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Il cardinale bacchetta il Comune di Palermo per il sì alle unioni civili

Alla messa di Capodanno a Palazzo delle Aquile, l'arcivescovo Paolo Romeo ha "bacchettato" i politici per quel sì alla mozione

03 gennaio 2012

Come ogni anno, il primo gennaio, l'arcivescovo Paolo Romeo ha salutato il nuovo anno celebrando una messa a Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo. Il cardinale durante l'omelia ha fatto appello ai cittadini per una Palermo "più onesta", "più bella", più laboriosa" e "più accogliente". Ha rivolto il suo pensiero ai giovani, ma ha soprattutto bacchettato la politica: "A proposito della famiglia, lasciate che, come padre e pastore di questa amata Chiesa di Palermo, rivolga proprio oggi e proprio all'interno di questo Palazzo di città, un accorato appello perché tutte le istituzioni si adoperino responsabilmente per salvaguardare il carattere sacro e di insostituibile valore dell'unione fra un uomo e una donna: è all'interno della famiglia che il dono della vita può fiorire e svilupparsi perché essa è punto di riferimento, è il primo ambiente in cui l'uomo si relaziona, è il primo luogo di formazione psicologica e morale di ogni persona. La sua legge non può essere cambiata, perché è scritta nella natura dell'uomo stesso".
Insomma, a Romeo non è andato giù il voto del Consiglio comunale che qualche settimana fa ha approvato una mozione per dire di sì al registro delle unioni civili. Dopo la celebrazione, il cardinale ha affrontato l'argomento anche con il presidente di Sala delle Lapidi Alberto Campagna che per giustificarsi ha subito precisato di essersi astenuto al momento del voto.
In prima fila ad ascoltare Romeo, anche il sindaco Diego Cammarata che a sopresa ha deciso di partecipare alla messa nonostante fosse stata annunciata la sua assenza. Dopo la celebrazione Cammarata ha rivolto un augurio ai palermitani ("Spero che per ciascuno di loro questo 2012 sia un anno in cui poter coltivare le speranze, i sogni e poter vederli concretizzarsi"), ma niente sul registro delle unioni civili. A parte tutto, la mozione impegna il sindaco a istituire un'anagrafe in cui le coppie conviventi, sia etero che omosessuali, potranno iscriversi, ma gli effetti civili ci saranno solo quando passerà all'Ars il ddl Apprendi. Cammarata a breve non sarà più sindaco di Palermo dopo oltre dieci anni. Quindi, al prossimo l'intera problematica.

Il commento di Romeo sulla questione "registro unioni civili" è sembrato fortemente inopportuno all'Arcigay che in una nota ha scritto: "Rispettiamo tutte le opinioni, e difenderemo sempre il diritto di tutti di esprimere la propria opinione, anche quelle di chi discrimina. Ma la Palermo che sogniamo è 'più bella, più accogliente, più onesta, più laboriosa', come ha detto il cardinale, e quindi attenta ai bisogni di tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che siano sposati o meno, che siano o meno eterosessuali. Una Città che accoglie e rispetta tutti e tutte, in cui sia assente 'qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale', come recita l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. In altre parole la città che vorremmo è accogliente ed equa nei confronti di tutti". "Stupisce - prosegue la nota - che sia proprio il Pastore dell'Arcidiocesi palermitana a fare simili dichiarazioni, Chiesa che nella sua pratica quotidiana si contraddistingue per la capacità di accogliere tutti, senza distinguo o preconcetti. E stupisce oltretutto che queste dichiarazioni vengano pronunciate in un luogo istituzionale, nello stesso Palazzo delle Aquile in cui il Consiglio comunale, coraggiosamente e con grande partecipazione trasversale negli ultimi 12 mesi ha deliberato per ben due volte contro le discriminazioni. Da parte nostra chiediamo con forza che gli amministratori del Comune, della Provincia, della Regione e dello Stato si battano e si impegnino per garantire a tutti la pienezza dei diritti di cittadinanza e la possibilità di vivere con dignità. Rivolgiamo in particolare un pensiero a quanti, proprio in questi giorni, vedono concretizzarsi il rischio di essere espulsi dal mondo del lavoro: speriamo che i gestori della cosa pubblica siano in grado di far fronte alle emergenze che derivano dalla crisi economica, e che nel farlo non discriminino tra persone sposate e non sposate".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it, Arcigay Palermo]

 

 

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03 gennaio 2012
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