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Il boss che "latita" a Londra con la pensione italiana

Condannato a 6 anni, il boss Domenico Rancadore vive una latitanza tranquilla a Londra dove il reato di associazione mafiosa non è previsto

25 gennaio 2012

Condannato a sei anni di carcere per mafia, vive una latitanza tranquilla a Londra. Il reato di associazione mafiosa nell'ordinamento inglese non è previsto e la richiesta di estradizione fatta dalla Procura di Palermo nei confronti dell'ex capo della famiglia di Trabia, Domenico Rancadore, non è stata neppure presa in considerazione.
Il boss ha fatto perdere le sue tracce nel 1994. La notizia della sua presenza nella capitale britannica è di qualche settimana fa. A Londra Rancadore, 62 anni, vive con la moglie Ananmaria Culcasi Macaluso, figlia di un ex console, e i due figli.
Ex insegnante di educazione fisica, come scrive Salvo Palazzolo sull'edizione palermitana di Repubblica, continua percepire dall'Inpdap la pensione su un conto corrente di una banca italiana a lui intestato. Contro il capomafia, figlio del boss Giuseppe Rancadore, le dichiarazioni di numerosi pentiti che lo descrivono come un personaggio "pericolosissimo"

LATITANTE A LONDRA A SPESE DELLO STATO ITALIANO
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo, 24 gennaio 2012)

Dal 1994, sembrava ormai scomparso nel nulla. Così, Domenico Rancadore, capomafia di Trabia, si è guadagnato un posto di riguardo nella lista dei superlatitanti di mafia. Da qualche settimana, i carabinieri del Gruppo Monreale hanno svelato il giallo: Rancadore è a Londra, da lì continua i suoi affari di mafia e intanto si gode la pensione dell’Inpdap. Sì, perché il numero due della lista dei ricercati di Cosa nostra, che oggi ha 62 anni, è stato un insegnante di educazione fisica nella sua vita da insospettabile. In realtà, quella era un’attività di copertura, così hanno raccontato i pentiti, ma la pensione dell’Inpdap è invece vera e arriva puntuale ogni mese su un conto corrente di una banca italiana, intestato al latitante.
Ecco, l’ultima beffa di Cosa nostra. Beffa doppia, perché nelle scorse settimane la Procura di Palermo ha chiesto alle autorità inglesi l’estradizione di Domenico Rancadore, condannato a sei anni per associazione mafiosa. La risposta è stata lapidaria: "Il reato di associazione mafiosa non è riconosciuto dall’ordinamento giuridico inglese, la richiesta di estradizione non è stata neanche presa in considerazione", spiega il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi.
"Dopo le nostre insistenze, anche attraverso l’Interpol, ci è stato chiesto di indicare quali reati specifici avesse commesso il latitante - prosegue il magistrato - abbiamo spiegato che Rancadore, come capo della famiglia mafiosa di Trabia, ha il coordinamento di tante attività criminali sul territorio, a cominciare dalle estorsioni. Ma non abbiamo fatto passi avanti nella richiesta di estradizione".
Così, il padrino più influente della provincia di Palermo continua a trascorrere una comoda latitanza a Londra.

Rancadore non deve aver avuto grandi problemi ad adattarsi: sua moglie, Annamaria Culcasi Macaluso, è figlia di un ex console italiano a Londra. Chissà, forse, l’illustre diplomatico immaginava un futuro diverso per sua figlia, ma lei aveva già fatto la sua scelta d’amore: stare accanto a quel professore di educazione fisica che portava un cognome pesante, quello di una famiglia della vecchia mafia di Trabia. La coppia ha avuto due figli, un maschio e una femmina, che oggi hanno 34 e 31 anni. Tutti e due nati a Londra, come la madre. Anche i familiari del boss sembrano scomparsi nel nulla dal 1994.
Sono rimaste le dichiarazioni dei pentiti: "Rancadore è pericolosissimo, posso assicurarvelo - ha spiegato il pentito Gaetano Lima - lo so perché quel ragazzo l’ho cresciuto io". Il pentito Salvatore Barbagallo ha aggiunto: "Negli anni Novanta Rancadore ha continuato a fare la spola con Tenerife". Per fare cosa? È rimasto un grande mistero attorno alla famiglia di Trabia. Sembra che alla fine degli Ottanta, il padre di Mimmo, Giuseppe, avesse avviato una corposa trattativa per investire i soldi di Cosa nostra in un grande residence a Tenerife. Poi, però, qualcosa sarebbe andato storto: i pentiti hanno detto che il vecchio Giuseppe Rancadore fu messo da parte da Riina, perché non era riuscito ad onorare un debito con gli esattori Salvo. Ma la famiglia Rancadore non perse il suo prestigio: toccò al professore raccogliere l’eredità mafiosa del padre. E anche i suoi affari, che nessuno ha ancora scoperto.

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25 gennaio 2012
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