceria dell'Untore, prontamente pubblicato dall'editrice palermitana e vincitore per quell'anno del Premio Campiello.
Rotti gli indugi, l'autore comisano intrattiene collaborazioni anche con Einaudi e Bompiani, oltre che con una serie di piccoli e quasi artigianali editori ai quali affida la preparazione di elitarie edizioni sibi et paucis di alcune sue opere.
E così nel 1982 dà alle stampe Museo d'ombre, Dizionario dei personaggi di romanzo da Don Chisciotte all'Innominabile, e le poesie de L'amaro miele. In quello stesso anno, inoltre, sposa, dopo una ventennale convivenza, una ex allieva, Giovanna Leggio: gli invitati alla cerimonia ricevono un libro nel quale sono raccolti pensieri espressi da letterati illustri sul matrimonio. Una versione ampliata dell'originario libretto sarà pubblicata nel 1989 da Bompiani con il titolo Il matrimonio illustrato.
Negli anni Ottanta, oltre agli elzeviri raccolti in Cere perse (1985) e La luce e il lutto (1988), pubblica i romanzi Argo il cieco ovvero I sogni della memoria (1984), Le menzogne della notte (1988); la raccolta di racconti L'uomo invaso (1986); ed infine Il malpensante, lunario dell'anno che fu (1987) e Saline di Sicilia (1988).
Nel 1990 escono Calende greche e Saldi d'autunno, a cui seguono nel 1991 i volumi Qui pro quo, Il Guerrin Meschino e Rondo della felicità. Nel 1992 viene edito il libro fotografico Il tempo in posa. Immagini di una Sicilia perduta.
Infine, negli ultimi anni di vita vengono pubblicati Bluff di parole (1994), Il fiele ibleo, I languori e le furie (1995), e Tommaso e il fotografo cieco ovvero il patatràc (1996).
Bufalino muore in un incidente stradale il 14 luglio del 1996 mentre, a bordo di una 127 guidata dal suo autista, percorreva la strada statale verso Comiso.
Fonte: ItaliaLibri