Il 50% delle strutture sanitarie siciliane soffrono di gravi lacune. Solo un 25% è da promuovere pienamente
Soltanto nel 25 per cento dei casi le strutture sanitarie siciliane sono del tutto conformi agli standard di qualità. Le centrali operative del 118 di Catania, Palermo, Caltanissetta e Messina, e sei ospedali siciliani (Arnas Civico e la Casa di cura Candela di Palermo, Ospedale Sant'Elia di Caltanissetta, Ospedale Vittorio Emanuele e la Casa di cura Morgagni di Catania e l'Ospedale Civico di Milazzo) per il 50% sono nello standard europeo di qualità delle procedure sanitarie, per il restante 50% presentano delle lacune strutturali.
E' questo il quadro che emerge dalla valutazione critica del sistema sanitario siciliano svolta dalla Joint commission international, un'agenzia di valutazione della qualità sanitaria, e dal Ccr (Centro di coordinamento della Regione, la 'cabina di regia' nata nel 2005 da un accordo tra la Regione siciliana e il Ministero della Salute).
I dati sono stati illustrati in una conferenza stampa che si è svolta ieri nella sede di Confindustria Sicilia.
Il Ccr e la Joint commission per tre mesi hanno verificato la qualità delle strutture, l'organizzazione del lavoro, la gestione del paziente, l'efficienza dell'intervento e la correttezza delle dotazioni organiche e strumentali. I parametri di valutazione della sanità siciliana sono stati in tutto 41: 27 riguardanti gli ospedali e 14 l'attività del 118.
''E' una ricerca che nasce dalla volontà - ha detto Antonello Zangrandi, della Joint commissione - di identificare una serie di standard comportamentali che gli operatori sanitari devono rispettare per aumentare il livello di sicurezza dei pazienti''.
Le maggiori emergenze risultate dalla ricerca sono i deficit organizzativi per la gestione e il miglioramento della qualità; il 'passaggio' del paziente fra il primo soccorso e la struttura sanitaria d'accoglienza e il coordinamento tra il 118 e le aree di emergenza.
Simile la situazione riscontrata negli ospedali siciliani. Anche qui sono state identificate alcune lacune: solo 3 delle 6 strutture dispongono di un piano della qualità e sicurezza del paziente e cinque su sei non hanno indicatori di qualità da seguire.
''L'esito dell'indagine - ha detto l'assessore alla Sanità Roberto Lagalla - mette in evidenza un dato, ossia che esiste una buona capacità di risposta ai bisogni di cura. Tuttavia è altrettanto chiaro che si rende necessario un ulteriore impegno al fine di applicare correttamente le procedure organizzative''. L'assessore, infine, ha fatto questa diagnosi: ''Il nostro è un sistema che si basa molto sulla competenza e sulla generosità del personale, ma che spesso a livello aziendale e strutturale e a livello dei sistemi di emergenza-urgenza risente della carenza di prassi formalmente definite''. Dunque ''è necessario insistere su questo aspetto e sulla formazione del personale. In altri termini è necessario applicare alla Sanità i criteri della Formula 1, vale a dire quelli del pit-stop: in ogni momento dell'assistenza sanitaria, cioè, ciascuno deve sapere, sulla base di protocolli definiti, che cosa fare''.