Il buon Novello
La parabola del vino nuovo, incominciata a mezzanotte e che per sei mesi divertirà il palato degli italiani
Amato sicuramente dalle case vinicole, che, vedendone il grande potenziale affaristico, nell’arco di quattro anni ne hanno proiettato la produzione in avanti del 131 per cento.
Ma il Novello non è "farina della botte" italica. Egli è infatti nato negli anni '50 in Francia nella regione Beaujolais.
Il metodo di vinificazione utilizzato fu messo a punto in quegli anni dal ricercatore francese Flanzy, e si tratta di un metodo profondamente diverso da quello tradizionale. Le uve del novello, infatti, non vengono pigiate e successivamente fermentate come nel caso dei vini tradizionali, ma viene invece effettuata la fermentazione direttamente con gli acini interi in modo che solo una piccola parte degli zuccheri presenti si trasformi in alcool, conferendo al vino il caratteristico gusto amabile e fruttato.
Inoltre, la qualificazione di "novello", regolamentata da un decreto del 1992, può essere attribuita solo a vini I.G.T. e V.Q.P.R.D. bianchi o rossi leggeri, prodotti con la tecnica della macerazione carbonica per essere imbottigliati e immessi sul mercato immediatamente dopo la vendemmia (inizio di novembre) e comunque entro il 31 dicembre dello stesso anno. Si tratta di vini dal sapore fruttato e fresco, con titolo alcolometrico totale minimo di almeno 11° e residuo zuccherino non superiore a 10 g/l.
Le aziende italiane coinvolte nella produzione di Novello, negli ultimi anni, come detto, sono aumentate di quattro volte passando da 50 a circa 400 (60% al nord, 25 % al centro e 15% nel sud), con un fatturato stimato pari a quasi 90 milioni di Euro e una maggiore concentrazione delle imprese in Veneto e in Toscana dove è prodotto quasi il 50% del Novello, ma con una espansione importante anche al sud, come in Sicilia dove il settore novelli tiene molto bene.
Come abbiamo detto in precedenti articoli, la fetta più grande della produzione siciliana è toccata anche quest'anno alla Duca di Salaparuta di Casteldaccia (PA), produttrice del rinomato vino Corvo, che per presentare il Corvo Novello 2003 ha scelto di fare un tour nei capoluoghi siciliani, cominciato allo scocco della mezzanotte di ieri da Catania.
Da qui ai prossimi sei mesi (il tempo nel quale si può commercializzare il novello), nelle enoteche si potrà assaggiare anche il Sassello, il novello della Tasca d'Almerita, azienda siciliana tra le prime a tuffarsi negli anni '90 nella produzione di questo tipo di vino. Ne sono state prodotte 40 mila bottiglie contro le 100 mila dello scorso anno, segno che l'azienda di contrada Regaleali, nelle campagne ai confini tra le province di Palermo e Caltanissetta, sta cambiando strategia.
Vino-simbolo della vendemmia appena conclusa anche per Diego Cusumano, produttore e titolare dell'omonima azienda che per ottenere il suo novello "Novembre", ha utilizzato uve Nero d'Avola (80 per cento) e Merlot, producendone ventottomila bottiglie, tutte prenotate nel marzo scorso.
Anche le giovani aziende si sono cimentate con il novello. La Feotto dello Jato, azienda di San Giuseppe Jato quest'anno si è presentata sui mercati col vin nuovo. Diecimila bottiglie per questa piccola azienda nel palermitano. Il loro novello si chiama "Primi fermenti" e sull'etichetta c'è un disegno di una bambina di cinque anni, a sottolineare la vivacità del vino novello. Un vino che l’azienda ha chiamato così anche in onore di Giacomo Tachis, l'enologo di fama che parlando proprio dei novelli li ha definiti vini "di primo fervore".
A tutti Prosit!