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Il boss Gambino torna libero e a Palermo

Considerato elemento di spicco del narcotraffico, avrà l'obbligo di dimora a Palermo aspettando un nuovo processo

07 luglio 2012

Il boss della mafia italoamericana Rosario Gambino, 70 anni, implicato in traffici di droga internazionali e coinvolto e condannato in America a seguito dell'inchiesta "Pizza Connection", nei giorni scorsi è stato scarcerato dalla casa circondariale di Parma. La scarcerazione di Gambino è dovuta all'annullamento con rinvio della sua condanna deciso dalla Cassazione lo scorso aprile.
Gambino, condannato dalla Corte di Appello di Palermo il 3 dicembre 2010 a vent'anni di reclusione per associazione semplice finalizzata al narcotraffico con l'aggravante di aver commercializzato grosse quantità di coca, era stato oggetto del primo mandato di cattura da parte del giudice Giovanni Falcone nel 1980 nell'indagine "Pizza Connection" su mafia e droga.

La Suprema Corte, recentemente e per quattro volte, ha già annullato con rinvio la custodia di Gambino per quanto riguarda la violazione delle disposizioni sulla custodia cautelare in base alle quali, ad avviso dei supremi giudici, erano ampiamente decorsi i termini di fase dal momento che il mandato di arresto, ottenuto dall'Italia, era per associazione semplice e non mafiosa.
Il boss è stato condotto in questura a Parma, dove gli è stato notificato l'obbligo di dimora a Palermo e il divieto di espatrio. Lo hanno accompagnato la figlia e la nipote.
Il boss manca da Palermo da 50 anni. Per Gambino, rientrato in Italia perché espulso dagli Usa nel 2009, si tratta della seconda scarcerazione dal penitenziario parmigiano. La prima risale al 25 ottobre 2011: due giorni dopo gli uomini della squadra mobile di Roma lo arrestarono in una clinica della capitale su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Corte d'Appello di Palermo.
Nell'ambito dell'operazione Pizza Connection, Gambino fu condannato a 45 anni di detenzione negli Stati Uniti per un ingente traffico di eroina con un giro di affari annuo pari a circa 600 milioni di dollari.
"Accogliamo con grande soddisfazione il pronunciamento della Corte d'appello di Palermo. È un atto dovuto dopo il quinto annullamento della Cassazione - ha dichiarato l'avvocato Daniele Lelli, difensore di Gambino - Finisce così l'incubo di una persona che da trent'anni è in carcere - prosegue -. Adesso affrontiamo con serenità il nuovo processo".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

 

 

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07 luglio 2012
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