Il buon Gambero Rosso di Sicilia...

Che fine ha fatto la Dop per il gambero rosso di Sicilia?
di Maria Laura Crescimanno (€conomiaSicilia.com, 24 settembre 2014)

Basta consultare il sito del Ministero per le politiche Agricole ed Alimentari alla voce elenco DOC, DOP e IGT, al punto 7, per capire che, con la qualità del pescato nel Mediterraneo, siamo quasi all’anno zero. Tra i 264 prodotti italiani ufficiali con marchio di qualità, compaiono soltanto due o tre DOP che riguardano il mare, ma guarda caso, si tratta per lo più specie lacustri (Trota e Salmerino del Trentino IGP, Tinca Gobba dorata del Pianalto di Torino). A fare la parte del leone nel panorama del nostro pesce di qualità resta in pratica da sola l’acciuga del Mar Ligure (IGP), insieme alla cozza di Scardovani (DOP) della foce del Po. Per la cronaca, andrebbe citato anche un presidio di Slow Food assegnato alla masculina da magghia (l’acciuga del golfo di Catania pescata con le fitte reti a maglia), una vera prelibatezza per gli chef siciliani.

Intanto, da alcuni anni qualcuno si è mosso per tutelare l’ottimo gambero rosso del canale di Sicilia. Uno studio di fattibilità sul disciplinare per la realizzazione di un marchio D.O.P e tutela del la qualità di un prodotto, è stato portato avanti dal distretto della Pesca di Mazara del Vallo in collaborazione con l’ISPRA ed Università di Palermo e presentato nel 2011 alla Regione siciliana, dipartimento per la Pesca.
Oggi la proposta viene rilanciata sui tavoli della Regione e poi su quelli del Ministero dal COSVAP, il Consorzio per la Pesca di Mazara del Vallo. Come spiega il suo presidente, il mazarese Giovanni Tumbiolo, il Gambero Rosso è un pilastro dell’economia del Mediterraneo. Un buon esempio di Blu economy da regolamentare con i paesi rivieraschi, e da supportare con adeguate azioni di marketing. Un tesoro rosso, cinquanta tonnellate all’anno, pescate da oltre 400 addetti con reti di grande profondità sui fondali sabbiosi a 1000 metri di fondale, una pratica complessa e del tutto sostenibile.

Il gambero nelle tre specie rosso, rosa è un prodotto altamente pregiato, con caratteristiche organolettiche che ne fanno il principe della dieta mediterranea insieme al pesce azzurro. Secondo uno studio del CNR del 2011 sulla qualità, i gamberi rossi (Aristaeomorpha foliacea) sono fonte pregiatissima di proteine e grassi insaturi, basso livello di calorie e come altri crostacei del resto, ricchi di calcio e vitamine. E, dato che il suo valore commerciale dipende molto dalla consistenza della carne e dal colore, il gambero gigante di Mazara risulta tra i più pregiati e amati dagli chef di rango. Questo giustifica il prezzo che può arrivare a 35 euro kg, concludono i ricercatori, che spiegano il motivo di quel colore porpora, da attribuire al contenuto di carotenoidi, dipendenti dall’habitat in cui il gambero ha trascorso la vita adulta. Sino a quando finisce a bordo dei pescherecci d’altura, che restano fuori a pescare per settimane.

Ed è qui che le nuove tecnologie ed il controllo di qualità possono intervenire. Il disciplinare DOP proposto dal Distretto di Mazara elencava nelle sue linee guida alcuni passaggi fondamentali a garanzia del consumatore, come l’obbligo di denominazione della specie e la zona di cattura, l’identificazione dell’impresa ittica ed un codice di tracciabilità informatico, per le aziende distributrici norme precise di conservazione, congelamento e trasporto, utilizzo e limite di sostanze per evitare l’annerimento del prodotto, i metabisolfiti, sino alla visibilità del marchio nei menù dei ristoratori non solo siciliani. Ma la DOP del gambero rosso del canale di Sicilia rischia di rimanere almeno per ora un libro dei sogni.