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Il boss "povero" tutelato dallo Stato

Vincenzo Virga, boss di Trapani, ha ottenuto il gratuito patrocinio per il processo sull'omicidio di Mauro Rostagno

06 gennaio 2012

Lo Stato italiano paga l'avvocato di un boss. Il padrino di Trapani, Vincenzo Virga, 75 anni, già condannato in via definitiva alla pena dell'ergastolo, e attualmente sotto processo perchè considerato il mandante dell'omicidio di Mauro Rostagno, si è dichiarato "povero" e la Corte d'assise di Trapani non ha potuto fare a meno di concedergli il gratuito patrocinio. I controlli sulla situazione economica di Virga scatteranno più avanti, ma non è detto che siano attendibili: il patrimonio del boss risulta confiscato, ma è molto probabile che parte di esso sia stato intestato a prestanomi. "Siamo davvero al paradosso - afferma l'avvocato Fabio Lanfranca che rappresenta Carla Rostagno, sorella del giornalista-sociologo ucciso nel 1988 - mentre lo Stato sostiene le spese legali di uno dei mafiosi più potenti di Trapani, le parti civili sono costrette a sobbarcarsi sacrifici enormi per presenziare alle udienze".

Così lo Stato paga gli avvocati al superboss
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 05 gennaio 2012)

Ha sempre un'aria serafica durante le udienze del processo per l'omicidio di Mauro Rostagno. Il capomafia di Trapani Vincenzo Virga si concede ogni tanto pure qualche sorrisetto, che arriva in primo piano sui monitor della corte d'assise: lui, il padrino ritenuto il mandante del delitto Rostagno, se ne sta seduto in una saletta del carcere di Parma, e non sembra curarsi più di tanto delle accuse che gli piovono addosso. Un avvocato è sempre accanto a lui. Un altro è nell'aula di Trapani. Il capomafia Vincenzo Virga non ha problemi di spese legali, paga tutto lo Stato. Sì, perché il boss è diventato povero, così ha dichiarato. E ai giudici della corte d'Assise di Trapani non è rimasto che concedergli il gratuito patrocinio previsto dalla legge per i non abbienti.
Eccola, l’ultima beffa dell'antimafia. La legge consente ancora che i padrini del gotha di Cosa nostra possano dichiararsi poveri in canna. I controlli scattano solo successivamente, e non sempre sono incisivi, perché ufficialmente ai boss è stato confiscato molto. Ma, di certo, non è tutto.
Nel 2008, il pacchetto sicurezza del governo aveva provato a mettere un argine al fiume di soldi pubblici utilizzati per le difese dei capimafia. Ma qualche tempo dopo, la Corte Costituzionale bacchettò le nuove norme, ritenendole troppo generiche e confuse. Così, in pratica, la legge annunciata dal governo Berlusconi come una rivoluzione nella lotta alla mafia è rimasta lettera morta.

Dice l'avvocato Fabio Lanfranca, che nel processo Rostagno rappresenta la sorella del giornalista ucciso nel 1988, Carla: "Siamo davvero al paradosso: mentre lo Stato sostiene le spese legali di uno dei mafiosi più potenti di Trapani, le parti civili sono costrette a sobbarcarsi sacrifici enormi per presenziare alle udienze".
Anche il sostituto procuratore Gaetano Paci, che nel processo Rostagno rappresenta la pubblica accusa assieme al collega Francesco Del Bene, ha parecchie riserve sul sistema del gratuito patrocinio concesso ai capimafia. "Non voglio entrare nel merito - tiene a ribadire - del caso Virga, perché c’è un processo in corso ma c’è un problema più generale che va affrontato". Il magistrato spiega: "La legge dovrebbe modificare il sistema dei controlli. I giudici non dovrebbero verificare soltanto la situazione del singolo, ma di tutto il suo gruppo mafioso di riferimento. Perché spesso, i prestanome del clan sono ancora in libertà, e su questi le indagini patrimoniali proseguono. I giudici dovrebbero accertare dunque i collegamenti che il capomafia imputato continua a mantenere con il suo territorio: come ci dicono le inchieste, la cassa comune dei clan si occupa proprio del mantenimento dei detenuti e del pagamento delle loro spese legali".

Il processo - Nel caso di Vincenzo Virga, i boss hanno ottenuto dunque uno sconto inaspettato. E non è cosa di poco conto, perché un processo per omicidio in corte d'Assise costa davvero tanto. Virga lo sa, e non perde un'udienza. Anche se il 75enne boss è già condannato in via definitiva a scontare un ergastolo. Ma il processo che si sta celebrando a Trapani per l'omicidio Rostagno non è importante solo per Virga e per gli altri mafiosi della sua cosca, molti dei quali già in carcere. Forse, è ancora più importante per chi è rimasto in libertà: i mandanti senza nome, quelli che avrebbero chiesto a Virga di uccidere un giornalista scomodo. Di quei mandanti occulti si parla spesso nel processo in corso alla corte d’Assise di Trapani: un filo rosso lega le loro ombre (finanziarie e politiche) ai nuovi capi della mafia trapanese, Matteo Messina Denaro in testa. Ecco perché il processo Rostagno è carico di significati, e quel patrocinio gratuito concesso al boss dei misteri rappresenta davvero una beffa.
Virga è ormai in carcere dal 2001. Il giorno che finì in manette, l’allora capo della squadra mobile Beppe Linares disse: "Abbiamo preso la mente imprenditoriale di Bernardo Provenzano. La latitanza di Virga è stata possibile grazie al sostegno di poteri forti, sia a livello sociale che politico. Virga è stato abilissimo nel turbare le aste per gli appalti pubblici nel trapanese ed ha saputo tenere i contatti tra imprenditori, politici e altri poteri impegnati nel riciclaggio del denaro sporco". Adesso, invece, il boss è diventato povero. Così dice.

La polemica - "È scandaloso che lo Stato conceda il patrocinio gratuito ai boss mafiosi che dichiarano di essere nullatenenti, come nel caso del boss Virga. Soprattutto se si considera che spesso le istituzioni non riconoscono, per mancanza di risorse o a causa di inefficienze burocratiche, rimborsi e risarcimenti alle vittime di mafia". Lo dice il senatore Giuseppe Lumia, del Pd: "Più volte abbiamo tentato in commissione antimafia e in parlamento di affrontare la questione, ma alla fine c'è stato sempre qualcosa, la scarsa attenzione della maggioranza o un cavillo che ha impedito di modificare la legge. Adesso è necessario fermare questo meccanismo perverso: bisogna perfezionare lo strumento del patrocinio gratuito, concedendolo solo a chi ne ha realmente diritto".

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06 gennaio 2012
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