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Il 'caso Mastrogiacomo' per gli Usa è chiuso, per l'Italia ancora no. In Afghanistan ci sono altri due prigionieri

27 marzo 2007

Le tensioni dei giorni scorsi tra Stati Uniti e Italia sulla liberazione del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo sono per la Casa Bianca ''un caso chiuso''. Sono le parole pronunciate dal sottosegretario di stato Daniel Fried, parlando a margine di una cerimonia al Dipartimento di Stato in onore dei 50 anni dei Trattati di Roma. ''Qualunque incomprensione possa esserci stata, la dichiarazione comune della scorsa settimana per noi l'ha chiarita'', ha detto Fried all'Ansa, parlando con al fianco l'ambasciatore d'Italia negli Stati Uniti Giovanni Castellaneta. ''Per noi il caso è assolutamente chiuso - ha aggiunto Fried - quella è stata la fine della vicenda''.
Il vice di Condoleezza Rice ha sottolineato quanto gli Stati Uniti apprezzino ''la stretta relazione con l'Italia: lavoriamo insieme in tutto il mondo, in Europa e fuori dall'Europa''. ''L'Italia - ha detto infine Fried - è una grande potenza e non siamo mai stati delusi dal contributo dell'Italia per la nostra causa comune''.

Dopo la distensione di Fried, comunque per l'amministrazione Bush resta aperta la questione della prudenza europea - e italiana - sull'Afghanistan. A contestare le condizioni imposte dagli alleati europei per partecipare alle operazioni, si è aggiunto Nicholas Burns, sottosegretario di Stato ed ex ambasciatore statunitense alla Nato. ''C'è bisogno di più truppe e maggiore flessibilità sul modo di operare'', ha detto Burns da Bruxelles. Secondo il numero due del Dipartimento di Stato le condizioni che limitano il dispiegamento tattico dei militari europei ''dovrebbero essere soppressi da tutti gli Stati''. Una sferzata, questa, rivolta all'Italia, ma anche a Spagna, Germania e Francia, alleati riottosi ad aumentare l'impegno in terra afgana.

Comunque, che il ''caso Mastrogiacomo'' sia effettivamente chiuso è vero in parte, o meglio può essere vero solo per gli Stati Uniti. Infatti, nel Paese dei Papaveri, nelle mani dei talebani c'è ancora l'interprete di Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi catturato insieme al giornalista, mentre nelle mani delle forze governative afghane c'è ancora  il responsabile afgano dell'ospedale Emergency a Lashkargah, Rahmatullah Hanefi. Entrambi fanno parte di quello che vogliamo chiamare ''caso Mastrogiacomo'', e visto che della loro sorte dopo otto giorni dalla liberazione del giornalista, ancora non si conosce nulla, per il governo italiano, per quello afghano e per Emergency il ''caso'' è ancora tutto aperto.
Il governo italiano per dimostrare di non aver dimenticato il compagno di sventura di Mastrogiacomo ha appeso la gigantografia di Nashkbandi, sopra la scalinata del Capidoglio, proprio dove campeggiava fino ad una settimana fa, l'immagine del volto di Mastrogiacomo.

Emergency ha lanciato un appello per la liberazione del collaboratore afghano Hanefi ancora trattenuto dai servizi di sicurezza afgani: ''Non è accettabile che il prezzo della liberazione del cittadino italiano Daniele Mastrogiacomo venga pagato da un coraggioso cittadino afgano e da Emergency'', è scritto nell'appello. ''Contro Rahmatullah Hanefi non è stata formulata nessuna accusa, non esiste alcun documento che comprovi la sua detenzione''. Alcuni afgani, che lavorano nel posto in cui il responsabile dell'ospedale afgano è rinchiuso, hanno detto ai responsabili di Emergency ''che lo stanno interrogando e torturando con cavi elettrici''.
''Rahmatullah Hanefi è stato determinante nella liberazione di Daniele Mastrogiacomo'', è scritto ancora nell'appello di Emergency. ''Abbiamo ripetutamente chiesto al Governo italiano - denuncia Emergency - di impegnarsi per l'immediato rilascio di Rahmatullah Hanefi e il governo ci ha assicurato che l'avrebbe fatto. Chiediamo con forza al Governo italiano di rispettare le parola data''.
All'appello per la liberazione del collaboratore di Emergency e dell'interprete afgano si sono associate anche la madre e la sorella maggiore dell'inviato di Repubblica.

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27 marzo 2007
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