Il 150° del Capo dello Stato a Salemi
Saltato il rigido protocollo del Quirinale: Giorgio Napolitano si è intrattenuto a Salemi più del previsto 'godendosi' il bagno di folla
Ieri il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi è riuscito a far saltare il rigido protocollo del Quirinale per la visita in città. Giorgio Napolitano avrebbe dovuto fermarsi a Salemi dalle 12,40 alle 13,40, ma è ripartito da Piazza Alicia alle 14,45, "guidato" dal critico d’arte in una sorta di tour turistico della città e nell’esposizione minuziosa di numerose opere contenute nei Musei del Risorgimento e della Mafia.
Dentro al Palazzo Municipale, riaperto al pubblico per l’occasione, dovevano entrarci solo la autorità, ma Sgarbi, spiazzando la security del Presidente, s’è portato dietro i collaboratori, i ragazzi del «Laboratorio della Creatività» e molti amici giunti appositamente da altre regioni d’Italia. Ma anche qualche incredulo cittadino; tra questi un’arzilla vecchietta che, stretta dietro le transenne di Piazza Dittatura, reclamava l’intervento del sindaco perché la facessero passare. E così è stato.
E’ andata male alla troupe di Striscia la Notizia letteralmente placcata dagli agenti della sicurezza che tuttavia non hanno potuto impedire al funambolico inviato della trasmissione satirica Cristian Brumotti, pochi minuti prima che giungesse Napolitano, di esibirsi in un pirotecnico giro di bici in Piazza Dittatura con i ragazzi delle scuole cittadine in camicia rossa che lo acclamavano.
Napolitano, da par suo, è sembrato visibilmente compiaciuto dell’accoglienza che la città gli ha riservato, ed in particolare dei bambini dell’asilo nido delle suore del Convento dei Cappuccini che nell’atrio del Collegio dei Gesuiti, all’arrivo del Presidente, hanno cantato l’inno di Mameli.
Napolitano ha applaudito più volte il discorso di Vittorio Sgarbi nei passaggi in cui il critico d’arte ha denunciato lo stupro del paesaggio italiano a causa dell’installazione dei parchi eolici.
Il discorso del sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi
Presidente, questa è la città da cui Garibaldi ha dichiarato l’Unità d’Italia, e lei è il primo Presidente della Repubblica Italiana che viene a Salemi a celebrare il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, in segno dei medesimi valori di unità che non sono segnalati soltanto dall’impresa garibaldina, ma dalla letteratura italiana.
Con il primo poeta italiano che ha scritto nella nostra lingua, Ciullo D’Alcamo, e dall’altra parte della Sicilia con Giacomo Lentini, e con essi Federico II, l’Italia si dà una identità della lingua e della civiltà letteraria.
Qualche tempo dopo sarà un grande siciliano ad indicare l’unità dell’arte italiana portando la sua lezione da Messina a Venezia, ed è Antonello da Messina. Il Rinascimento italiano segnala una identità italiana e la consacra. E così sarà per il barocco. E così sarà fino a quando Garibaldi la consacrerà sul piano geografico e politico. Quindi l’Italia, prima e al di là di immaginarie divisioni, è unità nella sua lingua e nella sua arte. L’Italia è unita dalla bellezza, che dalle Alpi fino alla Sicilia indica un unico spirito che è lo spirito italiano.
Detto questo ritengo importante citare la prima legge della Gazzetta Ufficiale, che recita: «Giuseppe Garibaldi, comandante in capo delle forze nazionali in Sicilia, su invito di notabili cittadini e sulle deliberazioni dei comuni dell’Isola, considerato che in tempo di guerra i poteri civili e militari debbono essere concentrati in un solo uomo, decreta di assumere, nel nome del re d’Italia Vittorio Emanuele, la dittatura. Firmato Giuseppe Garibaldi per copia conforme, e il Segretario di Stato Francesco Crispi».
E’ questo, firmato a Salemi, l’atto fondante la nostra Nazione, il nostro Stato, la nostra Repubblica.
Sono il primo sindaco italiano che dal Nord è venuto a fare il sindaco in Sicilia convinto di avere trovato qui il bene e non il male. Male che si esorcizza con il museo della mafia, che è un museo della memoria, come quello dell’Olocausto, ed indica in quanto tale un male che va combattuto, contrastato, con la consacrazione dei martiri. Un museo dedicato a Leonardo Sciascia, con l’indicazione di «Salemi primo comune demafizzato», secondo la volontà del sindaco di indagare in maniera capillare le presenze mafiose a Salemi, inventariate le quali sono state mummificate e messe nel museo e sepolte per sempre.
Voglio solo richiamare al Presidente, come già feci con un piccolo ma per me non inconsueto stacco polemico in occasione nella sua visita in territorio di Salemi a Gibellina lo scorso anno, ricordando l’ex sindaco Ludovico Corrao che fece rinascere quella città dalla tragedia che fu il terremoto, l’articolo 9 della Costituzione, e gli chiedo oggi una promessa o un’attenzione particolare, perché un altro valore dell’Italia che è il suo paesaggio, sia rispettato. Quel paesaggio che è simbolo dell’unità più di ogni altra cosa, dal Nord al Sud, ma soprattutto nelle regioni meridionali dove il paesaggio è colpito e sfregiato da un vento di mafia che io per primo ho denunciato e di cui abbiamo prove certe.
E allora, Presidente, proprio nel percorso verso Calatafimi, avrà modo di vedere l’integrità del paesaggio violato da una serie di strumenti del demonio.
Nel richiamare la tutela dell’integrità del paesaggio e di quei luoghi del cuore e della storia come Salemi e Calatafimi, chiudo con le pagine dello scrittore Cesare Brandi: «Per andare a Mozia da Palermo, se uno vuol fare una delle strade più belle del mondo, prende da Costiera e passa da Castellammare, e quello che vede è così multiplo e diverso, come se invece di percorrere quelle poche centinaia di chilometri, ne facesse migliaia: tanto in poco spazio il panorama è variato e il mare si offre in modi così differenti e così belli. Per di più la strada è ancora poco alterata da vezzosi edifici moderni… lasciatemi dire che non si pagherebbe mai abbastanza per tenere questa costa, che è certamente la più bella della riviera, ancora intatta come ancora certo non lo è più la riviera né a Levante né a Ponente»
Chiedo al Presidente della Repubblica di aiutarci a difendere il grande paesaggio italiano
Vittorio Sgarbi