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Il cancello dei pizzini...

Presi sette fedelissimi del boss di Altofonte Mimmo Raccuglia arrestato lo scorso novembre

18 maggio 2010

La Squadra Mobile di Palermo ed il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato hanno eseguito sette ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di presunti favoreggiatori del boss Domenico Raccuglia, arrestato il 15 novembre scorso dalla polizia a Calatafimi (TP).
Gli indagati, che devono rispondere di associazione mafiosa, sono accusati di avere fornito supporto logistico e aiuto al capomafia latitante, in particolare per quanto riguarda la trasmissione dei cosiddetti "pizzini". L'operazione, che si è svolta tra Palermo e Trapani, costituisce il completamento dell'attività investigativa sfociata nella cattura del boss latitante.

Queste le persone arrestate dalla polizia: Mario Salvatore Tafuri, 47 anni, costruttore; Giuseppe Campanella, 55 anni, impiegato del Comune di Salaparuta, nel trapanese; Giacomo Bentivegna, 60 anni, impiegato nella ditta di calcestruzzi di Tafuri; Girolamo Liotta, 41 anni, costruttore di Camporeale (PA); Marco Lipari, 33 anni, imprenditore agricolo di Camporeale e impiegato del 118; Nino Sciortino, 38 anni, agricoltore di Camporeale. In carcere l’ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche Benedetto Calamusa, 45 anni, il contadino che aveva ospitato Raccuglia nel suo ultimo covo.
L’operazione è il prosieguo delle indagini che hanno portato in manette il boss di Altofonte, già nella lista dei latitanti più pericolosi d’Italia. Seguendo i fiancheggiatori arrestati oggi, gli investigatori sono riusciti a catturare Raccuglia. Si tratta, infatti, dei suoi messaggeri che fungevano da postini nel fine settimana. I "pizzini" da e per il boss, venivano depositati alla base di un cancello della strada statale Palermo-Sciacca, fra gli svincoli di Salaparuta e Camporeale, o gettati da un ponte ad Altofonte.

La ricostruzione della rete dei pizzini, come ha spiegato il capo della mobile Maurizio Calvino durante la conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione, è partita da un personaggio chiave dell'inchiesta: l'imprenditore di Altofonte Mario Tafuri, titolare della ditta Com Edil, figlio di un capomafia della zona. Anche grazie alle indicazioni di alcuni pentiti gli investigatori hanno ritenuto che potesse avere contatti con Raccuglia. Seguendolo, intercettandolo e tenendolo costantemente sotto controllo gli agenti ne hanno individuato chiaramente il ruolo e i complici nello smistamento dei bigliettini indirizzati e provenienti da Raccuglia. Da Tafuri, in un complicato e cauto sistema organizzativo, i biglietti passavano a Giuseppe Campanella, dipendente del comune di Salaparuta, anche lui arrestato. I sacchi con la corrispondenza facevano su e giù lungo la strada Palermo-Sciacca passando nelle mani di altri personaggi come Girolamo Liotta e giungevano, dopo un lunghissimo giro, a Raccuglia. "I sette arrestati - ha detto il questore di Palermo Alessandro Marangoni - hanno in questo modo assicurato la sopravvivenza di un latitante pericolosissimo".

Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha voluto commentare l'operazione di polizia: "Questa indagine più di ogni altra dimostra l'importanza delle intercettazioni e anche delle riprese video. Ci auguriamo che il parlamento introduca emendamenti alla legislazione che pone restrizioni all'uso delle telecamere nelle attività investigative". "Ci auguriamo anche - ha aggiunto Ingroia - che la legge che disciplina i rapporti tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria non intacchi gli equilibri attuali che hanno consentito di ottenere risultati importantissimi nella lotta alla mafia". [Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it]

- "I pizzini lanciati da un ponte" di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it)

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18 maggio 2010
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