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Il biogas... all'arancia

Inaugurato a Catania l'impianto pilota, voluto dal Distretto Agrumi di Sicilia grazie a un finanziamento non condizionato di Coca Cola Foundation

15 aprile 2015

BIOGAS DALLE ARANCE: L’ENERGIA PULITA CHE ARRIVA DALLA SICILIA
di Federica Ionta (Wired.it, 13/04/15)

Trasformare gli scarti della filiera degli agrumi in nuova materia prima, aiutare le imprese e - non ultimo - produrre energia pulita. C’è tutto questo nel progetto pilota "Energia dagli agrumi", iniziativa coordinata dal Distretto Agrumi di Sicilia insieme all’università di Catania e alla cooperativa per le rinnovabili Empedocle.
Alla presidenza del Distretto, che mette insieme 138 partner della filiera agrumicola siciliana, c’è una donna, Federica Argentati. Docente universitario, agronomo, Argentati è riuscita a suscitare l’interesse di The Coca Cola Foundation, che al progetto ha donato 380.000 euro in dodici mesi: "Abbiamo acceso i riflettori su un problema reale legato al riutilizzo di un sottoprodotto, il pastazzo, che da fattore critico ha tutte le potenzialità per divenire risorsa".

Il pastazzo è un mix di bucce, polpa e semi di arance, mandarini e limoni utilizzati nell’industria alimentare, ad esempio per la produzione di succo di frutta. In Sicilia se ne accumulano mediamente 340 mila tonnellate ogni anno: quantità che devono essere smaltite correttamente - altrimenti possono diventare sostanze inquinanti - con un costo, che per l’isola è stimato intorno ai 10 milioni di euro l’anno.

Trasformare un rifiuto in nuova materia prima è l’obiettivo del progetto "Energia dagli agrumi", che ha portato alla realizzazione di un impianto pilota fatto di cinque silos dalla base di 20 piedi quadrati negli spazi all’aperto della Facoltà di Agraria, dell’università di Catania. Nei serbatoi di acciaio si studia la migliore combinazione tra e acqua, pastazzo e altri sottoprodotti della filiera agroalimentare per produrre, in assenza di ossigeno e dopo 40 giorni di fermentazione, biometano. Non solo: il mix di agrumi, liberato dei gas grazie al processo di digestione anaerobica, può essere riutilizzato come ammendante o fertilizzante. Insomma, un prodotto della terra che torna alla terra, per nutrirla.
L’impianto voluto dal Distretto Agrumi di Sicilia e finanziato da Coca Cola Foundation è un’iniziativa sperimentale. Ma uno a pieno regime, funzionante con gli stessi principi, sarebbe in grado di produrre 500 normal metri cubi di biogas e 1 MW di energia elettrica. Secondo una stima, in Sicilia ne servirebbero 20 per risolvere definitivamente il problema dello smaltimento degli scarti agrumicoli.

Un’opportunità per le imprese dell’intera filiera e "per la Regione Sicilia, che può diventare un modello virtuoso per l’intero territorio italiano", come ha sottolineato Vittorio Cino, direttore Comunicazione di Coca Cola Italia. Proprio in Sicilia Coca Cola compra il succo per produrre il proprio concentrato: il 18% della produzione per uso industriale totale dell’isola. Di qui la volontà di partecipare al progetto attraverso la Fondazione, ente no-profit che dal 1984 ha investito 650 milioni di euro in progetti di sostenibilità. A due anni dall’incontro tra Coca Cola e Distretto Agrumi di Sicilia e a un anno dall’ingresso dell’università di Catania, la fase sperimentale volge al termine. Ma da questo progetto, anticipano i responsabili, ne stanno partendo altri.

- La Coca Cola, gli agrumi siciliani e l'energia (Guidasicilia, 03/01/14)

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15 aprile 2015
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