Il buco nei conti della sanità per sei regioni italiani potrebbe tradursi anche in una stangata sull'Irpef
Lo sforamento dei conti della sanità potrebbe tradursi in una stangata sull'Irpef, per i cittadini delle sei regioni in disavanzo (Sicilia, Campania, Abruzzo, Molise, Liguria, Lazio), fino a 89 euro a contribuente.
A fare i conti in tasca ai cittadini è la Cgia di Mestre, secondo la quale gli aumenti sulle addizionali, la cui scadenza è comunque fissata a giugno del prossimo anno e non è dunque imminente come nel caso dell'Irap, andranno mediamente dai 13 euro per i cittadini del Molise agli 89 euro per quelli del Lazio e gli 88 della Liguria. In Abruzzo - sempre nel caso in cui queste regioni non riuscissero a presentare entro fine mese piani di rientro credibili sulla spesa sanitaria - si pagherà di Irpef 58 euro in più, in Sicilia 60 e in Campania 70 euro. Più pesante invece l'aggravio per le aziende che pagheranno in più di Irap dai 1.261 euro del Molise ai 2.266 del Lazio.
E sull'Irap continua la polemica tra maggioranza e opposizione, considerato che gli aumenti sugli acconti scatteranno subito; la scadenza è infatti fissata a giugno, prima della fine del mese, momento in cui il governo valuterà le misure alternative proposte dalle sei regioni interessate.
Sugli aumenti dell'Irap torna a tuonare il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo: ''Le regioni che non hanno gestito bene - ha sottolineato - mettono più tasse''.
Il governo sottolinea che si tratta di un'eredità della passata gestione: ''Le leggi ci sono e non le abbiamo fatte noi'', ha ricordato oggi il viceministro all'Economia Vincenzo Visco. Dalla Cdl arrivano i tuoni contro l'aggravio che pesa su alcuni cittadini; Domenico Nania di An parla di ''punizione politica'' riferendosi in particolare alla Sicilia.
Intanto l'Agenzia delle Entrate ha ribadito, dopo le assicurazioni arrivate dal ministero dell'Economia, che per quanto riguarda il rincaro dell'acconto Irpef (la cui aliquota passa nelle sei regioni in questione dal 4,25% al 5,25%) potrà essere eventualmente rimborsato. ''Nel caso in cui il governo dovesse approvare il piano di rientro di una o più delle sei regioni interessate - spiega l'Agenzia delle Entrate - i contribuenti saranno messi in condizione di recuperare quanto versato in più nel secondo acconto''.
''Nessun disavanzo è stato riscontrato nell'anno 2005 nel servizio sanitario di questa Regione''. Così il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, replica al presunto disavanzo di gestione del servizio sanitario nel 2005. Cuffaro ha inviato un promemoria che è stato anche inviato ai ministeri competenti, ricostruisce i passaggi della vicenda.
Il promemoria parte - dice una nota del governatore - da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 306 del 2004), che ha riconosciuto alla Regione Siciliana l'attribuzione del gettito dell'imposta sulle assicurazioni RC auto. Si tratta dell'imposta dovuta dagli assicuratori che hanno il domicilio fiscale o la rappresentanza fuori dal territorio regionale. ''Per effetto di questa sentenza - ricorda Cuffaro - la Regione ha richiesto alla Stato il versamento delle somme riconosciute che erano state indebitamente incamerate dall'Erario nazionale''.
Nel promemoria si sottolinea che le somme vantate dalla Regione sono ''per loro natura, entrate correnti, così come classificate dal bilancio dello Stato''. A questo ha fatto seguito un protocollo d'intesa, che risale allo scorso 8 ottobre 2005, tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Regione Siciliana. In base a tale intesa è stato attribuito alla Regione un acconto pari a 953 milioni 475 mila euro a valere sulle spettanze relative alle imposte sulle assicurazioni RC auto.
Per corrispondere tale somma lo Stato ha disposto in favore della Regione un contributo annuo quindicennale che si articola in tre tranche. La prima pari a 10 milioni di euro a decorrere dal 2006; la seconda pari a 40 milioni di euro a decorrere dal 2007; la terza pari a 36 milioni di euro a decorrere dal 2008.
Complessivamente, lo Stato ha previsto nel proprio bilancio un onere pari a 1.290 milioni di euro (la differenza tra 1.290 milioni di euro e 953 milioni e 475 mila euro, e cioè 336 milioni e 525 mila euro sono da attribuire ad oneri di dilazionamento a carico dell'Erario nazionale).
Il governo della Regione, in data 11 novembre 2005, ha messo a punto un disegno di legge (n .1084) che destina, nell'ambito di una più ampia manovra finanziaria, una parte di queste somme, pari a 645 milioni 276 mila e 179 euro, alla copertura del maggiore fabbisogno finanziario del sistema sanitario regionale. ''Cosa che ha consentito alle Aziende sanitarie di chiudere i propri bilanci in pareggio'', ha precisato il presidente della Regione.
Fonte: La Sicilia del 23 Giugno 2006