Il 21 settembre celebra la memoria di Rosario Livatino, l'indimenticato ''giudice ragazzino''
Il presidente della Repubblica Ciampi ricorda la figura del giudice ucciso dalla mafia 15 anni fa
''La data del 21 settembre celebra la memoria del Giudice Rosario Livatino ed esalta il ricordo del suo coraggioso ed eroico sacrificio''. Così il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha scritto in un messaggio inviato ai giovani etnei in occasione del 15/mo anniversario della morte del magistrato, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990.
''Il contributo coordinato delle Istituzioni e delle Forze dell'Ordine, coniugato con l'attività di sensibilizzazione dell'associazionismo - continua la missiva del Capo dello Stato - rafforza nei cittadini e nei giovani la consapevolezza dei valori della Legalità e della Giustizia fondamenti essenziali della convivenza civile e di una società più equa e solidale''. ''Invio a tutti i giovani - conclude la lettera - il mio augurio più fervido, con l'esortazione a tenere sempre vivo nella memoria il ricordo dell' eroico magistrato e dei suoi valori di Giustizia e di civiltà ai quali egli sacrificò la sua giovane vita''.
''Un martire e vittima della violenza mafiosa, così come altri ancora: Borsellino, Falcone, Don Pino Puglisi...''. Sono queste le parole che ha usato Il procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli per ricordare ''il giudice ragazzino''. ''Sono morti - ha aggiunto il magistrato - perché la ferocia mafiosa li ha uccisi, mentre stavano cercando di realizzare qualcosa che consentisse a tutti, ed in special modo, a voi giovani, di avere qualche possibilità in più per essere felici!''.
Caselli ha poi aggiunto: ''Due sono le cose che portano alla felicità: la libertà ed un posto di lavoro. Purtroppo dove c'è la mafia lo sviluppo economico è bloccato, nel Mezzogiorno si perdono 180 mila posti di lavoro''. ''Livatino - ha concluso Caselli - è morto perché faceva il suo lavoro di magistrato, adempiva al suo dovere con autonomia ed indipendenza, senza lusingare i potenti, senza privilegiare nessuno e senza danneggiare alcuno, secondo scienza e coscienza! Da magistrato indipendente Rosario Livatino è morto!''.
Sono diverse le manifestazioni organizzate per ricordare il magistrato: nella Provicia di Catania, a Cannizzaro, frazione di Aci Castello, gli è stato intitolato il palazzetto dello Sport; ad Agrigento, e nell'aula del Palazzo di giustizia che porta il suo nome, sarà esposto un busto commemorativo.
Stamani, sempre ad Agrigento, verrà deposta una corona di fiori sul luogo dell'agguato, lungo la strada statale 640, dove Rosario Livatino è stato assassinato, al termine di un drammatico inseguimento, il 21 settembre del 1990.
Quel 21 settembre di 15 anni fa
Erano passate da poco le 8.30. Il giudice Rosario Livatino, 38 anni, a bordo della sua Ford Fiesta di colore rosso, da Canicattì, dove abitava, stava raggiungendo il tribunale di Agrigento. Una Fiat Uno e una motocicletta di grossa cilindrata lo affiancarono costringendolo a fermarsi sulla barriera di protezione della strada statale. I sicari, almeno tre, con altri due complici autisti, spararono numerosi colpi di pistola. Rosario Livatino tentò una disperata fuga fuggendo dall'auto e cercando scampo nella scarpata sottostante. Nella corsa perse la scarpa sinistra. I sicari gli scaricarono addosso altri quattro colpi di pistola, due al braccio destro, uno alla tempia destra ed un altro in bocca. Dopo l'agguato, sul viadotto San Benedetto, arrivarono appena possibile i colleghi del giudice assassinato, da Palermo anche l'allora procuratore aggiunto Giovanni Falcone, e da Marsala il procuratore della Repubblica Paolo Borsellino.
- Amici del Giudice Rosario Livatino