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Il 17enne accusato della morte dell'ispettore capo Filippo Raciti si è avvalso della facoltà di non rispondere

05 marzo 2007

''Io continuo a professarmi innocente, ma è inutile parlare perché nell'ordinanza ho letto che non avete preso in considerazione le mie tesi a discolpa. Allora preferisco avvalermi della facoltà di non rispondere''. Con queste parole rivolte ai magistrati il 17enne accusato di avere provocato la morte dell'ispettore capo di polizia Filippo Raciti, ha motivato la sua scelta di ''avvalersi della facoltà di non rispondere'' durante l'interrogatorio di garanzia che si è tenuto sabato scorso nel carcere di Bicocca. A riferirlo è stato il suo avvocato, l'avvocato Giuseppe Lipera.
Presente, durante l'interrogatorio nella sezione minorile del carcere catanese anche il padre del 17enne.

Ad ascoltare il giovane sono stati il gip Alessandra Chierego e i pm Angelo Busacca e Silvia Vassallo. Il minore avrebbe dovuto spiegare ai magistrati le sue responsabilità in ordine ai disordini del 2 febbraio, in occasione del derby Catania-Palermo. Lo scorso 27 febbraio il Tribunale del Riesame aveva respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali del giovane, convalidando l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per violenza e resistenza a pubblico ufficiale firmata dal Gip Alessandra Chierego.
Il legale ha già deciso di ricorrere in Cassazione contro questa decisione, sottolineando ''la disparità di valutazione con il Tribunale del riesame ordinario che per i giovani maggiorenni incensurati ha disposto gli arresti domiciliari o l'immediato rilascio''.

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05 marzo 2007
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