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Il Cara di Mineo: un "paese" senza regole

La denuncia del sindacato di polizia: "Tanti gli immigrati e pochi gli agenti. Siamo stati lasciati soli"

20 giugno 2013

La massiccia ripresa degli sbarchi verso Lampedusa, dove già da diversi giorni è in emergenza il centro di accoglienza, vede lo smistamento di migranti verso altri centri tra cui il Cara di Mineo. Ieri, ad esempio, nel "villaggio della solidarietà" sono arrivati da Porto Empedocle 150 immigrati.
Ma, nel Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo in provincia di Catania le cose non vanno per niente bene e le polemiche montano. A fare la voce grossa sono i sindacati di polizia. Dopo gli scontri dei giorni scorsi nel corso dei quali, per una fila non rispettata durante la distribuzione del cibo, è scoppiata una vera e propria guerriglia tra gli ospiti del centro e le forze dell’ordine, il Siap - Sindacato autonomo di polizia - lancia nuovamente l’allarme sull’incolumità dei poliziotti.
Senza esitare, il segretario provinciale del sindacato, Tommaso Vendemmia definisce il Cara "un ‘paese’ senza regole, dove la delinquenza impazza". La denuncia del Siap sulla sicurezza del centro parte da un’analisi sul paese di San Cono, abitato da 3000 persone così come il Cara di Mineo che ospita proprio 3000 persone, da qui l’accostamento a "borgo senza regole". "Un paese a tutti gli effetti, ma abitato da "ospiti" di diverse etnie provenienti da paesi in conflitto tra loro, ove vi sono costumi e usi diversi e anche una variegata stirpe di delinquenti", denuncia Vendemmia.

Il Siap pone quindi il dito sul controllo del centro: inevitabile pensare che necessiterebbe di un esercito di poliziotti per evitare che accadano incidenti tra gli ospiti del Cara, spesso già incattiviti dalle condizioni di vita dalle quali provengono. "Però non li abbiamo - spiega ancora Vendemmia - allora ci affidiamo alla sorte e speriamo che ce la mandi buona. E i rischi? Quelli fanno parte del mestiere".

Per conosce meglio il problema, nella denuncia fatta dal sindacato, si spiega anche da dove nasce l’esigenza che vi sia un centro di accoglienza come quello del Cara di Mineo. "Gli immigrati che sbarcano nelle nostre coste non sono tutti rifugiati politici o perseguitati nei loro paesi, ma finiscono per diventare ospiti dei Cara. Infatti, queste persone arrivate in Sicilia sono foto-segnalati e trasferiti al Cara. Una volta giunti a Mineo, attendono il permesso di soggiorno. Ecco che, come consuetudine delle più antiche tradizioni italiche, ci prendiamo in giro da soli". L’inghippo secondo Vendemmia consisterebbe nel fatto che la legge prevede che l’immigrato che accede alle nostre coste e poi al Cara, "deve fare richiesta di asilo politico". La pratica ha, quindi, un preciso iter burocratico ed è caratterizzata da una serie di passaggi cartacei in madrelingua. Per ben cinque o sei volte, se non sono commessi errori, lo straniero si reca all’ufficio immigrazione di Catania, per ottenere poi "la famosa risposta" (negativa o positiva che sia, ndr), da parte della commissione prefettizia. Questo processo richiede diversi mesi. Se la risposta alla pratica risulta essere positiva viene rilasciato il permesso di soggiorno valido nel territorio della comunità europea, se è negativa - come accade la maggior parte delle volte - lo straniero fa ricorso e viene rilasciato il permesso di soggiorno per motivi amministrativi, cioè in attesa della "sentenza".

"Gli avvocati che sposano questa causa non mancano - aggiunge Vendemmia - e comunque sia, alla fine, viene rilasciato un permesso". L’ufficio immigrazione di Catania deve gestire i 3000 ospiti ed altrettanti stranieri già in città regolarmente soggiornanti, "naturalmente e rigorosamente sotto organico", specifica il segretario provinciale del Siap che chiude il suo appello con una provocazione: "allora perché trattenerli "liberi di aspettare" al Cara? - dice - Non sarebbe il caso di rilasciare un permesso dopo aver fatto l’accertamento sulla persona? La verità è che, il "paese" del Cara di Mineo, è un business per tanti, ma non certamente per i poliziotti".

[Informazioni tratte da Italpress - Corriere del Mezzogiorno]

- Tragica "pesca" nel Canale di Sicilia (Guidasicilia.it, 17/06/13)

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20 giugno 2013
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