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Il capitano Giuseppe La Rosa è rientrato in Italia

Negli ultimi due anni sono quattro i militari siciliani morti in Afghanistan

10 giugno 2013

La salma del capitano dei bersaglieri Giuseppe La Rosa, ucciso sabato in un attentato in Afghanistan, è rientrata in Italia. L’aereo con le spoglie dell’ufficiale siciliano è atterrato ieri all’aeroporto di Ciampino. Presenti, oltre ai familiari, il presidente del Consiglio Enrico Letta e il Ministro della Difesa Mario Mauro.
Dall'aeroporto di Ciampino la salma è stata trasferita all'Istituto di medicina legale e quindi all'ospedale militare del Celio per la camera ardente. I funerali solenni si sono svolti alle 18 nella basilica Santa Maria degli Angeli. Quindi la salma proseguirà per Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) dove oggi è fissata la cerimonia funebre privata.

L'agguato, avvenuto mentre il convoglio di mezzi italiani stava rientrando alla base nella città di Farah, è stato rivendicato nel giro di poche ore dai talebani, che hanno attribuito a un ragazzino di soli 11 anni il lancio all'interno del lince della bomba che ha ucciso La Rosa e ferito altri tre militari. Ma il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha smentito categoricamente questa ricostruzione dei fatti, definendola esclusivamente frutto della "propaganda talebana". "Dai contatti del ministro della Difesa Mauro emerge che l'attentato sia stato realizzato da un adulto", ha aggiunto la titolare della Farnesina. Frena anche il ministro della Difesa, Mario Mauro - "quando accerteremo la verità sulla dinamica potremo essere più precisi", ha affermato - ribadendo come La Rosa, quando l'ordigno è entrato nell'abitacolo, abbia coperto i commilitoni, salvandoli. E ha aggiunto: "Le scelte hanno un prezzo, perché la pace e la libertà non sono gratis".

Ma a far discutere, ancora una volta, è soprattutto la questione della presenza italiana in Afghanistan. A lanciare il sasso è stato Roberto Maroni. "Come Lega - ha dichiarato il leader del Carroccio - abbiamo sostenuto questa missione, ma a distanza di dieci anni con i costi esorbitanti che ci sono e la crisi che viviamo sarebbe utile ripensarci". In realtà, una riflessione su "come rimodulare la presenza dei militari italiani in Afghanistan" è in atto, ha sottolineato Bonino. Una riflessione che investe anche il nostro rapporto con gli alleati. Il ritiro dei militati italiani, ha ricordato infatti Mauro, "si completerà con il termine della missione Isaf, che prevede il nostro rientro alla fine del 2014. A questa fase ne seguirà un'altra cosiddetta 'non combat'", che impegnerà un numero di uomini che "è ancora molto presto" definire con certezza, "ma stiamo parlando sicuramente di decine di uomini a fronte degli attuali 3.200", ha spiegato il ministro.

Purtroppo, il capitano La Rosa non è il primo siciliano ad avere perso la vita in una missione militare all’estero Sono quattro i militari originari dell’Isola morti in Afghanistan negli ultimi due anni.
Il 20 febbraio 2012 Francesco Currò, 33 anni, di Messina, caporal maggiore capo del 66º Reggimento fanteria aeromobile "Trieste" di Forlì e Francesco Paolo Messineo, 29 anni, di Termini Imerese (PA), primo caporal maggiore dello stesso reggimento, sono morti in seguito ad un incidente stradale nell’area di Shindad, nella parte occidentale dell’Afghanistan.

Il 9 ottobre 2011 è toccato invece a Sebastiano Ville, nato a Lentini (SR) il 17 settembre 1983, primo caporal maggiore in forza al 7º Reggimento alpini, vittima di un’imboscata mentre, insieme ad altri militari italiani, si trovava a bordo di un veicolo blindato "Lince", che faceva parte del dispositivo di scorta a un convoglio di 70 camion civili che rientravano verso ovest dopo aver trasportato materiali per l’allestimento della base operativa avanzata denominata "Ice", nella valle del Distretto del Gulistan, a circa 200 chilometri a est della Provincia di Farah, al confine con l’Helmand, nel sud ovest dell’Afghanistan.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, SiciliaInformazioni.com]

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10 giugno 2013
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