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Il calcio, la morte e... Sant'Agata

Dopo la tragedia di venerdì scorso durante il derby Catania-Palermo, il dolore, le polemiche, la vergogna

05 febbraio 2007

Venerdì 2 febbraio. Le strade vicino allo stadio Massimino di Catania, dove si sta giocando il derby Catania - Palermo, si trasformano in campo di battaglia. Durante gli scontri viene ucciso Filippo Raciti, ispettore capo della Squadra mobile etnea... Dopo la tragedia, l'indignazione, la preoccupazione, l'impreparazione, il disagio, la vergogna, gli avvertimenti, le lezioni sociologiche e politiche, i rimproveri, le giustificazioni, gli interventi sprezzanti o sotto tono hanno costruito il solito ''barnum'' televisivo. I talk show di tutte le reti hanno proposto la loro visione dell'accaduto e, come al solito, spegnendo la tv oppure cambiando canale, la maggior parte delle persone (probabilmente) ha avuto la sensazione d'aver ascoltato parole vuote.
L'ispettore di polizia Filippo Raciti è morto in maniera insensata, ucciso dall'abominevole malcostume interno alla cultura calcistica, da delinquenti appartenenti a club dove ci si ''educa'' allo scontro, all'odio verso l'altro, al razzismo - perché questo sono molti club di ''tifosi'' -.
L'ispettore Filippo Raciti è stato assassinato dal baratro etico e morale della società di oggi...

La morte di Filippo Raciti. Le indagini. I funerali - L'ispettore capo Filippo Raciti è morto per un'emorragia al fegato, ucciso non dall'esplosione di una bomba carta, come ipotizzato in un primo momento, ma da uno o più oggetti contundenti. L'esito dell'autopsia ha modificato lo scenario investigativo e, secondo gli inquirenti, si allungheranno così i tempi delle indagini.
L'esito del primo esame medico legale eseguito sulla salma di Raciti è stato reso noto dal Procuratore aggiunto Renato Papa spiegando che la diagnosi redatta dal dottore Giuseppe Ragazzi parla di ''trauma addominale e fratture multiple del fegato, compatibili con un colpo contundente di importante adeguatezza lesiva''. Secondo questa ipotesi, a causare il decesso è stato dunque il masso che avrebbe sfondato torace e addome dell'ispettore, che ha colpito l'investigatore prima dell'esplosione della bomba carta.
''Adesso le indagini si fanno più difficili perché dobbiamo esaminare un arco di tempo più ampio'', ha poi osservato il procuratore Papa. ''Se prima dovevamo controllare un arco di tempo compreso tra le 20.31 e le 20.34 - ha sottolineato il procuratore aggiunto di Catania - adesso dobbiamo allargare il campo d'azione, anticipandolo almeno alle 20. Non posso nascondere che le indagini si fanno ancora più difficili''. Il procuratore ha anche confermato che il coinvolgimento dell'ufficio della Direzione distrettuale antimafia è avvenuto perché si cercano eventuali collegamenti con il mondo della criminalità organizzata.

Ed è chiaro che la guerriglia scatenata dagli  ultras del Catania non era rivolta ai tifosi del Palermo ma un attaccoFilippo Raciti premeditato contro le forze dell'ordine. ''Gli ultras ci odiano perché lavoriamo bene e gli impediamo di diventare i padroni dello stadio - ha raccontato un investigatore da anni impegnato nelle curve del Massimino - e, soprattutto, di entrare a contatto con i tifosi rivali. A loro non importa chi scende in campo, vanno allo stadio per aggredire e picchiare. E poiché noi facciamo bene il nostro dovere, bloccandoli, ci odiano e ci aggrediscono. Così diventiamo noi il loro bersaglio''. ''Noi - ha concluso - continueremo a fare bene il nostro lavoro, non ci faremo intimidire: non chiuderemo alcun occhio, anzi li apriremo tutt'e due ancora di più''.
Intanto le indagini, cominciate la mattina di sabato, hanno portato finora all'arresto di 29 persone, alcune delle quali minorenni. Sabato pomeriggio durante una vasta operazione condotta da polizia e carabinieri, sono state perquisite le sedi di quattro gruppi di ultras. Sette le persone arrestate e sequestrate armi, petardi e bombe carta e droga. Tra gli arrestati ci sono anche due figli di medici e un figlio di un poliziotto. Secondo la Direzione distrettuale antimafia gli ultras potrebbero ''essere riforniti di droga e armi dalla criminalità organizzata''. Comunque, a nessuno degli arrestati è stato contestato l'omicidio dell'ispettore Raciti.

E si celebrano oggi i funerali di Filippo Raciti, dopo la messa officiata ieri mattina nella cappella dell'ospedale Garibaldi di Catania. Vi hanno partecipato la moglie, i due figli, i familiari e gli amici dell'ispettore. La funzione è stata celebrata a 50 metri dall'obitorio dell'ospedale, mentre era in corso l'autopsia.
Decine e decine di mazzi di fiori sono stati deposti nel pomeriggio davanti all'ingresso del decimo Reparto mobile della polizia a Catania, la cui sede espone le bandiere a mezz'asta in segno di lutto, dove è stata allestita la camera ardente per l'ispettore Raciti. Sui mazzi di fiori diversi bigliettini, e le parole che più si ripetono sono ''mi vergogno di essere catanese''.
Oltre mille i cittadini di Catania catanesi che hanno reso omaggio alla salma. Un anonimo che si definisce ''cittadino onesto'' ha lasciato il seguente messaggio: ''Catania si scusa con il mondo intero per via di quella schifosa minoranza che non la rappresenta'', mentre qualcun altro ha scritto: ''Una città che uccide un figlio che voleva difenderla non merita figli''.
Oggi le esequie saranno celebrate nel Duomo di Catania, in contemporanea con il Pontificale della festa di Sant'Agata. La cerimonia sarà trasmessa in diretta su RaiUno.

Sant'Agata con i ''sacchi'' neri di lutto - Catania divisa in due: da una parte le migliaia di persone che esprimevano il proprio dolore e il proprio sdegno per quanto accaduto venerdì e dall'altra i festeggiamenti per la Santa Patrona, Sant'Agata. Ad appena 500 metri dalla camera ardente di Raciti la fiera che porta il nome della protettrice della città è stata affollatissima per tutto il giorno. La festa prosegue, anche se in tono minore e con una forte preminenza degli eventi religiosi. Ma i fedeli sono divisi su questa scelta: chi si dice soddisfatto di questa decisione sostiene che ''non si poteva punire un'intera città per l'atto di pochi delinquenti'' mentre chi non condivide ritiene che bisognava sospendere tutto per rispetto a Raciti e per dare un segnale forte.
La festa non è stata sospesa. C'è stata ma in tono minore, e limitata esclusivamente agli aspetti religiosi. Niente fuochi d'artificio, né ricevimenti, abolita la storica sfilata della carrozza del senato e quelle delle candelore e luminarie spente.
La decisione, accolta da un lunghissimo applauso da parte dei devoti che partecipavano alla processione per l'offerta della cera, è stata presa sabato a conclusione di un vertice nella sede dell'Arcivescovado. All'incontro hanno partecipato l'arcivescovo metropolita Salvatore Cristina, il prefetto Anna Maria Cancellieri, il questore Michele Capomacchia, il sindaco Umberto Scapagnini, il presidente della Provincia, Raffaele Lombardo, e i responsabili del comitato organizzativo.
''Alla luce dei gravissimi episodi di violenze scoppiati in occasione della partita Catania-Palermo che hanno causato la morte dell'ispettore capo Filippo Raciti, e il ferimento di oltre 100 persone tra civili e forze dell'ordine, e che hanno profondamente ferito l'animo e la sensibilità religiosa dell'intera comunità cittadina - si legge in una nota congiunta - è doveroso che i festeggiamenti in onore di S. Agata, Patrona della città di Catania, abbiano esclusivamente carattere religioso e penitenziale''.
Era stata la stessa vedova dell'ispettore ucciso, Marisa Grasso, a chiedere di annullare i festeggiamenti per Sant'Agata. Una richiesta condivisa anche dai magistrati della Procura. L'appello è stato raccolto dal sindaco Umberto Scapagnini, che ha però sottolineato l'importanza di salvaguardare il significato religioso della ricorrenza, anche in relazione a quanto accaduto: ''La nostra patrona deve girare per le vie della città, illuminarci e invitarci a riflettere''...

La contrarietà di quanti avrebbero preferito il totale annullamento delle celebrazioni è stata ben rappresentata dall'intervento di uno dei più celebri catanesi d'Italia, Pippo Baudo.
''La festa di Sant'Agata non andava fatta. Domani ci saranno i funerali del poliziotto morto ma ci sarà anche la processione della statua. Invece la bara di Raciti doveva essere in chiesa sotto la statua''. Così il presentato catanese nell'intervento fatto ieri all'interno della trasmissione televisiva ''Quelli che il calcio'' su RaiDue.
Pippo Baudo ha contesta la scelta della Curia catanese di tenere lo stesso la festa, sia pure in forma strettamente religiosa. Una polemica che non ha investito solo la Curia etnea, ma la Chiesa nel suo complesso: ''Il dovere della Chiesa è essere vicini ai problemi sociali. Oggi il Papa non ha detto una parola nell'Angelus'', ha accusato ancora il conduttore televisivo durante la trasmissione.
La critica di Pippo Baudo nei confronti del Papa secondo la Santa Sede è stata ''non appropriata''. A dirlo il direttore della sala stampa del Vaticano, padre Federico Lombardi, aggiungendo che ''già sabato, tempestivamente, la Santa Sede, ad altissimo livello, aveva manifestato il proprio biasimo per questo gravissimo episodio''. ''Mi sembra assolutamente naturale - ha sottolineato Lombardi - che domenica il Papa abbia parlato di temi importanti per la società italiana, nel giorno in cui a questi temi la Chiesa italiana dedicava una giornata specifica''.

- Catania: ultrà, guerriglieri e devoti (Repubblica.it, 4 febbraio 2007)

 

 

 

 

 

 

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05 febbraio 2007
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