Il blog di Nino Mandalà, ovvero "Dei delitti e delle pene"
Il presunto boss di Villabate torna a scrivere sul suo blog: "Basta con il 41 bis. E’ tortura"
Dopo 9 mesi di silenzio Nino Mandalà, considerato dagli inquirenti il capomafia di Villabate (PA), condannato a 8 anni di reclusione in appello per associazione mafiosa, padre di Nicola, braccio destro del padrino Bernardo Provenzano, ha ricominciato a scrivere sul proprio blog. È il primo, e finora unico, caso di un presunto boss di spessore che utilizza pubblicamente il web per esprimere il proprio pensiero.
L'imputato ha scontato gran parte della pena e la corte d'appello ha respinto la richiesta di arresto del pg, dopo la condanna, perché "non ci sono specifici elementi probatori dai quali desumere che Mandalà in concreto stia per darsi alla fuga o abbia in animo di farlo" considerato anche che ha già subito "un congruo e prolungato periodo di custodia cautelare".
L'ultimo lungo post sul blog è centrato su un tema caro a Mandalà: il 41 bis. "Ho sperimentato - scrive - sulla mia pelle cosa significa sollevare il problema relativo al regime del 41 bis per essere stato investito, quando ho affrontato l'argomento, da invettive, insulti e inviti a finire i miei giorni in un gulag. Ma sono testardo e torno sull’argomento".
"Mi rivolgo ai parenti delle vittime di mafia - dice ancora -. Di essi condivido lo sdegno e comprendo l’ira. A essi, se la Cassazione deciderà in via definitiva che sono mafioso, chiederò perdono, ma ad essi sento di rivolgermi come a compagni di un medesimo viaggio. Ad essi dico che il loro desiderio di giustizia - aggiunge - è sacrosanto ma non può confondersi con la voglia di sangue che il loro dolore è troppo nobile per sporcarsi col rancore e la vendetta".
"I loro destini - aggiunge - servono a riscattare altri destini e ad essi chiedo di unirsi ai familiari dei carnefici dei loro cari per un atto di giustizia. Quando parlo di giustizia non intendo indulgenza nei confronti delle colpe e delle pene. A ciascuno il suo, ai colpevoli l’espiazione della pena, ai giusti la pretesa del rispetto dei fondamentali diritti umani. Il rigore dell’espiazione non deve essere frainteso e confuso con la tortura, l’espiazione deve procedere senza sconti ma avendo riguardo per la dignita’ del colpevole e dei suoi familiari".
Per giustizia Mandalà intende "non certo il perdono da parte dello Stato che non può abdicare al suo rigore", ma evitare "la vendetta e l’accanimento nei confronti del reo al cui fianco mi piace immaginare la pietà della vittima che ben conosce la sofferenza e la sua insensatezza". "Vi è chi si richiama alla lezione Dei Beccaria, dei Montesquieu, dei Locke - chiede Mandalà dal suo blog -, e sappia gridare che la pena non è afflizione e che non è ammissibile che esseri umani fatti della stessa carne di noi tutti subiscano l’inferno di una condizione intollerabile quale è quella del 41 bis reiterato ininterrottamente per decenni, senza alcuna considerazione per le mutate circostanze e per le nuove sensibilità nel frattempo maturate nell’animo dei detenuti? Non c’è dubbio che il 41 bis è un regime di tortura e che la sua applicazione è un vulnus del nostro sistema giudiziario".
"E' questo - prosegue Mandalà - un appello alle coscienze libere, agli Ostellino, ai Veronesi, ai Pannella, Della Vedova, Manconi, Pisapia. Ferrajoli, Panza, Polito, Battista, Scalfari e ad altri uomini di buona volontà perché si rivolgano alla associazione Liberarsi a Grassina (Firenze) che da tempo si batte in difesa dei diritti dei detenuti e assieme ad essa si intestino una battaglia per l'abolizione del 41 bis, una battaglia che so difficile perché combattuta contro avversari che godono di seguito, di potere di veto e coagulano umori giacobini coltivati a lungo e capillarmente diffusi in una opinione pubblica spaventata e incitata al linciaggio".
Giuseppe Lumia: "Il 41bis va potenziato" - "Questa nuova generazione di Cosa nostra sta nell’organizzazione, si arricchisce, accumula potere, uccide con ferocia e spietatezza, come nel caso di Nicola Mandalà ed Ezio Fontana, ma quando conosce il 41 bis si scopre garantista, fa voli pindarici su Beccaria e Montensquieu. Altro che cancellarlo, semmai va potenziato".
Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia in merito all’intervento del boss Nino Mandalà contro il regime di carcere duro, pubblicato sul suo blog. "E’ stato un errore, infatti, chiudere le carceri di massima sicurezza di Pianosa e L’Asinara - prosegue Lumia -. I boss mafiosi devono smetterla di usare argomenti pretestuosi come la lesione dei diritti umani, piuttosto facciano i conti con la giustizia fino in fondo: o scelgano di stare dalla parte dell’organizzazione mafiosa, subendo così il rigore dello Stato; oppure scelgano la collaborazione. E’ questa l’unica alternativa possibile. Altre strade non ce ne sono - conclude Lumia -. Cancellare il 41 bis sarebbe solo una sconfitta per lo Stato e per i cittadini".
[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, LiveSicilia.it, www.giuseppelumia.it]